Tra primarie e congressi “Todos caballeros” (di C. Trento)

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Il Pd concentrato sulle Primarie, Forza Italia sul Congresso, entrambi poi sulle elezioni a Cassino. Tutto come se nulla fosse cambiato. E fosse rimasto a venti anni fa.

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

In gioco c’è tutto, non soltanto la segreteria del partito. C’è soprattutto l’idea politica stessa del Pd, per verificare se potrà essere ancora il perno di un’opposizione forte e radicata nel Paese, in grado di rappresentare un’alternativa al governo gialloverde di Lega e Movimento Cinque Stelle. Nell’ambito di una coalizione di centrosinistra.

È passato un anno dalla disfatta del 4 marzo: troppo tempo, durante il quale un’opposizione vera a livello parlamentare, e nel Paese, non si è vista. Ecco perché il dato più importante di oggi sarà l’affluenza.

L’obiettivo è di arrivare ad un milione di votanti, che sono poco più della metà di quelli dell’ultima volta. Ma che sarebbero comunque enormemente di più rispetto ai 53.000 che hanno votato sulla piattaforma Rousseau per dare indicazione ai parlamentari del Movimento Cinque Stelle di votare no alla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Oltre alla partecipazione c’è poi il tema delle regole: il segretario verrà eletto stasera soltanto se uno dei candidati supererà il 50% più uno dei voti. Il che rappresenta la negazione delle primarie, perché potrebbe concretizzarsi lo scenario che due minoranze diventino maggioranza in sede di assemblea dei delegati. E che la maggioranza sia relegata all’opposizione. Un’ipotesi teorica, ma che comunque c’è.

Poi il ruolo di Matteo Renzi. Resterà oppure no? Non è un elemento di poco conto, considerando che nei prossimi mesi ci saranno Europee e Comunali e sarebbe paradossale che, dopo le primarie lunghe un anno, i Democrat dovessero fare i conti con l’ennesima scissione.

In questo quadro Nicola Zingaretti si presenta con il modello Lazio, lo stesso che gli ha consentito la vittoria alle Regionali proprio nel giorno della Caporetto renziana. Gli avversari si chiamano Maurizio Martina e Roberto Giachetti. Zingaretti si gioca tutto. Le dimensioni di una sua eventuale vittoria potrebbero influire perfino sulle strategie dei gruppi parlamentari, che nella loro stragrande maggioranza sono renziani. Ecco perché la posta in palio è altissima e delicata.

Da lascia o raddoppia.

Il vento nazionale sugli equilibri a livello locale

In provincia di Frosinone l’ultima volta i big stavano tutti con Renzi: Scalia, Pompeo, Costanzo, De Angelis, Buschini, Battisti. Tutti. Ora sono schierati dalla parte di Zingaretti. Nessuno escluso.

Chissà, la federazione Dem della provincia di Frosinone potrebbe diventare una specie di “termometro”per capire dove va (e con chi) il Pd. In Ciociaria, come al solito, la posta in palio è anche un’altra: gli equilibri, i rapporti di forza, le dimensioni delle diverse componenti.

Senza mai avviare una riflessione su quanto successo un anno fa, quando il Partito è passato da tre a zero parlamentari. Perdendo la partita prima di iniziare a giocarla, quando cioè nessuno dei big locali era candidato in una posizione eleggibile. Anzi, con un senatore (Scalia) e un deputato (Pilozzi) uscenti candidati fuori provincia. E con il leader “storico”(De Angelis) solo in terza posizione nel collegio proporzionale del territorio.

Significa che il “peso” sui tavoli nazionali non c’è. Forse perché si guarda sempre e soltanto alle dinamiche di “supremazia”locale.

Quel che resta del congresso di Forza Italia

Le dimissioni di Adriano Piacentini da coordinatore provinciale erano nell’aria. Non sono state un fulmine a ciel sereno. Quello che sorprende, però, è che ormai la soglia di meraviglia su quello che succede in Forza Italia in Ciociaria è altissima. Ci si meraviglierebbe di chi si meraviglia. Scusate il gioco di parole.

Però, insomma, proviamo a mettere in fila quanto è successo nell’ultimo anno: sconfitta (bruciante) di Mario Abbruzzese alle politiche, disfatta alle Provinciali, caduta dell’Amministrazione Comunale di Cassino (la punta di diamante “azzurra”), serie di defezioni eccellenti, dall’ex parlamentare Antonello Iannarilli al sindaco di Frosinone (il capoluogo) Nicola Ottaviani. Per non parlare di tanti altri esponenti. E a distanza di dodici mesi cosa si fa? Ci si avvia ad un congresso che segnerà la vittoria dell’area di Mario Abbruzzese, che, va detto, è l’unica che si è impegnata nella fase del tesseramento.

Ma il punto non può essere solo questo. Il punto è che a Cassino il partito non è riuscito a trovare una mediazione tra i “dissidenti”e il sindaco. Il punto è che Nicola Ottaviani ha preso altre strade dopo aver verificato l’impossibilità ad effettuare anche piccoli cambiamenti. Il punto è che il vicepresidente nazionale Antonio Tajani, in corsa per le europee, ha chiesto l’accelerazione sul congresso, ben sapendo quello che avrebbe determinato sul piano politico. E cioè che resta soltanto l’area di Abbruzzese.

Il senatore Claudio Fazzone, coordinatore regionale del partito, alla fine ha convocato il congresso. Rinviando la resa dei conti a dopo le Europee. In provincia di Frosinone l’accelerazione congressuale è stata impressa dal consigliere regionale Pasquale Ciacciarelli, braccio destro e sinistro di Abbruzzese. È stato Ciacciarelli a prendere l’iniziativa. Ma gli effetti continuano ad essere gli stessi: aumenta l’esercito di quelli che se ne vanno.

Contenti loro! Dove per loro si intendono Tajani, Abbruzzese e Ciacciarelli.

Dimissioni di massa già archiviate

Gomitate tra la folla Nessuna vera riflessione sulla fine della consiliatura a Cassino. Si pensa già alle elezioni e alla candidatura a sindaco.

Circolano, tra gli altri, i nomi di Mario Abbruzzese, Massimiliano Mignanelli, Giuseppe Golini Petrarcone, Sarah Grieco, Gianrico Ranaldi. Lo stesso Carlo Maria D’Alessandro vuole dire la sua.

In generale, più che le strategie politiche sembra imperare la logica del “chiodo scaccia chiodo”. Perché se è vero che Forza Italia è uscita a pezzi da quanto successo, è altrettanto vero che l’intero centrodestra sembra avere “poche idee ma confuse”.

Stesso discorso per il Pd, dove alla fine riemergono tattiche provinciali più che cittadine.

Ricapitolando: primarie del Pd, congresso di FI, elezioni a Cassino. Il filo rosso (o azzurro) ricorda il “Todos caballeros”reso immortale da Montanelli. La famosa frase pronunciata da Carlo V ad Alghero nel 1541. Traduzione letterale: “tutti cavalieri”. Insomma, un titolo non si nega a nessuno, specialmente nelle ambizioni.

Già, ma dove sono le truppe? E non ci riferiamo a quelle cammellate.

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