Presidenza: Caschera non sfonda. Di Stefano ritira l’offerta

Cosa è accaduto in Aula. Soprattutto cosa è accaduto dietro le quinte della seduta di Consiglio Comunale. Che ancora una volta si è conclusa senza indicare un Presidente. "L'opposizione non ci presenta un nome, se continua così faremo noi”

Maurizio Patrizi

Rem tene, verba sequentur

Alle 18:09 il fumo che si alza dal comignolo del municipio di Sora è nero. Niente Papa e niente unità. Il Consiglio Comunale resta senza un Presidente. È la seconda volta dopo che il 4 novembre era saltata l’elezione di Manuela Cerqua e Fausto Baratta (leggi qui Presidenza del Consiglio, Baratta si ritira. Tutto da rifare).

Giovedì sera il fumo nero è stato preceduto dalla sospensione dei lavori e dalla conferenza dei capigruppo, che si è conclusa con un nulla di fatto. Insuperabile l’ostacolo dettato dall’articolo 14 comma 2 del Regolamento secondo cui il nome deve essere presentato cinque giorni prima da almeno un quinto dei consiglieri assegnati. E nessuno stavolta lo aveva fatto. Tutto il resto, come spiegato dal segretario generale del Comune, è sanabile dal dettato del Testo Unico Enti Locali: sancisce che il Consiglio è sovrano. (E noi ci eravamo permessi di dirlo: Il nuovo Consiglio comunale? Mi sa che è nullo).

Intanto in assenza di una proposta unitaria al rientro in aula il sindaco Luca Di Stefano ha praticamente ritirato l’offerta fatta all’opposizione. Non prima che il consigliere anziano Lino Caschera avesse annunciato il rinvio del punto all’ordine del giorno: il presidente dell’Assise se lo eleggerà la maggioranza.

A questo punto non potrà più essere Lino Caschera, a meno che non cambi lato dell’emiciclo.   

PRIME SCHERMAGLIE IN AULA

Lino Caschera e Luca di Stefano

I lavori sono iniziati poco prima delle 16:30, qualche minuto prima che scadessero i 60 minuti entro i quali riunire l’assise rispetto all’ora di convocazione.

Il consigliere anziano Lino Caschera ha comunicato la nascita dei gruppi consiliari: Forza Sora capogruppo e unico componente Salvatore Meglio, Sora Civica capogruppo Manuela Cerqua, Città Progresso Valter Tersigni, Uniti per il Centrodestra sorano Federico Altobelli, Il Grande Faro che vede Fausto Baratta e Francesco Monorchio con quest’ultimo capogruppo. Tutti gli altri non ancora comunicati.

Poi Caschera ha chiesto l’inversione dell’ordine del giorno per permettere la surroga del consigliere Luciano Conte che subentra a Eugenia Tersigni (presente in sala fra il pubblico) dopo le sue dimissioni per incompatibilità (leggi qui Aspettando Caschera presidente l’opposizione cambia assetto).

Subito le prime schermaglie: il dottor Conte nel suo intervento dichiara di appartenere al partito Articolo 1, “lo stesso di Bersani e del ministro Speranza” sottolinea. E chiede che venga riattivata la commissione Sanità perché collabori con i medici per affrontare la pandemia. Immediata la replica di Maria Paola D’Orazio: “Voglio rassicurare Conte che questa Amministrazione si stava già adoperando per attivare i lavori della Commissione speciale Sanità”. Più diplomatico il sindaco che dice di essere “orgoglioso di avere in Consiglio persone che fanno riferimento al sistema sanitario in un periodo di emergenza”. E fa un appello alla massima attenzione vista la risalita dei contagi e “ringrazio Conte, conosco la sua serietà”.   

LA CONFERENZA DEI CAPIGRUPPO

Sono trascorsi appena 20 minuti dall’inizio dei lavori quando, alle 16:52, il consigliere anziano Caschera annuncia la sospensione dei lavori e la conferenza dei capigruppoper delle considerazioni” non meglio specificate. Tanto da indurre il consigliere Tersigni a chiederne il motivo. Caschera non ne dà uno. Tersigni:Presidente legga il regolamento”. Nel frattempo, Caschera aveva già posto al voto la proposta.

La seduta è sospesa per dieci minuti. Che in realtà diventeranno un’ora e venti circa. I lavori riprendono alle ore 18:09. Caschera annuncia il rinvio del secondo punto. Riguarda proprio l’elezione del presidente e del vicepresidente. Fumata nera.

Dai banche della minoranza si esulta per quella che viene considerata una sconfitta politica del sindaco e della sua maggioranza. Dall’altra parte invece si sostiene che l’opposizione non è stata in grado di presentare una proposta unitaria per la presidenza che pure il sindaco aveva offerto all’opposizione. Qualcuno pesa addirittura a una strategia studiata a tavolino.

DI STEFANO RITIRA L’OFFERTA

Luca Di Stefano

Ci siamo riuniti per capire se ci fosse la possibilità di aprire all’opposizione. In questa seduta non sono pervenute proposte. Sono amareggiato. Mi riservo di decidere. Non si esclude che a questo punto il Presidente sia espressione della maggioranza”.  

Sono le parole pronunciate in aula consiliare dal sindaco Di Stefano dopo il rinvio. Il primo cittadino senza mai dirlo ha sostanzialmente ritirato l’apertura di credito che aveva fatto all’opposizione. Perché come spiegato già da Salvatore Lombardi durante la precedente seduta di Consiglio la minoranza non è stata capace di presentare una proposta unitaria. (Leggi qui Presidenza del Consiglio, Baratta si ritira. Tutto da rifare).

QUELLO CHE NON SI È VISTO

Un’ora e venti minuti circa. Durante i quali c’è stata la conferenza dei capigruppo. Ma anche la riunione della minoranza e poi quella del gruppo di centrodestra.

In pratica è accaduto quello che si era programmato accadesse già al primo Consiglio comunale. Quando invece arrivò la quarta firma, quella di Federico Altobelli, che permise al gruppo di Eugenia Tersigni di candidare il nome di Manuela Cerqua e costrinse il gruppo di maggioranza a presentare il nome di Fausto Baratta.

Lo scopo era quello di non far arrivare alcuna proposta a norma dell’articolo 14 comma 2 dello Statuto comunale, il quale recita testualmente:

Il presidente è eletto, a voto palese, su proposta di un quinto dei consiglieri assegnati, nella prima seduta del Consiglio. La proposta deve essere consegnata al consigliere anziano almeno cinque giorni liberi prima della seduta”.

I programmi però sono saltati: perché il Consiglio è sovrano ma fino a un certo punto. L’articolo 88 dello Statuto parla di sovranità del Consiglio per tutto ciò che non è previsto dalla legge e nel rispetto delle norme. La proposta della candidatura alla presidenza è chiaramente regolata dallo Statuto a cui non si può derogare. E questo ufficialmente ha portato a rinviare l’elezione del presidente. Perché la minoranza ha lasciato chiaramente intendere che avrebbe proposto ricorso al Tar.  

LA CAPIGRUPPO

L’opposizione ha fatto notare le anomalie sulla validità della seduta. Tutte superabili tranne appunto quella dell’articolo 14.  Il sindaco ha invece rimarcato quello che poi avrebbe detto in aula e cioè che per la seconda volta consecutiva l’opposizione non era stata in grado di presentare una proposta unitaria.

Cerqua ha ribattuto che la proposta c’era stata eccome (cioè il suo stesso nome) ma la maggioranza ha votato controDi Stefano ha chiosato: “la vostra proposta non è passata. Ora è giusto che ne esprima una il centrodestra”. Detto fatto.

Sospesa la riunione dei capigruppo è cominciata quella dei gruppi di minoranza. Anche perché una parte dell’opposizione era favorevole a rinviare così da avere più tempo per trovare la quadra mentre Caschera voleva proseguire in Aula.

ALTOBELLI PER TUTTI TRANNE LINO

Tersigni, Caschera e Cerqua

È cominciata la riunione delle minoranze e la proposta di centrodestra è arrivata, così come poco prima aveva auspicato il sindaco. Valter Tersigni ha messo sul piatto il nome di Federico Altobelli. Era d’accordo pure Salvatore Meglio. Ed erano d’accordo anche Manuela Cerqua e Luciano Meglio. Si è opposto Lino Caschera. Ha rivendicato di essere il più votato. E ha rivendicato la presidenza per la Lega perché “E’ il Partito che ha preso più voti”.  A questo punto Tersigni ha obiettato: “No! Più voti li ha presi il candidato sindaco” (cioè Altobelli – n.d.r.). E Lino ha replicato “Allora andiamo in aula”.

Interrotta pure la riunione di minoranza a guardarsi negli occhi restano i tre consiglieri del centrodestra: Lino Caschera, Federico Altobelli e Salvatore Meglio. Caschera continua a sostenere di non essere d’accordo sul nome di Altobelli ed a rivendicare per sé e per la Lega quel ruolo.  La faccenda torna in Aula con rinvio del punto all’ordine del giorno.

QUESTIONE DI METODO

Il prossimo Consiglio comunale verrà convocato sicuramente entro una decina di giorni. A questo punto in ossequio all’articolo 14 dello Statuto dovrà arrivare un’altra proposta scritta entro i precedenti cinque giorni liberi.

Nulla contro la persona di Lino Caschera, il messaggio che arriva dalle fila della minoranza. Il problema è il metodo. Lo ha contestato Valter Tersigni. Ma è un concetto già espresso durante il precedente Consiglio da tutta la minoranza: “Se c’è un accordo basta dirlo. Gli accordi sono leciti. Ma non si può dire di voler dare la presidenza all’opposizione e pretendere di sceglierne il nome”.  

Sempre nell’opposizione serpeggia la convinzione che il punto sia stato rinviato da parte della maggioranza per non rischiare di essere costretti ad accettare la proposta Altobelli.