Musolino è già sul ponte di comando del Porto

Si è insediato il nuovo presidente dell'autorità portuale. L'ultimo sfregio all'uscente Di Majo: il no al bilancio. Le aspettative di politica e industria. Che guarda molto alle potenzialità della Blue Economy

È l’uomo del nuovo corso, delle speranze e dei conti a posto. Pino Musolino, si è insediato nel suo ufficio di presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno. Sarà lui a dover completare la fase di rilancio dei tre porti laziali di Fiumicino, Civitavecchia e Gaeta. Ed a riorganizzare dalle fondamenta la struttura dell’Autorithy. Un’autorità dilaniata da feroci polemiche interne.

L’ultimo sfregio, il no al Bilancio

Francesco Maria Di Majo Foto © Alessia Mastropietro / Imagoeconomica

L’ultima stilettata: la bocciatura del Bilancio portato in approvazione dal presidente uscente Francesco Maria Di Majo. Il comitato di gestione martedì scorso non lo ha approvato, prendendo atto del parere negativo espresso dai Revisori dei conti; a lasciarli perplessi è stata l’assenza di elementi concreti sui quali poggiare le misure di risanamento. Perplessità che il giorno precedente erano state espresse dal Tavolo del Partenariato. Il presidente Di Majo aveva portato comunque quei conti al Comitato di gestione chiedendone l’approvazione. Nulla da fare.

Quei conti saranno la prima prova per il neo presidente Pino Musolino. Le altre saranno sulle acque della Blue Economy e quelle delle autostrade d’acqua salata. Le aspettative sono molte: il Partito Democratico ha scommesso molto su quel nome: lo ha fatto il ministro dei Trasporti Paola De Micheli, lo ha fatto il Segretario Regionale del Partito Bruno Astorre andato in Commissione a sostenere quella candidatura fatta dal ministro; lo ha fatto Nicola Zingaretti dando il suo placet.

Bruno Astorre non nasconde le attese. «Pino Musolino dovrà fin da subito proporre una cura shock per rimettere in sesto il bilancio dell’ente, dopo la bocciatura del documento di previsione 2021». (Leggi qui Porti laziali, Musolino vede l’attracco. Ha la fama di Di Majo)

Camilli, la Blue Economy e 6 step

ANGELO CAMILLI. FOTO © SARA MINELLI / IMAGOECONOMICA

Non è un caso che anche Unindustria veda nel nuovo manager un’occasione di competere. Dove? Sulle acque della Blue Economy. Lo spiega il presidente Angelo Camilli. «La nomina di Pino Musolino è decisamente una buona notizia per la nostra Regione. La sua grande esperienza in materia portuale, dimostrata da ultimo a Venezia, è un biglietto da visita di grande valore».

E Camilli tiene una vera lezione di Blue Economy. Enunciando passi, step, cifre e protocolli per crescere. «L’esperienza e la conoscenza di Musolino sui sistemi Portuali è una garanzia affinché la nostra economia regionale possa essere ancora più competitiva. La Blue Economy, che rappresenta il 3,5% del Pil nazionale».

La valorizzazione del Porto passa su alcuni snodi fondamentali. Unindustria chiede al nuovo presidente di percorrerli e in fretta: «Il primo riguarda l’approvazione della Zls (Zona logistica semplificata). Zona che, attraverso una semplificazione amministrativa, favorirà la nascita di insediamenti produttivi. Questa anche supportata da misure di defiscalizzazione e decontribuzione che potrebbero essere messe in campo tramite un contratto di area». Insomma: meno tasse e meno burocrazia per quello che riguarda le merci e le attività legate alla loro movimentazione.

«Lo scorso mese Unindustria ha presentato, con il Presidente della sede di Civitavecchia Cristiano Dionisi, le ‘Proposte per una nuova politica industriale’. Cioè un Piano basato su sei pilastri per tracciare la rotta verso uno sviluppo sostenibile della città e di tutto il litorale nord del Lazio. Sono state individuate sei tematiche sui cui deve passare lo sviluppo competitivo del territorio. Sono: infrastrutture (anche portuali), transizione energetica, semplificazioni, ma anche nuovi settori di sviluppo, turismo e digitalizzazione». 

Gaeta: virtuosismo nella burrasca

Il porto di Civitavecchia fiaccato da Covid nella crocieristica

Cosa dicono le cifre bocciate all’avvocato Francesco Maria di Majo? Determinanti per il No sono state le argomentazioni del Collegio dei Revisori dei Conti. Il Ministero delle Infrastrutture ha tentato sino all’ultimo una mediazione ma non c’è stato nulla da fare. I “vigilantes” della cassaforte  dei tre principali porti laziali hanno detto di no  al varo del prossimo documento contabile.

Il motivo? Lo squilibrio  provocato dalle negative ricadute finanziarie connesse all’emergenza Covid-19 che ha colpito più di tutti il porto di Civitavecchia. Soprattutto per la totale chiusura del traffico crocieristico e, in parte, di quello passeggeri.

Nonostante il Covid, il porto commerciale di Gaeta ha messo a segno importanti numeri. Sono stati loro a rendere il bilancio previsionale dell’Adsp più soft. Gaeta tra ottobre e novembre ha messo a segno risultati insperati sulla movimentazione delle merci lungo le sue banchine che lo accreditano tra gli hub italiani in forte ascesa.   

Al punto che a novembre c’è stata l’inaugurazione del nuovo piazzale di oltre 70mila metri quadrati.  Si tratta di un’area fondamentale per  potenziare nuovi traffici. E per recitare, dunque, un ruolo di primissimo piano nell’ambito dell’utilizzo delle “Autostrade del Mare”. Questo rispondendo anche alle indicazioni normative suggerite dall’Ue per qualificare ed innovare gli scali portuali. La conferma del dato è arrivata dai dati resi noti dall’ufficio studi dell’Adsp.                   

Numeri da ‘Autostrada del mare’

Il porto commerciale di Gaeta

Nel corso del solo mese di novembre presso il porto commerciale di Gaeta sono state movimentate 183.977 tonnellate di merci. Di esse 175.027 in arrivo e 8.950 in partenza.

Sono numeri significativi che hanno certificato un aumento di quasi il 400% rispetto allo stesso mese del 2019. Cioè quando a Gaeta le merci trattate erano state ‘soltanto’ 36.568 tonnellate, per di più solo in partenza.                                                                                                        

Nello specifico una conferma arriva anche dai riscontri statistici sulla movimentazione delle merci solide. Parliamo di carbone, prodotti metallurgici, minerali di ferro, minerali, metalli non ferrosi e fertilizzanti. Traffico che nel solo mese di novembre 2020 è stato pari a 96.416 tonnellate (il dato riguarda esclusivamente gli sbarchi). Un dato triplicato (36.568 tonnellate) rispetto a quello dello stesso periodo del 2019.

Stesso trend per le merci liquide che tornano a condizionare positivamente l’attività portuale di Gaeta a novembre. Complessivamente quelle movimentate sono state 87.561 tonnellate (78.611 tonnellate delle merci sbarcate) quando questo settore dodici mesi era praticamente assente al “Salvo D’Acquisto”.                                                                                     

I dati di novembre 2020 hanno migliorato  anche quelli  del mese precedente. Il totale del traffico complessivo ad ottobre stato archiviato in 148.164 tonnellate di merci. Di esse 133.153 sbarcate e 15.011 in arrivo. E’ stato ottenuto, così, un aumento di quasi il 700% a fronte delle 18.704 tonnellate dell’ottobre 2019.  Un segno positivo ha riguardato anche il totale delle merci solide (31573 tonnellate contro le 18.704 dello stesso mese di dodici mesi fa). Poi di quelle liquide (116.591 tonnellate al cospetto dell’assenza di questo segmento produttivo nello stesse mese del 2019).                                                   

«Questi dati – ha commentato il presidente uscente di Majo – sottolineano l’ottimo lavoro che sinergicamente è stato compiuto nel corso degli ultimi quattro anni. Lavoro per il definitivo rilancio del porto commerciale di Gaeta».

È stato il canto del cigno.