Pranzo a Fiuggi per i 60 big azzurri alla corte di Tajani

Il menù gastronomico è stato classico: antipasto, un primo a base di pasta con il pomodoro, un altro primo ma di riso con i formaggi, un secondo e poi frutta e dolce. Il menù politico è stato più ricco per i sessanta invitati a Fiuggi al pranzo con il presidente vicario del Parlamento Europeo Antonio Tajani, signore di Forza Italia nel Lazio, generale dello stato maggiore di Silvio Berlusconi fino dall’inizio.

Gli inviti li ha fatti Mario Abbruzzese. Ha chiamato tutti: da Nicola Ottaviani a Carlo Maria D’Alessandro, da Antonello Iannarilli a Gianluca Quadrini, tutto il Coordinamento provinciale e gli eletti, vincitori e vinti, portatori comunque di voti. Sessanta persone in tutto.

Assente di lusso Antonello Iannarilli, al tavolo principale con Antonio Tajani c’erano Mario Abbruzzese, Nicola Ottaviani, Ottaviani, Carlo Maria D’Alessandro, Danilo Magliocchetti, Silvio Ferraguti, poi il sindaco di Fiuggi Fabrizio Martini, il sindaco di Pofi Tommaso Ciccone, il coordinatore dei Giovani Luca Zaccari, il sindaco di Pontecorvo Anselmo Rotondo. A fine discorso di Tajani arriva il sindaco di Roccasecca Giuseppe Sacco, a fine pasto arriva il presidente della Comunità Montana di Arce Gianluca Quadrini che i maligni dicono sia «venuto già mangiato perchè sapeva che qui le porzioni sono ristrette».

Le portate politiche principali sono state tre: la grande convention di settembre con Antonio Tajani al centro, le alleanze e gli schieramenti in vista della prossima tornata elettorale, il referendum d’autunno al quale votare No.

La convention di settembre dovrà essere una nuova grande prova muscolare di Tajani, un segnale da mandare a Toti come a Brunetta, a Fazzone come a Berlusconi ma soprattutto all’astro nascente Stefano Parisi: a Frosinone – è il messaggio – non è un caso se Nicola Ottaviani quattro anni fa è stato l’unico a strappare un capoluogo di provincia al centrosinistra, se Mario Abbruzzese ha guidato le liste a vincere su Cassino e Sora umiliando il Pd e Ncd. Il segnale da mandare a Roma come a Milano è che c’è un modello Frosinone e alle sue spalle c’è Tajani.

Il referendum è lo snodo decisivo. «Non perchè con la vittoria del No mandiamo a casa Renzi ma perchè è comunque una riforma sbagliata. E se va fatta deve coinvolgere tutti i Partiti» ha detto Tajani. In realtà pensava altro: via Renzi, al voto in inverno, poi Governo per le riforme.

Il vero tema però sono state le prossime elezioni comunali: «Forza Italia non deve essere una succursale di Fratelli d’Italia o della Lega ma deve essere il catalizzatore dell’area dei moderati di centrodestra. Dobbiamo essere aperti anche ad altri soggetti: il mondo dell’imprenditoria, dell’associazionismo»

La strategia è quella che ha consentito ad Abbruzzese di vincere a Cassino e Sora: mimetizzare il centrodestra nelle liste civiche, puntare sui sindaci e sulla loro centralotà, sono loro ad avere il potere decisionale oggi, più che la Provincia.

Poi i colloqui riservati, al massimo mezza dozzina di persone: «Aò, non facciamo che come sempre finiamo sul blog di Alessioporcu.it».