Il Populismo non è una creatura moderna. Non l'hanno inventato né Luigi Di Maio né Matteo Salvini. Biagio Cacciola ripercorre le tappe del Populismo. Nel mondo ed in Italia. Per giungere ad un'amara considerazione sui giorni nostri
Il populismo non è un ‘invenzione di Salvini e Grillo.
Già alla fine dell’Ottocento, nella Russia zarista, il partito socialrivoluzionario si definiva populista. La rivoluzione del febbraio 1917 fu soprattutto opera dei populisti, che furono, però, emarginati nell’ottobre successivo dal colpo di stato bolscevico. I populisti finirono nelle carceri e perseguitati, ma l’idea continuò a covare sotto la cenere del sistema comunista .
Tanto è vero che se si fosse più attenti alla storia della Russia, analizzando la politica russa prima del bolscevismo, non sarebbe una sorpresa vedere in Putin un continuatore di quell’idea populista che, come un fiume carsico, scava nella storia.
In Italia le ideologie fasciste, prima, e dopo il popolarismo legato alla Dc, insieme alla socialdemocrazia, ridussero ai minimi termini il tentativo populista del giornalista Giannini. Che, pure, entrò nell’elezione della Costituente con un bel numero di deputati. Ma era troppo forte il condizionamento dei grandi partiti che si rifacevano al comunismo, al popolarismo, alla socialdemocrazia, al neofascismo per poter sopravvivere.
Ma, prima il crollo del muro di Berlino con la fine, non solo del comunismo, ma anche paradossalmente, del ‘fratellocoltello‘ del neofascismo, e poi il declino del liberalismo e della socialdemocrazia, incarnati in modo seppure imperfetto da Forza Italia e Pd, hanno permesso il riemergere del movimento populista in Italia nella versione pentastellata e leghista.
Che sono emersi grazie proprio alla debolezza ideologica dei movimenti di destra, centro, sinistra che, ora, significano solo luoghi geometrici e non storici.