Provincia, così ha vinto Luca Di Stefano (e trionfato De Angelis)

Luca Di Stefano è il 37° presidente della provincia di Frosinone. La cronaca dello spoglio. E l'analisi. Dove ha vinto. Il punto di svolta. Cosa non quadra. E cosa invece cambia

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Non chiamatelo più ‘Il cannibale‘. Dopo l’impresa di domenica sera con l’elezione di Luca Di Stefano a 37° Presidente della Provincia di Frosinone, Francesco De Angelis diventa ‘Il Migliore, l’uomo delle sfide impossibili, lo stratega delle elezioni considerate perdute; o meglio: date per perdute (dagli avversari) ma vinte (da lui).

Un’elezione avvenuta alle ultime quattro schede. Centrata per la miseria di 1.226 voti di vantaggio su quasi centomila voti ponderati espressi da 1.015 tra sindaci e consiglieri comunali dei 91 Comuni ciociari (su 1.147 aventi diritto, l’88,49% di affluenza: non tanto se paragonato al 93% delle votazioni passate).

Il risultato

De Angelis e Di Stefano si abbracciano

L’urlo che segna il traguardo raggiunto si alza dal seggio realizzato nella sala Consiglio della Provincia pochi minuti dopo le 22.30.

Quando gli scrutatori estraggono la dodicesima scheda verde con la croce sul nome del sindaco di Sora, il leader di Pensare Democratico Francesco De Angelis cade in ginocchio con le braccia alzate al cielo strillando un “Presidente!”. Sembra Messi poche ore prima nello stadio Iconico di Lusail in Qatar.

Ognuna di quelle schede vale 287 voti ponderati. Luca Di Stefano era accreditato di 6 o al massimo 7 di quei voti. Perché dovevano essere tutti appannaggio dei suoi avversari: sono le 58 schede degli unici 2 Comuni ciociari con oltre 30mila abitanti, Frosinone e Cassino. Il Capoluogo vedeva in campo direttamente il suo sindaco Riccardo Mastrangeli candidato presidente della Provincia come civico schierato dalla Lega; in Aula il Pd è ridotto ad una striminzita pattuglia. A Cassino è stato il sindaco Dem Enzo Salera a volere la candidatura a Presidente del suo collega di Arce Gino Germani; per evitare sorprese ha accompagnato personalmente al Seggio la sua maggioranza e l’ha fatta votare come gli scolaretti, tutta insieme.

A Luca Di Stefano dovevano restare le briciole. E invece è stato lì che ha vinto. Alla fine dei conti, l’analisi del voto dice che al sindaco di Cassino sono mancati 3 o 4 voti della sua maggioranza; non sono mancati dal bilancio di Riccardo Mastrangeli: i 25 pesantissimi voti del sindaco di Frosinone si riconoscono tutti: la crocetta è stata messa su una lettera ben precisa del suo nome.

La vittoria netta di misura

L’esplosione di gioia

Tracciata la linea dei totali Luca Di Stefano è il nuovo presidente della Provincia di Frosinone con 33.450 voti ponderati, per lui hanno votato 397 tra sindaci e Consiglieri comunali dei 91 Comuni ciociari. È il 35.7% delle preferenze.

Il sindaco di Arce Luigi Germani perde il sogno di chiudere la sua lunga carriera di amministratore iniziata nel 1975 ma lo fa con un onorevole secondo posto determinato da 32.224 voti ponderati; per lui hanno votato 327 tra sindaci e consiglieri (34.4%). Al terzo posto, a testa alta, Riccardo Mastrangeli: il sindaco di Frosinone ha allargato il suo campo, per lui hanno votato ben 282 amministratori per un totale di 27.185 voti ponderati (29%) sono molti di più di quelli sui quali poteva fare affidamento; l’analisi dei flussi dirà se sia riuscito nell’impresa di spaccare Fratelli d’Italia, con certezza è riuscito a prendere una parte del voto di Forza Italia: entrambe erano attestate sul nome del Dem Germani e non sul suo. Paradossi del voto ponderato nelle Province riformate dalla Legge Delrio.

Fascia per fascia

Il tabellone con i risultati

Luca Di Stefano ha vinto dove gli avversari non si aspettavano.  Tra i 52 Comuni di fascia azzurra (sotto i 3mila abitanti) hanno votato 471 amministratori (su 572); ogni loro scheda valeva 30 voti ponderati. Luca Di Stefano ha vinto in questa fascia portandosi 200 voti (6.000 ponderati) contro i 135 di Riccardo Mastrangeli (4.050) ed i 133 di Gino Germani (3,990). Già qui arriva un segnale: Di Stefano è avanti grazie al voto capillare assicurato dall’ex presidente della Comunità Montana Gianluca Quadrini; ma Mastrangeli è in vantaggio su Germani e non dovrebbe stando alle previsioni, pesano i voti del duo Abbruzzese – Ciacciarelli ma ce ne sono in più; in sala commentano che sono voti di destra che non se la sono sentita di votare un sindaco di assoluto valore come Germani per pur sempre icona del Pd.

Nella fascia arancione ci sono i 16 Comuni fra i 3mila ed i 5mila abitanti. Votano 16 sindaci e 192 Consiglieri, ognuna delle loro schede vale 62 voti ponderati; alle urne vanno in 189. Luca Di Stefano vince anche qui: prende il voto di 70 amministratori (4340). Distacca Germani che si ferma a 64 voti (3.968) e Mastrangeli che ne prende 51 (3.162). Commenta a questo punto del voto il sindaco di Cassino: «Siamo in linea con le nostre previsioni. Sapevamo che Di Stefano era in vantaggio nelle due fasce più piccole. Saranno le due più grandi a determinare il risultato».

Nelle file del Pd prende corpo lo spettro della prima elezione Pompeo. Incrociò le lame con il sindaco di San Donato Valcomino Enrico Pittiglio che vinse a mani basse nelle due fasce più piccole. La maggioranza dei Comuni aveva votato per lui; ma alle Provinciali conta il voto ponderato, le città più grandi all’epoca votarono per Pompeo ribaltando il risultato.

La svolta e le sedie vuote

Salera ed Abbruzzese

Viene aperta l’urna con le schede grigie, quelle die 12 Comuni con più di 5mila abitanti ma meno di 15mila. Qui ogni voto vale 115 voti ponderati, ce ne sono a disposizione 156.

Accade l’imprevisto. C’è un pareggio: inizia a prendere corpo la profezia di Salera o forse no. Luigi Germani inizia il recupero: 58 amministratori votano per lui (6.870) ma anche Luca Di Stefano ottiene lo stesso identico risultato. Tiene la linea. Resiste. E può contare sul vantaggio accumulato nelle prime due fasce. Mastrangeli qui centra 30 voti (3.450) ripassa i conti e se ne trova qualcuno in più del previsto.

La svolta però è dietro l’angolo. Al Seggio si aspre l’urna rossa: quella con i voti dei 9 Comuni con oltre 15mila abitanti ma meno di 30mila. Qui le cose si fanno serie: ognuna di quelle 158 schede vale 228 voti ponderati. È qui che si vincono o si perdono le elezioni Provinciali. Alle urne sono andati quasi tutti, solo 8 amministratori non si sono presentati.

Proprio qui era atteso il sorpasso di Gino Germani, il recupero e l’avvio della volata verso il trionfo e l’elezione. Lo dicevano i conti, lo assicurava la logica. Perché Francesco De Angelis non governa Anagni, Alatri, Ferentino, Ceccano, Pontecorvo; ormai Isola del Liri non è più sua e Veroli in teoria starebbe sotto un’altra orbita. Ma in politica sono i numeri a contare e non la teoria. Ed i numeri sono un clamoroso successo di Luca Di Stefano nella fascia rossa. Prende 57 voti (12.588) e supera addirittura Germani che si ferma a 52 (11.856); tiene molto bene Mastrangeli che conta 41 voti (9.348) che lo tengono in partita ed ora che si aprirà l’urna con le schede verdi potrebbe ancora ribaltare tutto.

Dalla prima fila in cui si era seduto per assistere al conteggio e godere del risultato, il sindaco di Cassino Enzo Salera si alza e sparisce. Lo seguono i fedelissimi che stavano accanto a lui. I conti sono saltati. Non dovevano essere questi i numeri.

Trionfo verde

Scende il silenzio nel Salone di rappresentanza quando viene aperta l’ultima urna. Qui ogni voto vale 287: ci sono quelli dei due sindaci di Frosinone Cassino più quelli dei loro 56 consiglieri comunali. La logica, ancora lei, dice che per Luca Di Stefano il sogno è pronto a svanire: solo le briciole e nulla di più, tutto è appannaggio di Riccardo Mastrangeli ed Enzo Salera, al sindaco di Sora sono destinate solo le briciole.

La prime tre schede. Uno, uno, uno: una per ciascuno. Poi le altre: vantaggio di Mastrangeli e Germani, quattro schede per Di Stefano che è quasi al massimo teorico; eppure c’è ancora più di mezza urna da contare. Le schede verdi si accumulano sul tavolo: Mastrangeli, Germani, Mastrangeli, Germani, Di Stefano, ogni due degli avversari una è per il sindaco di Sora; se è così ha vinto.

L’urlo si alza quando tocca quota dieci schede verdi: sommate al vantaggio accumulato in precedenza è vittoria. Francesco De Angelis cade in ginocchio con le braccia al cielo, il sindaco di Aquino Libero Mazzaroppi (che ha preso il posto di Mauro Buschini nella lista per le Regionali) si inginocchia e lo abbraccia; il vice segretario regionale Sara Battisti piange a singhiozzi abbracciata al presidente del Consiglio comunale di Cassino Barbara Di Rollo e poi al grande stratega del Sud Marco Delle Cese. È lui ad avere minato le fondamenta di Enzo Salera. Un urlo disumano viene dal corridoio: è Gianluca Quadrini come Lazzaro uscito dal sepolcro e pure affamato.

Il segretario continua a scrutinare. La conta delle schede verdi per Di Stefano sale a 12. Ma ormai non serve più. Ha già vinto, è il 37° presidente della provincia di Frosinone.