Primarie, il diritto di Coletta ed il dovere di Coletta

Il dibattito sulle Primarie a Latina. Lbc ha ragione se sono una conta fratricida. Ha torto perché le primarie sono altro. Come ha insegnato Astorre, come ha dimostrato Ottaviani e sta dimostrando Ferentino. Damiano Coletta ha il diritto di partecipare ma non il dovere di vincerle. Ecco il perché

di Lidano GRASSUCCI
e Alessio PORCU

La discussione sulle Primarie per scegliere il candidato sindaco del centrosinistra a Latina è tanto inutile quanto dannosa. Lo hanno già messo in chiaro le elezioni Regionali dello scorso febbraio e le elezioni Comunali di Frosinone dell’estate passata.

Un piccolo ripasso per i distratti. A cavallo tra il vecchio anno e quello attuale il Movimento 5 Stelle nazionale ha individuato ogni ragione possibile per motivare il suo no ad un dialogo con il Partito Democratico regionale. Risultato plastico di quella scelta è che oggi in Regione Lazio governa il centrodestra e non il centrosinistra; la pattuglia grillina si è più che dimezzata e non ha più né un vicepresidente né due assessori.

Fino alla fine il mai abbastanza compianto senatore Bruno Astorre ha fatto l’impossibile per spiegare che c’erano tutte le condizioni politiche e tutti i numeri per vincere quella partita. (Leggi qui: Lazio, diplomazie al lavoro tra Pd e M5S) .

Alle elezioni Comunali di Frosinone 2022 il sindaco leghista uscente Nicola Ottaviani ha spianato la strada politica per l’elezione del suo successore Riccardo Mastrangeli. Ha neutralizzato le legittime ambizioni dell’allora presidente d’Aula Adriano Piacentini (Forza Italia) e dell’ex vicesindaco Fabio Tagliaferri (FdI). Nonostante una designazione scontata, Ottaviani pretese che Mastrangeli avesse l’investitura delle Primarie. Esattamente come avvenuto per Ottaviani stesso nei due mandati precedenti: esito altrettanto scontato, pretesa altrettanto non negoziabile.

Le Primarie che non abbiamo capito

Elettra Ortu La Barbera

C’è una dimensione delle elezioni Primarie che a Latina non è stata compresa. Come mette in evidenza il documento diffuso l’altro giorno dalla coordinatrice del movimento Lbc – Latina bene Comune, Elettra Ortu La Barbera. Che dice «le Primarie sono uno strumento difficile e potenzialmente pericoloso. Nel tentativo di riunire intorno ad un nome, potrebbero paradossalmente creare spaccature e motivi di rottura».

Sia detto con ogni rispetto: è una visione vecchia e limitata delle Primarie. Che al di là del risultato hanno un merito del tutto ignorato a Latina. Il primo: mettono sotto gli occhi della città e di tutti gli elettori il fatto che ci sia una coalizione, ampia, solida, concreta. Coesa al punto di mettere in discussione il suo leader e condivisa al punto di accettare qualunque nome uscirà dalle urne. Una manifestazione di forza, unità e concordia che nessuna campagna elettorale valorizzerebbe altrettanto.

Il centrosinistra di Ferentino (21mila abitanti) mercoledì scorso ha annichilito gli avversari convocando le primarie per il 19 marzo: 7 liste e vinca il candidato migliore.

Le Primarie sbagliate

Ha ragione Elettra Ortu La Barbera nel momento in cui dice no alle Primarie. Se sono primarie solo per contarsi, in uno scontro fratricida. Ma le Primarie vere sono altro: sono quelle che hanno un vero patto di concordia tra chi vi partecipa e chi si candida a governare la città.

Senza quella concordia le elezioni sono perse in partenza. Perché è l’assenza di quel collante ad avere fatto perdere due volte le elezioni al centrodestra di Latina. E ora il centrosinistra rischia di commettere quello stesso errore. Sta qui il limite politico che viene sottovalutato da Lbc.

L’errore è quello di una discussione tutta legata alle ambizioni degli ipotetici sindaco, mai un ragionamento sulla “necessità” politica. A sinistra troppo spesso si è corso a consigliere nascondendosi dietro ambizioni a sindaco. Come dire che si andrà sulla luna quando si sa che al massimo si arriva a Capoportiere: che non è manco Cape Canaveral. Il tutto con una Seicento giù di motore e carrozzeria.

Le primarie le debbono fare prima di tutto quelli che non partono con i favori del pronostico (come la sinistra latinense), Servono per mobilitarsi, per galvanizzare la propria gente nel nome dell’unità ritrovata, risvegliare chi pensa di non andare alle urne perché è una partita perduta. Senza dimenticare che il 60% degli elettori non ha votato alle Regionali: questa “assenza” fornisce un margine di crescita enorme facendo diventare l’impossibile ipotizzabile. James Bond diceva “mai dire mai“.

Il diritto ed il dovere di Coletta

Damiano Coletta (Foto: Valerio Portelli © Imagoeconomica)

Sta qui il motivo per cui Ottaviani volle le Primarie scippandole al centrosinistra. Sta qui il motivo per cui il centrosinistra di Frosinone non le ha fatte. Lo stesso motivo per cui invece le ha organizzate a Ferentino. Mobilitarsi, prendere la rincorsa, avere un motorino d’avviamento per far partire tutto l’impianto, aver un metodo per evitare spinte in avanti personalistiche e rinculi. 

Lbc non vuole, perché vede, il suo capo, Damiano Coletta già sindaco. Ma se è vero che è così forte a maggior ragione deve correre con candidati alternativi: non per contarsi ma per dare la scintilla di avvio ad un elettorato che in cinque mesi ha visto il doppio trionfo del campo avversario, alle Politiche ed alle Regionali.

E più le primarie sono vere, più sono tirate, più sono sudate, più è legittimato dal risultato Damiano Coletta a trainare la coalizione con legittime ambizioni di vittoria.

In questa fase “Coletta ha il diritto di partecipare ma non il dovere di vincere”. Perché è la bandiera di una stagione che non necessariamente è ancora: è stato eletto perché in quel momento storico dominava l’antipolitica mentre oggi la gente ha rimesso al centro i Partiti. Coletta ha il dovere di partecipare per mettersi in discussione e legittimare chiunque vinca la guida della coalizione anche se non dovesse essere lui. Non ha il dovere di vincere perché non esistono uomini giusti per tutte le stagioni. E solo gli elettori dicono se una stagione c’è ancora o è tramontata.

O la Trabant o la Porche

Valeria Campagna al centro con Elly Schlein

Vero deve essere generoso e rendersi disponibile per il “bene comune” che non è la sua civica, ma una parte della città e la città tutta. Perché la non competizione produce la Trabant la competizione la Porsche.

Deve, la sinistra, passare da una competizione scontata ad una elezione contendibile. Deve far rumore, scommettere sul rosso davanti a tante caselle nere portate dal vento di questi mesi. Ma il vento lo cambiano gli uomini: quasi mai un uomo solo.

Le primarie fanno rumore sul 60% di elettori non votanti, caricano la macchina organizzativa e portano un effetto trascinamento. Per 15 giorni si piglia la scena del confronto e… Mettere insieme meglio: Damiano Coletta (il Prodi di Latina: come il professore, anche lui ha sconfitto la destra tre volte), Enzo De Amicis, Valeria Campagna, Daniela Fiore… 

Mao Zedong in un celebre discorso del 1957 disse: “che cento fiori fioriscano, che cento scuole di pensiero gareggino”. Elly Schlein non l’hanno vista arrivare, Bonaccini aveva già vinto. Golia era così grosso che ignorava Davide, i Curiazzi erano tre e rimaneva uno solo degli Orazi.

Al Paron, Nereo Rocco, che si cimentava col suo Milan del catenaccio in una competizione internazionale augurarono “che vinca il migliore“: lui conosceva la sua forza, ma aveva volontà e rispose “speremo de no.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright