I protagonisti del giorno. Top & Flop dell’8 novembre 2019

Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP 

IGNAZIO VISCO

Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, intervenendo all’Università di Cagliari in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico, ha spiegato in modo semplicissimo la crisi di sistema italiana, quella per la quale c’è poco da stare allegri.

Ignazio Visco © Imagoeconomica, Livio Anticoli

Ha detto: «Bisogna studiare di più, a scuola e durante la vita lavorativa. L’istruzione, in particolare quella universitaria, resta infatti un investimento redditizio. Comparando costi e benefici monetari, l’Ocse calcola il tasso di rendimento dell’investimento in capitale umano come si farebbe per un titolo finanziario. Sebbene l’istruzione renda, in Italia, meno che nella media degli altri paesi dell’Ocse – fattore che alimenta la cosiddetta “fuga dei cervelli” – titoli di studio superiori hanno comunque un rendimento maggiore degli altri».

Dunque, studiare è un investimento, ma in Italia rende meno che altrove. Ecco un argomento sul quale i nostri politici,  parolai e poltronari, dovrebbero concentrarsi davvero. Perché la conseguenza delle parole di Visco è pure un’altra: in Italia hanno “ucciso” competenze e meritocrazia. Meglio conoscere bene l’amico di un amico.

Bene ha fatto il Governatore di Bankitalia a sollevare il problema. Sferzante.

CARLO COTTARELLI

“Preoccupa la proliferazione di micro-tasse“: così il direttore dell’Osservatorio sui conti Carlo Cottarelli in audizione davanti le commissioni bilancio riunite al Senato sulla manovra.

Mister “spending review” ha sottolineato la necessità di ridurre la pressione fiscale.  Dicendo: “La manovra non cambia in peggio i conti pubblici ma non li cambia neanche in meglio e non stabilisce una strategia di crescita, anche se non dovrebbe creare grossi problemi rispetto alle regole Ue. Non conosciamo ancora il giudizio Ue ma quello che conta per Bruxelles è stare il sotto 3% e la variazione strutturale del deficit rispetto all’anno precedente”.

Carlo Cottarelli

Poi ha aggiunto: “In questa cornice, lo scorso anno lo scostamento dall’aggiustamento strutturale era di circa 1,5 punti percentuali, quest’anno è 0,5 punti secondo il Governo, secondo la Commissione Ue 0,9 punti e questo è abbastanza vicino al margine di flessibilità previsto dalle regole Ue”.

Con motivazioni tecniche e contabili, Carlo Cottarelli ha colto il gap politico di una manovra che rappresenta un regalo enorme al sovranismo di Salvini e Meloni perché non introduce elementi di novità e di prospettiva. Ha concluso Cottarelli: “La manovra, aggiunge, non mette i conti al riparo da shock mondiali. Uno dei problemi maggiori del nostro Paese è l’evasione: il rapporto Giovannini indica 109, ma considerando tutte le tasse e i contributi evasi si sale a 130 miliardi”. Grillo parlante.

FLOP

SALVINI – DI MAIO

I due ex vicepresidenti del consiglio restano legati da un insolito destino. Oggi il leader del Carroccio è uscito allo scoperto, augurando lunga vita a Italia Viva di Matteo Renzi perché mette il bastone tra le ruote a Giuseppe Conte, al Partito Democratico di Nicola Zingaretti e anche ai Cinque Stelle dell’ex amico Luigi Di Maio.

Matteo Salvini e Luigi Di Maio

Per uno che ha in tasca la maggioranza del Paese è riduttivo però confidare nell’altro Matteo. Luigi Di Maio, dal canto suo, continua nelle sue giravolte che alla fine lo portano sempre al punto di partenza. Cioè seduto su una poltrona da ministro: del Lavoro prima, degli Esteri adesso. Sono agli antipodi, soprattutto sul piano elettorale.

Ma restano comunque i vincitori delle politiche del 4 marzo 2018, quando diedero vita alla maggioranza gialloverde che doveva essere di svolta. Ora uno (Salvini) guida l’opposizione, l’altro resiste al Governo. Ma non dovevano rivoltare il Paese come un calzino? Democristianizzati.

MATTEO RENZI

Al Partito Democratico ha chiesto di riflettere bene sull’eventualità di elezioni anticipate. Significa che ha capito che Nicola Zingaretti non sta scherzando e che una eventuale accelerazione sul versante delle urne potrebbe metterlo in grossa difficoltà.

Matteo Renzi © Imagoeconomica, Valerio Portelli

Ma il passo successivo quale sarà? Cercare un’alleanza vera e darsi delle regole di coabitazione serie? Però dipende soprattutto da lui, che ogni giorno apre un fronte.

Il messaggio a Zingaretti però è un segnale di debolezza politica. Preoccupato.