Provincia, cacciato via perchè comunista

CESIDIO VANO per LA PROVINCIA QUOTIDIANO

L’amministrazione provinciale di Frosinone è stata condannata a risarcire con 40.000 euro un suo dipendente, il funzionario informatico Boris Marzilli, emarginato e oggetto di demansionamento per via delle sue posizioni politiche ritenute “comuniste” dall’amministrazione di centrodestra guidata da Antonello Iannarilli che si insediò nel giugno del 2009.

L’ordine di “spazzare via” Marzilli arrivò direttamente dai vertici dell’ente: “perché è comunista”. La singolare vicenda è ricostruita nel dettaglio nella sentenza n. 328/2015 dello scorso 17 giugno emessa dal Tribunale di Frosinone, Sezione Lavoro, giudice Massimo Lisi. Fino all’estate del 2009, Marzilli ha svolto il ruolo di funzionario informatico dell’ente di piazza Gramsci ricoprendo importanti incarichi con l’assegnazione della “posizione organizzativa” occupandosi di statistica, progetti e-government, documento programmatico sulla sicurezza, sicurezza informatica, firma digitale, ecc. Con l’insediamento della nuova giunta di centrodestra iniziarono però, come denunciato da Marzilli, pressioni e ritorsioni da parte degli organi apicali dell’ente che hanno man mano condotto all’emarginazione lavorativa il funzionario.

A fine 2009 il servizio “Informatica- Statistica” in cui lavorava Marzilli fu staccato dal settore Economico-finanziario ed accorpato ad un altro settore al cui vertice fu nominato un dirigente esterno. In tale periodo il funzionario fu rimpallato tra i due settori senza avere certezza della sua destinazione lavorativa fino al marzo 2010 quando venne assegnato al settore economico finanziario dove però, da funzionario informatico, vide mortificata la propria professionalità. A novembre 2010 con la riorganizzazione dei settori dell’ente lo stesso funzionario venne messo in mobilità; un nuovo esperto informatico venne assegnato al suo posto e l’ente ricorse invece ad un appalto esterno per il servizio informatico. A dicembre 2010 la Giunta Iannarilli soppresse definitivamente il servizio informatico dell’ente e il profilo professionale per cui Marzilli era stato assunto vincendo il concorso.

Assistito dagli avvocati Giuliano Risi e Ida Germani, il funzionario si è quindi rivolto al Tribunale rappresentando le angherie, le vessazioni e i soprusi subiti e chiedendo il risarcimento del danno patito. Inoltre, tale stato di cose, aveva nel frattempo causato al funzionario una serie di problemi di salute certificati dai medici e riscontrati anche dalla consulenza tecnica d’ufficio disposta dal giudice.

Ma è durante l’istruttoria svolta dal magistrato che viene sostanzialmente confermata la natura politica delle ritorsioni messe in atto dall’amministrazione Iannarilli contro il dipendente “comunista”. Davanti al magistrato vengono presentati documenti e compaiono diversi testimoni, tra loro anche dirigenti della Provincia ed amministratori in carica all’epoca dei fatti (Riccardi, De Santis, Calicchia, Pandolfi, Ruggeri, Turriziani).

Scrive il giudice Lisi in sentenza: “L’istruttoria ha anche evidenziato che l’emarginazione del ricorrente (Marzilli, ndr), iniziata tra giugno e luglio 2009, con l’insediamento della nuova Giunta provinciale, dipese anche dalle sue opinioni politiche. Così il teste Riccardi: “con il nuovo direttore generale (Andreina) Raponi si parlò, al momento del suo insediamento, anche di Marzilli. La Raponi si limitò ad una battuta infelice dicendo che doveva essere sostituito in quanto comunista non affrontando la questione relativa alla sua professionalità”. Così il teste Ruggeri: “il dirigente finanziario Riccardi mi riferì che sia De Santis che il direttore generale Raponi gli avevano detto che il Marzilli andava spazzato via perché era un comunista”. In definitiva – scrive sempre il magistrato – è emerso un quadro sufficientemente chiaro di una situazione che ha visto l’attore (Marzilli, ndr) ruotare a partire dal 2010 in vari settori dell’amministrazione convenuta permanendo sempre in uno stato di costante non utilizzazione o sottoutilizzazione. In definitiva, è possibile sostenere che nel corso del periodo preso in esame il ruolo del Marzilli nell’ambito dell’amministrazione convenuta è stato declassato se non totalmente mortificato e le sue capacità professionali sono state ingiustificatamente messe in discussione. Il comportamento illecito è stato posso in essere dai dirigenti dell’ente con una ostilità verso il ricorrente che va stigmatizzata».

E sono gli stessi testi sentiti dal giudice che confermano: «Così il teste Riccardi: “il ricorrente dopo la riorganizzazione fu lasciato sostanzialmente inattivo”; il teste Marco Turriziani: “il ricorrente svolse qualche attività che sicuramente non era però confacente alla sua professionalità”; il teste Roberto Calicchia: “non aveva attività da svolgere”; il teste Pandolfi: “non aveva mansioni da svolgere”; il teste Ruggieri: “il ricorrente fu spostato da un ufficio ad un altro senza un compito e con una vessazione continua che io in 30 anni di esperienza come amministratore non avevo mai visto».

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