Pulciani promosso e dimesso: FdI passa a Ruspandini

Le dimissioni in diretta da Montecitorio. Paolo Pulciani passa ad un incarico regionale e lascia la guida di Fratelli d'Italia in provincia di Frosinone. Cosa c'è dietro. Lo scontro dei mesi scorsi. I casi Pontecorvo, Frosinone, Serrone, Cassino... Il Partito a Ruspandini. Chi vince e chi perde

La versione ufficiale è come la favola della buonanotte per i bambini. La racconta Paolo Trancassini il coordinatore regionale di Fratelli d’Italia del Lazio. Lo scenario è quello solenne di Montecitorio: una delle sale riservate ai Gruppi per tenere le conferenze stampa. Trancassini siede al centro, alla sua destra c’è il senatore Massimo Ruspandini, a sinistra il coordinatore provinciale di Frosinone Paolo Pulciani. La sintesi della favoletta? “Pulciani è stato bravissimo nel suo ruolo di Coordinatore, così lo promuoviamo ad un incarico regionale: si occuperà di attuazione del programma”. E Pulciani per assolvere al nuovo incarico si dimette dall’attuale ruolo.

Lo scontro interno

Paolo Pulciani. (Foto: AG IchnusaPapers)

La realtà dei fatti è un’altra. C’è stato uno scontro sanguinoso, un confronto politico interno ai Fratelli d’Italia senza pietà e senza quartiere. Con agguati politici e rovesciamenti di fronte. Uno scontro di potere in piena regola. Normale per un Partito che tre anni fa poteva vantare percentuali da prefisso telefonico ed ora con la cura di Giorgia Meloni è diventato uno dei protagonisti del dibattito politico nazionale.

Un regolamento di conti più normale ancora se si tiene conto che fino a poco tempo fa tutti gli iscritti venivano dalla stessa matrice: la destra sociale di Alleanza Nazionale e prima ancora del Movimento Sociale Italiano. Da qualche tempo non è più così: Fratelli d’Italia è un cantiere in costante allargamento, a tratti un caravanserraglio. Nel quale hanno trovato posto ex azzurri di Forza Italia di primissimo piano e con migliaia di preferenze; ex neocentristi di destra provenienti dalle file di Angelino Alfano con il loro altrettanto ricco curriculum e patrimonio di consensi; moderati di Beatrice Lorenzin; europeisti di Frattini, leghisti delusi, berlusconiani in fuga e finiani risorti.

Tutta gente non di primo pelo, cresciuta a pane e politica, che ha le toppe sulla giacca a furia di sgomitare per conquistare e difendere il consenso, con il giubbotto antiproiettile per parare le coltellate alla schiena che sono come il caffè al mattino.

Nei mesi scorsi hanno chiesto la testa di Paolo Pulciani.

Paolo solo un pretesto

Antonello Iannarilli con Giorgia Meloni

Lo hanno fatto rimproverando che Fratelli d’Italia discuteva poco, faceva poca vita di Partito. Si sentivano poco coinvolti. La realtà è un’altra: i nuovi arrivati hanno iniziato a contestare il tentativo dei vecchi di difendere il territorio e le posizioni, senza tenere conto dei voti e del peso.

E fino a quando si discute di Direttivo o dibattito interno, transeat. Quando si tratta di candidature, nuovi equilibri, prospettive di designazione per Regionali e Politiche, escono le lame affilate.

Questo è stato solo l’inizio. Poi Paolo Pulciani ha ribaltato il fronte: cambiato di 180 gradi le posizioni tra i sostenitori di Fabio Rampelli e quelli di Giorgia Meloni. In una notte quelli che lo attaccavano sono passati a difenderlo, facendo quadrato intorno a lui. L’estate scorsa la riunione che doveva sancirne la fine si è trasformata in una braciolata nella quale la parola d’ordine è stata “Nessuno tocchi Paolo“. (Leggi qui Fratelli, coltelli, documenti e bistecche: i rampelliani ora fanno quadrato su Pulciani).

La visione d’insieme

Pulciani è stato abile a non cadere nella trappola delle logiche correntizie. Se n’è affrancato subito. Sono stati alcuni episodi precisi a riaprire il dibattito sulla necessità di un cambio al vertice del coordinamento.

Come le elezioni comunali di Pontecorvo. Lì Fratelli d’Italia è stata capace di presentarsi con un suo dirigente provinciale come candidato sindaco (Riccardo Roscia) mentre il vicesindaco e tutta la squadra FdI in amministrazione confermava il sostegno al sindaco uscente Anselmo Rotondo, determinandone la vittoria. (Leggi qui La lezione delle Comunali / Pontecorvo).

Gabriele Picano e Angela Abbatecola

A Cassino è andata in scena la creazione di un Direttivo che non ha tenuto conto affatto degli equilibri interni e dei rapporti di forza. Dove la portavoce cittadina ha snobbato il vice coordinatore provinciale Gabriele Picano, senza degnarlo nemmeno di una citazione. (Leggi qui Poco Fratelli, molto coltelli: Angela ignora Gabriele).

A Frosinone è in atto il confronto per la candidatura unitaria del centrodestra che raccoglierà l’eredità di Nicola Ottaviani. Un confronto serrato e spigoloso. (Leggi qui Ottaviani è convinto che si vince anche senza FdI). Ma il vero problema è il circolo territoriale che procede in maniera del tutto anarchica e non tiene conto né delle posizioni dei Consiglieri né della linea dettata dalla Federazione.

Per non dire di quanto accaduto a Serrone dove c’è stata una duplicazione di coordinatore. O in occasione della crisi che ha determinato la caduta dell’amministrazione comunale di Ripi dove il Partito s’è dimenticato di difendere il suo sindaco Piero Sementilli.

Il timone a Ruspandini

Tutti segnali che portano ad una conclusione. Paolo Pulciani è stato il coordinatore giusto per la stagione della crescita e del dibattito a poche voci. La gestione di un Partito che ha l’ambizione di governare nei prossimi anni il Paese pretende la presenza di una figura che faccia politica come attività esclusiva. Impossibile pretendere di più da una figura abile, di cultura, che può vantare amicizie in ogni sensibilità del Partito da Giorgia Meloni a Fabio Rampelli, da Paolo Trancassini a Giovan Battista Fazzolari. Ma che ha un avviato studio legale e centinaia di fascicoli da seguire, su casi spesso non ordinari ma molto complessi.

È per questo che il Partito ha deciso di nominare come commissario provinciale il senatore Massimo Ruspandini. La decisione di oggi è anche una sua vittoria politica: ribadisce il ruolo dei meloniani della prima ora ma tutela i nuovi arrivati, ha il ruolo politico che gli consente di arginare le fughe in avanti di chi giustamente reclama un ruolo ed una visibilità.

La nomina di Paolo Pulciani ad un ruolo regionale è anche un suo successo. Dopo la conferenza stampa sono stati a pranzo a Roma insieme. È il segnale di una tregua. Che Ruspandini dovrà saper imporre a tutto il Partito. È per questo che lo hanno messo lì.