Porti, Di Majo fa rotta verso la nomina all’AdSP

In attesa della nomina a fine novembre l'uomo vertice dei portuali del basso Tirreno prepara il terreno. Per una riconferma stretta fra la politica e la capacità di intercettare fondi per Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta. E ripartire malgrado Covid.

“Mi candido perché…”. Francesco Maria di Majo ha rotto gli indugi. Tra poco più di un mese scadrà il suo contratto di lavoro. E lui ha rilanciato. Mira a guidare anche nei prossimi quattro anni l’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centro settentrionale. Insomma, i tre principali porti laziali: Civitavecchia, Fiumicino e, più a sud, quello di Gaeta.

La partita che ha deciso di giocare l’avvocato di Majo è un’autentica sfida. Non dipende solo dal lavoro svolto dal 2015: conta soprattutto la politica, quella ad altissimi livelli romani.

Che c’entra la politica? Nulla, se si ragiona in termini di poltrone da spartire, incarichi da lottizzare. Tutto, se si ragiona in termini di linee di sviluppo dettate ad un manager, di capacità nel trasformarle in azioni concrete. Esempio concreto: la Regione Lazio 4 anni fa tracciò la rotta politica per lo sviluppo del suo sistema portuale, disse a Francesco maria Di Majo che doveva puntare sul traffico merci e turistico. Gli investimenti fatti dal manager hanno raggiunto quei target? Da lì dipende il suo eventuale bis.

La paziente tela del candidato

Il presidente Di Majo con le imprese impegnate nei lavori

Un lavoro, quello di Di Majo, svolto in un clima di grande stagnazione economica. E di feroce avversità da parte del vertice AdSP. C’era una diversità di vedute molto netta tra il presidente e la segretaria generale Roberta Macii. Avevano due modi di vedere lo stesso traguardo, volevano arrivarci passando per strade diverse. Inevitable ad un certo punto che le strade si separassero. A fine agosto la Segretaria ha lasciato stanza dei bottoni di Molo Vespucci a Civitavecchia. (Leggi qui Autorità portuale, salgono le quotazioni di Lucio Pavone).

Il presidente Di Majo sta tessendo una tela che deve essere ultimata entro il prossimo 24 novembre. Cioè quando scadrà il suo mandato.

Un peso fondamentale lo avrà la Regione Lazio perché ha una gestione diretta sulla portualità. Ha chiesto all’avvocato di Di Majo di predisporre uno studio mirato per l’istituzione presso il porto di Gaeta della “Zls”. Cos’è? E’ la Zona Logistica Speciale. Si tratta della risposta laziale alla realizzazione delle “Zes” nate in Campania: le Zone Economiche Speciali a ridosso di alcuni hub portuali.

La predisposizione di quel progetto, la sua efficacia, saranno altri elementi di valutazione molto importanti.

De Micheli-Zingaretti, si passa per loro

Paola De Micheli e Nicola Zingaretti in una foto con Paolo Gentiloni FOTO © DANIELE STEFANINI, IMAGOECONOMICA

Chi dovrà firmare materialmente il decreto di nomina bis è il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti Paola De Micheli. Ma non solo lei. La normativa per la scelta del nuovo presidente pretende in maniera inderogabile il parere vincolante del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.

A disporlo è la riforma della normativa che sinora aveva deciso i “timonieri” dei principali porti italiani. Sinora potevano esercitare un piccolo ruolo le Camere di Commercio di Latina e Roma nonché i comuni sede dei tre porti del network laziale, Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta. Comuni chiamati ad esprimere un parere, che poteva non avere un ruolo vincolante, sulla “terna” di nomi proposta dalla Regione Lazio.

Ora invece a scegliere sono in due, il Ministro De Micheli ed il governatore Zingaretti. E non è escluso che la futura scelta della governance dell’AdSP venga “inglobata” nell’ambito di un bando del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.

Bando che ha messo sul tavolo la guida di ben 13 Autorità portuali italiane, tra le più importanti escluse quelle siciliane.

La rete per pescare il Recovery

IL PORTO DI GAETA

Di Majo è sereno e spera che non si verifichi quanto è accaduto a Messina. Dove la locale AdSP ha conosciuto, suo malgrado, un lungo vuoto gestionale. Questo perché il Ministero delle Infrastrutture – Trasporti e la Regione Sicilia non sono riusciti a trovare un accordo.

Nella giornata di venerdì il presidente Di Majo era a Gaeta. Doveva effettuare un sopralluogo sull’impresa aggiudicataria dei lavori di ampliamento e potenziamento delle banchine del “Salvo D’Acquisto”. Ha confermato di aver dato la sua disponibilità al Ministro De Micheli per restare anche un altro mandato. L’obiettivo è quello di dare una continuità a quanto sinora fatto ed investito. Investito per il rilancio nei prossimi mesi, «non nei prossimi anni», dei porti di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta.

Di Majo si è appellato ad un «senso di responsabilità» quando ha preso carta e penna. Ed ha scritto una lettera aperta tutti i «cari operatori» dei tre scali laziali. Questo per avviare una sorta di condivisione su quanto fatto nonostante “la perdurante crisi del settore e dei trasporti marittimi e l’emergenza sanitaria legata al Covid 19”.

Non è un caso che il Ministro De Micheli abbia da tempo in mano alcune schede, che hanno una precisa destinazione finale, Palazzo Chigi. Schede che Di Majo ha consegnato per tentare di catturare alcuni dei finanziamenti che, previsti dal Recovery Fund,

Quei fondi sono definiti «indispensabili per ultimare talune opere fondamentali per lo sviluppo dei tre porti».

Il ‘freno tirato’ che non aiuta

Francesco Maria Di Majo, presidente dell’autorità portuale

Nella lettera Francesco Maria Di Majo spiega perchè all’inizio del suo mandato l’Autorità Portuale ha navigato con i motori al minimo. «Avevamo ereditato contenziosi di elevato valore. Siamo diventati operativi solo dopo circa 7 mesi con la costituzione del Comitato di Gestione. In questi 4 anni ho dovuto operare “dribblando” non pochi ostacoli. Ostacoli che certamente esulano dai compiti già di per sé difficili e complessi. Ruoli affidati ad un Presidente di un’Autorità che è anche un’amministrazione attiva. Che svolge funzioni di stazione appaltante ed amministra tutte le aree del demanio marittimo».

Di Majo ricorda di essere uscito «indenne» alcune bufere giudiziarie. Tuttavia quelli che considera i «noti contrasti interni all’ente» hanno pregiudicato una cosa. Cioè «quella coesione necessaria per poter affrontare con serenità ed efficacia tante problematiche». Tra i progetti infrastrutturali ci sono il nuovo pontile “Barcellona-Civitavecchia”. Poi i nuovi piazzali presso il porto commerciale di Gaeta.

Ma di un risultato è orgoglioso Di Majo: «il sostegno dell’Unione Europea. Ue che ha valutato positivamente i nostri progetti. Quindi le richieste di contributi da noi presentate nell’ambito di bandi di gara a livello comunitario. La nostra Autorità portuale si è aggiudicata alcuni bandi di gara innovativi. Bandi in cui occorreva dimostrare la capacità di saper mettere insieme i contributi a fondo perduto della Commissione Ue. Assieme con finanziamenti della Bei, la banca europea».

L’appello: non assistenza, sostegno

Il porto di Civitavecchia

L’emergenza Covid ha provocato un preoccupante crollo della movimentazione delle merci. Ed anche un calo della produzione di alcuni settori come l’automotive e il crocierismo. Settori a fronte dei quali l’AdSP «può svolgere un ruolo importante. Questo se non viene delegittimata nei confronti delle istituzioni alle quali deve rivolgere le proprie istanze. Istanze per individuare soluzioni a questo stato di crisi». Di Majo rivolge infine una solenne promessa. la rivolge ai “cari operatori”. Ma anche agli imprenditori dei porti laziali. «Il mio obiettivo, a breve termine, è quello di salvaguardare i posti di lavoro. Posti delle diverse società che si trovano in profonda crisi. Perché hanno più di tutte sofferto l’emergenza sanitaria».

«Gli attori in campo proseguano nel dialogo costruttivo. Dialogo per portare avanti i progetti di sviluppo della portualità laziale fondamentali per rilanciare l’economia e l’occupazione dei territori. C’è bisogno dell’unità e del lavoro di tutti per superare questo difficile momento. E dare completamento ai tanti progetti di sviluppo avviati. Non si chiede assistenza, ma di sostenere la piena ripresa delle nostre attività».