Provincia, lo “scannatoio” ideale per impallinare gli alleati

Finite le comunali entro sessanta giorni si dovrà votare per i 12 consiglieri dell’ente guidato da Antonio Pompeo. Si profilano delle rese dei conti “talebane”. Per esempio nel Partito Democratico. E nella Lega chi sarà davvero in grado di fare una lista? Forza Italia valuta il da farsi, Luigi Vacana vuole essere decisivo. Una santabarbara pronta ad esplodere.

Entro sessanta giorni dalla celebrazione delle comunali bisognerà votare per eleggere i 12 consiglieri provinciali. Con quello che succederà ad Alatri e Sora (qualunque sia il risultato), alle provinciali andranno in scena dei regolamenti di conti “talebani”. Indipendentemente dalle formule che verranno scelte.

Alla Provincia si va alle urne con il meccanismo del voto ponderato di ente di secondo livello. Vuol dire che votano sindaci e consiglieri comunali dei 91 Comuni attraverso un sistema che attribuisce più “peso” agli amministratori degli enti più grandi.

I Partiti sono orientati a presentare delle liste proprie, ma potrebbero pure esserci delle sorprese nell’uno o nell’altro senso. Cioè liste formate da più Partiti (come fu la volta scorsa tra Fratelli d’Italia e Forza Italia) oppure due o più “civiche” al posto della lista unitaria. E’ il caso del Pd.

Ma dopo quello che sta succedendo a Sora (il dopo elezioni sarà un inferno indipendentemente da vincitori e vinti) e che accadrà ad Alatri, le Provinciali saranno uno “scannatoio” per contarsi. Anche perché a contarsi saranno gli addetti ai lavori. (Leggi qui Coalizione decimata, Ruggeri su un campo minato).

Primo: impallinare

Il salone della Provincia

La parola d’ordine è “impallinare”. Meglio se il compagno di Partito o l’alleato di coalizione.
Come si presenteranno i Partiti a quell’appuntamento? Il presidente della Provincia Antonio Pompeo arriva senza i due consiglieri di riferimento eletti nel 2019: sia Germano Caperna che Alessandra Sardellitti sono usciti dal Pd. E né ’uno e né l’altra si ricandideranno. Spazio alla lista di Volume, la sua associazione, che si candida a diventare un contenitore di amministratori di diversa provenienza e appartenenza. Ci sarà per esempio Massimiliano Mignanelli. È possibile che ci sia Antonella Di Pucchio.

L’area di Pensare Democratico è orientata a mettere in campo una sua lista. Ma anche in questo caso spazio al rinnovamento: Massimiliano Quadrini non si ricandiderà, mentre Vincenzo Savo dovrà rapportarsi con Angelo Pizzutelli, capogruppo del Pd a Frosinone.

La situazione nel Pd è incandescente, soprattutto per la guerra fredda in atto tra Mauro Buschini e Antonio Pompeo. Luca Fantini potrebbe spingere per una lista unitaria, ma per farla mantenendo gli equilibri servirebbe un genio matematico e un esperto di fisica quantistica. E in ogni caso lo scannatoio “sarebbe” inevitabile.

La lista civica di Luigi Vacana rappresenterà un’altra opzione di Antonio Pompeo. Fuoco sul fuoco.

La Provincia per il centrodestra

Il Palazzo della Provincia

Una santabarbara. Nel centrodestra chi si fida di chi? Nessuno. Massimo Ruspandini, senatore e leader di Fratelli d’Italia, con 12 candidature può garantire la sua componente largamente maggioritaria, ma anche dare spazio alla minoranza interna di Alessandro Foglietta. E poi provare a diventare il primo Partito anche in termini di voto ponderati. Sarebbe un capolavoro. Alla portata.

Forza Italia ha i numeri per provare ad andare da sola, ma potrebbe cercare un’alleanza per evitare l’isolamento futuro. Una gatta per nulla semplice da pelare. Poi c’è la Lega. Chi la farebbe la lista degli amministratori: Nicola Ottaviani piuttosto che Pasquale Ciacciarelli? Claudio Durigon piuttosto che Francesco Zicchieri? Francesca Gerardi o Gianfranco Rufa?

Mario Abbruzzese (Coraggio Italia) proverebbe a piazzare qualcuno dei suoi. Vero che la Provincia è un ente di secondo livello. Ma le elezioni del 3 o 4 dicembre saranno una sorta di tutti contro tutti. Al termine della tornata potrebbe venire fuori un assetto impossibile da… mettere a sistema. Senza maggioranze cioè.