I lavoratori e gli industriali insieme nella marcia del Primo Maggio

Sindacati e industriali per la prima volta marciano insieme nella festa del Primo Maggio. Accade ad Isola del Liri. A lanciare l'invito era stato nelle ore scorse il segretario generale della Cisl Coppotelli. I gravi ritardi della politica.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Gli imprenditori accanto ai lavoratori nella festa del Primo Maggio. Non era mai accaduto in Italia. È successo oggi in provincia di Frosinone.

Ad Isola del Liri, alla marcia per il Lavoro, assieme a Cgil Cisl e Uil ci sono il presidente di Federlazio (la Federazione delle piccole e medie industrie della provincia di Frosinone) Alessandro Casinelli ed il presidente nazionale di ConfimpreseItalia Guido D’Amico. Idealmente c’è anche il presidente di Unindustria Frosinone, la potentissima organizzazione della grande impresa, Giovanni Turriziani: ha mandato un messaggio di adesione ma gli è stato fisicamente impossibile esserci.

 

Hanno accolto al volo l’iniziativa proposta ieri pomeriggio dal segretario generale provinciale Cisl Enrico Coppotelli, lanciata su Alessioporcu.it (leggi qui La sfida del 1° Maggio: lavoratori e imprese in piazza insieme)

Che in una lettera aperta aveva detto

Cambia il lavoro, cambiano i Lavoratori e deve cambiare anche il Sindacato. Quanto sarebbe bello trovare in Piazza Boncompagni, il 1 maggio ad Isola del Liri, anche i Datori di Lavoro ed i loro Rappresentanti, uniti insieme al Sindacato ed ai Lavoratori. Uniti non solo per un giorno, ma uniti su un vero percorso di riformismo che dovrà essere il banco di prova per modernizzare il mondo del lavoro in Provincia di Frosinone e provare a cambiare passo.

 

La risposta delle tre associazioni è stata immediata. E non di forma. Ma di sostanza. perché questa mattina a camminare insieme ai sindacati ci sono le massime espressioni degli imprenditori del territorio. Per ricordare che il lavoro non c’è ma va costruito. E con le chiacchiere stiamo perdendo tutti tempo. Tutti, imprese e lavoratori

Mancano 240mila tecnici in Italia: non ci sono perché nessuno li sta formando (leggi qui La profezia di Stirpe si avvera: mancano 280mila tecnici e non li abbiamo). Perché nessuno di quelli che oggi dovrebbero prendere le decisioni s’è reso conto che il mondo è già cambiato. E non è cambiato solo perché il voto depositato nelle urne è stato diverso dal passato: è cambiato perché è diverso nei fatti, nel modo di vivere, di costruire le cose, di usarle, finanche di gettarle e farne di nuove. Servono figure professionali nuove ma nessuno si preoccupa di formarle.

 

Le stanno formando all’estero. E quei lavori nuovi stanno finendo lì. Mentre da noi si discute per tornare alle urne perché non sono capaci di mettersi d’accordo e costruire un Governo: cosa che un tempo era l’abc della Politica. Ma quelli erano i tempi in cui i fronti politici non erano solo tre come oggi ma almeno sei o sette. E nonostante quello riuscivamo a fare governi: quadripartito o pentapartito che fossero, ma che erano stati capaci di tenere su l’Italia.

Oggi invece è il tempo in cui gli industriali ed i lavoratori marciano insieme. Dando una lezione ad una intera classe politica inconsistente.

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