Provinciali: la soluzione Germani ed il dilemma ‘Peppe pe’ Peppe…’

Il vertice del centrodestra a Montecitorio per le Provinciali di Frosinone. Stop ai candidati e riflessione. Ma Mastrangeli va avanti e cena al Mantic con i sindaci. L'ipotesi Gino Germani. Che però manda in tilt i poli. Il documento per Luca Di Stefano: che si riserva di decidere entro domani.

Il Gran Casinò delle elezioni Provinciali sta per arrivare all’orario di chiusura. Tra poco i croupier chiameranno l’ultimo ‘rien ne va plus‘. È per questo che nelle ultime ore sono iniziate le giocate vere: capaci di determinare i nomi dei candidati che il 18 dicembre si contenderanno la carica di Presidente della provincia di Frosinone.

In poche ore si sono susseguite: la riunione dei coordinatori regionali del centrodestra, la riunione della Commissione varata dalla Direzione Provinciale Pd domenica scorsa, la riunione dei sindaci vicini al sindaco di Sora Luca di Stefano per lanciare la sua candidatura, la riunione dalla quale esce la proposta di candidare il sindaco di Arce Gino Germani, la riunione serale dei vertici provinciali di Fratelli d’Italia, la cena del sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli ad Atina per chiudere con un altro po’ di sindaci sul suo nome.

Il vertice del centrodestra

La cronaca di una giornata frenetica comincia da un ufficio di Montecitorio. Lì si sono visti i coordinatori del Centrodestra laziale con quelli provinciali di Frosinone. Non è stato un tavolo formale: più una chiacchierata tra vecchie volpi consapevoli di dover trovare un accordo.

Le partite dei giorni scorsi? Solo schermaglie per attestarsi sulle posizioni dalle quali partire adesso che si fa sul serio. Si parte con la Lega che conferma la designazione del sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli. E con Fratelli d’Italia che conferma la sua scelta di andare sul sindaco civico di Roccasecca Giuseppe Sacco, capace di drenare consenso al centrosinistra. (Leggi qui: La lunga partita del centrodestra per il candidato alla Provincia: finisce ‘patta’).

Ognuno tira fuori i suoi numeri: nessuno ha i 50mila voti necessari per eleggere il Presidente della Provincia di Frosinone; con una corsa a tre il quorum scende a 40mila voti. La partita però si fa rischiosa: il centrosinistra potrebbe compattarsi su un candidato e contendere la vittoria ai due pretendenti del centrodestra. Uno scenario che per i vertici Regionali non è nemmeno da prendere in considerazione.

Il tavolo si conclude senza una designazione precisa. Ma con la richiesta di fermare la corsa dei due candidati, in attesa che si decida se convergere su Riccardo Mastrangeli oppure su Giuseppe Sacco; oppure ancora su un terzo candidato, capace di aggregare ancora di più.

Per la cronaca: in serata il dottor Riccardo Mastrangeli era a cena al Mantic di Atina con i sindaci della Valle di Comino per cementare la sua candidatura a Presidente lanciata nei giorni scorsi.

Germani, la riserva della Provincia

È chiaro che nessuno intende arretrare di un solo millimetro. Una parte del centrodestra inizia a lavorare su un’ipotesi di convergenza. Vengono scandagliati i profili di tutti i sindaci ciociari candidabili, alla ricerca di quello che potrebbe unire tutto il centrodestra ed attrarre anche una parte del centrosinistra. Alla fine ne emergono due che rispondono ai requisiti richiesti.

Il primo viene scartato subito. È il civico Maurizio Cianfrocca di Alatri: è l’unico che governa con Lega, Fdi e Forza Italia in amministrazione. Ha tre difetti: è alla guida di un Comune troppo grande mentre FdI chiede di valorizzare il ruolo dei piccoli centri; guida un Comune nel Nord della Ciociaria, area che già esprime tre parlamentari e sempre Fratelli d’Italia chiede un riequilibrio al Sud; il terzo difetto: è troppo vicino politicamente all’onorevole Nicola Ottaviani e per questo non viene ritenuto una garanzia di equidistanza.

Il secondo nome è quello che inizia a circolare nel pomeriggio. Viene proposto anche ad autorevoli esponenti Dem del Lazio per ottenere la loro adesione e magari anche una benedizione da far valere sui livelli locali. Il nome è quello del sindaco di Arce Gino Germani: non è tesserato con il Pd ma appartiene chiaramente a quell’area al punto che una settimana fa era tra i sindaci Dem alla riunione organizzata al Teatro Manzoni dal sindaco di Cassino Enzo Salera.

Perché Gino Germani? Perché è il sindaco con la maggiore anzianità di servizio in Ciociaria, perché è civico, perché viene da un piccolo Comune, perché viene dal sud della provincia.

Peppe pe’ Peppe, meglio Peppe mei

Giuseppe Sacco

Occorre però qualcuno che faccia la proposta. Qualcuno che lanci il nome. Ma nessuno può assumersi la paternità dell’operazione. Fratelli d’Italia non può lanciare un candidato sindaco chiaramente di area Pd; non può farlo il Partito Democratico. E perché no?

Già: perché no, dal momento che Gino Germani era una delle carte segrete di Enzo Salera? Uno dei nomi identitari da sondare con la Commissione di cui fa parte su delega della Direzione Provinciale, insieme al capogruppo Enrico Pittiglio, al presidente uscente Antonio Pompeo, all’ex segretario provinciale e sindaco di Paliano Domenico Alfieri, al presidente provinciale del Partito Stefania Martini.

Perché, come dice il proverbio ciociaro Peppe pe’ Peppe, meglio Peppe mei come ebbe a dire la signora che dovendo tradire il marito Peppe con un altro uomo che nella sostanza aveva gli stessi difetti del coniuge, saggiamente preferì tenersi l’originale con quale aveva ormai fatto il callo.

In pratica: Gino Germani è sindaco dalle capacità indiscutibili, apprezzato in modo unanime e trasversale. Proprio per questo anche una parte dei voti di FdI lo prenderebbe in seria considerazione. A quel punto avrebbe lo stesso limite imputato a Giuseppe Sacco: un vulnus giudicato così grave da Salera al punto da convocare la riunione al Manzoni per impedire l’intesa che avrebbe messo insieme i voti Pd e FdI.

Il documento Di Stefano

Il sindaco di Sora Luca Di Stefano

Il Pd rischia di trovarsi isolato e con un’altra candidatura a sinistra. La stanno costruendo i sindaci della Valcomino e del Sora. In mattinata hanno messo a punto un manifesto politico: parte dalle condizioni economiche del territorio, le sue criticità, le sfide che dovrà affrontare sul piano industriale ed energetico.

Le ripercussioni si svilupperanno nei mesi futuri: con un sistema industriale giù fragile che ne risulterà ulteriormente indebolito, un sistema sociale che dovrà farsi ulteriormente carico di centinaia di posti sempre più in bilico. A questo si aggiungano scadenze fondamentali: il nuovo piano dei rifiuti, i nuovi piani energetici, i piani per lo sviluppo industriale. Temi che non consentono a questo territorio di avviarsi in un limbo come quello che si sta prospettando”.

È necessario individuare per la guida della Provincia una figura terza e di equilibrio, capace di coinvolgere i sindaci e catalizzare il dibattito stimolando la crescita. I sottoscritti ritengono che questa figura di sintesi sia il sindaco di Sora Luca Di Stefano. Al quale, con la presente, noi sindaci ed amministratori del territorio rivolgiamo l’invito a candidarsi alla Presidenza della Provincia di Frosinone”.

Il documento inizia a circolare. Parte la raccolta delle adesioni. Aderiscono sindaci e consiglieri civici, ambienti del terzo Polo e Dem garantiscono il loro appoggio. Le firme non sono solo della Valcomino ma prendono vari territori della Provincia. Alle 23.15 l’elenco dei firmatari viene sottoposto a Luca Di Stefano giudica che quelle adesioni sia sufficientemente bilanciate: non vuole che la sua sia una candidatura di parte. Ha chiesta una notte per rifletterci: domani sciglierà la riserva.

Le incognite

Foto © Filippo Rondinara

Mentre Riccardo Mastrangeli termina la cena al Mantic con un altro po’ di adesioni in tasca, nelle file di Luca Di Stefano rimane il grande dilemma sulla posizione che assumerà Enzo Salera. I voti di Cassino sono fondamentali: il sindaco di Sora non risponde al requisito base di provenire dal Pd, anche per lui si prospetta il problema Peppe pe’ Peppe.

Fratelli d’Italia è in conclave. L’ipotesi Germani è stata menzionata: ma qualcuno ha fatto notare che allora è meglio restare sul nome di Peppe Sacco. Perché dopotutto, Peppe pe’ Peppe…

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