Le nubi su Fca Cassino Plant? Meno nere dei primi giorni

Cauto ottimismo sul futuro dello stabilimento Fca Cassino Plant. La produzione è al 30% e si rischiano tagli. La fine di Giorgio? "Per sostituirla con una piattaforma più adatta ad hybrid ed elettrico". In pensione in 500 ma nessun assunto

La fusione tra FCA-Fiat Chrysler Automobiles e PSA-Peugeot può solo fare bene all’economia della provincia di Frosinone ed al suo stabilimento più importante: Cassino Plant. Ne sono convinti la principale banca del territorio, il sindaco di Cassino, il presidente del consorzio industriale Cosilam, il segretario dei metalmeccanici Uil.

Lo hanno detto a chiare lettere durante la prima puntata della nuova stagione di “A Porte Aperte“, il settimanale di approfondimento del giovedì su Teleuniverso, condotto quest’anno da Fabio Cortina. A confrontarsi sul tema della fusione industriale tra i due gruppi automobilistici sono stati il sindaco Enzo Salera, il professor Vincenzo Formisano vice presidente della Banca Popolare del Cassinate, il presidente del Cosilam Marco Delle Cese ed il segretario della Uilm Francesco Giangrande.

Il futuro dopo la fusione

Meno nubi sul futuro

 Proprio Giangrande ha provato a diradare le nubi sul futuro della fabbrica di Piedimonte San Germano, senza nascondersi dietro un dito ed analizzando la crisi attuale che si vive nello stabilimento. Che ha sfondato il muro dei 100 giorni di cassa. L’analisi è molto semplice: “Lo stabilimento di Cassino sta lavorando al 30% delle proprie capacità e questo non perché a noi manchi qualcosa, ma perché la crisi del settore ha letteralmente tarpato le ali ai progetti di sviluppo messi nero su bianco da Sergio Marchionne“.

     Quei progetti vedevano Giulia e Stelvio come competitors mondiali con i grandi marchi tedeschi. E Cassino come la culla di queste superauto. Non è andata così però, né in Europa, né negli USA e né in Cina. L’unica strada, come ha sottolineato anche Giangrande, era la fusione: “Da questo matrimonio – ha detto il sindacalista – non nascerà solo il quarto gruppo mondiale per vendite, ma un’entità che può ambire anche al podio“. Come? Con le competenze e le capacità delle fabbriche italiane, unite all’avanguardia elettrica ed ibrida francesi.

Il rischio per Cassino Plant è alto: perché è uno stabilimento d’eccellenza ma lavora solo al 30% delle sue possibilità. In pratica: non produce utili. Ed in caso di tagli e normale che i primi rami ad essere potati siano quelli improduttivi.

Il Premium che non c’è

A Porte Aperte

Una lettura più ottimistica le propone il presidente Cosilam Marco Delle Cese che analizzando il documento congiunto FCA-PSA ha sottolineato un passaggio: “PSA non ha un segmento Premium, con una parte di produzione affidata alla startup DS. Noi in Italia abbiamo Alfa Romeo e Maserati, noi a Cassino abbiamo la fabbrica che le produce e che ad oggi produce un terzo della sua capacità massima. Questa è la grande occasione da cogliere“.

La Peugeot 508 rivale di Giulia non è una Premium? Nella chiave di lettura proposta dal presidente del Cosilam la 508 è una pari categoria della Giulia, nel senso che è un’auto dello stesso segmento. Ma non è una Premium, cioè non ha un valore aggiunto dato dal prestigio del marchio.

Concetto sul quale pone l’accento il professor Vincenzo Formisano. «Sono fiducioso perché le nostre produzioni non hanno eguali». Allora perché non hanno portato le soddisfazioni che Fca si attendeva dai mercati? «Alfa e Maserati sono prodotti globali che pagano più di tutti l’incertezza, la crisi e le scelte sbagliate anche dai governi. Ora tocca all’Italia e tocca al territorio sostenere questa rinascita».

L’economista legge in maniera diversa il dato sulla produzione di Cassino ridotta all’osso. «Lo stabilimento di Cassino è molto produttivo, ma devi vendere e qui le vendite sono scarse e portano ad una scarsa produzione. È tutta una questione di vendite».

Il caso Giorgio

 Intanto si guarda al presente: a Cassino le linee con i modelli ibridi partiranno tra un anno, con Giulia, Stelvio ed il Levantino. “L’autunno 2020 sarà molto positivo” ha profetizzato Francesco Giangrande. Poi, se il matrimonio andrà in porto arriveranno anche i modelli PSA e quelli arriveranno grazie a piattaforme ad hoc, linee che già prevedono l’ibrido e che andranno a prendere il posto di quelle già presenti.

La linea Fca Cassino Plant

Ecco perché Giorgio, il pianale da cui nascono Giulia e Stelvio, è destinato ad avere una vita breve. Lo ha annunciato l’amministratore delegato Fca Mike Manley poche ore dopo la fusione. Il che significa la fine della produzione delle due Alfa a Cassino, nell’arco di pochi anni. (leggi qui Fca saluta Giorgio, la ‘base’ su cui nascono Giulia e Stelvio)

Ma come ha sottolineato Giangrande: “Giorgio vivrà fin quando il mercato lo richiederà“. 

E poi? La previsione è che per il futuro si adotterà una delle piattaforme sviluppate da Psa o se ne svilupperà insieme una nuova, sulla quale realizzare i modelli Premium. Perché allora non tenere Giorgio? Perché è concepita come piattaforma per i motori tradizionali: l’hybrid e l’elettrico richiedono soluzioni e volumi del tutto diversi. Meglio allora partire da una piattaforma differente.

Le colpe dell’ecobonus

Enzo Salera

 Quindi va tutto bene? No. Lo stabilimento vive una crisi pesantissima, chi è all’interno la percepisce, viste le oltre 500 uscite per i pensionamenti e le zero assunzioni. “Noi siamo certi che tutto andrà per il meglio – ha concluso Giangrande – ma se la produzione rimarrà a questi livelli è chiaro che si continuerà a riorganizzare il lavoro. Con questi volumi ci sarà bisogno di sfruttare meglio gli spazi all’interno dei capannoni“. Più diplomatico di un ambasciatore, il segretario ha fatto il giro lungo per addolcire una pillola chiamata “esuberi“.

Il rischio ora è che la politica ci metta il naso. «La politica non deve intervenire sulla fusione – ha sostenuto Enzo Salerama una volta avvenuta deve lavorare sulla fiscalità. Io l’anno scorso mi sono preso gli insulti ai cancelli, ma poi ai lavoratori ho cercato di far capire il problema che l’ecobonus avrebbe creato. I fischi me li sono tenuti, ma ora anche loro capiscano che siamo stati l’unica nazione che ha messo una tassa per penalizzare l’unica azienda automobilistica italiana».