Capodanno amaro per Quadrini: cancellate le Comunità Montane

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

All’alba del Nuovo Anno Sua Eccellenza l’ingegner Gianluca Quadrini, per grazia del Signore e volontà della Politica ‘Eroico Presidente dell’Indomita Comunità Montana di Arce’ (pervicace alla liquidazione) si destò. E come ogni mattina si ammirò allo specchio. Ma non si riconobbe.

Nell’immagine riflessa di fronte a lui non individuò il nobile tratto del condottiero. Non vide il piglio risoluto del governatore montano. Per quanto scrutasse non riusciva più a scorgere l’avvedutezza dello statista che amministrando Arce guida segretamente le sorti della provincia di Frosinone. A ben vedere, lo specchio gli rimandava le fattezze di un comune mortale.

Fu in quel mentre che il valletto di corte entrò trafelato nella stanza da notte dell’eroico presidente. E pronunciò, devastato, la ferale notizia: «Eccellenza, ci hanno inchiappettato: la Comunità Montana di Arce non esiste più». Così l’eroico presidente apprese, che con la legge di stabilità, poche ore prima, dopo tre notti di infaticabili lavori, la Regione aveva – con un semplice tratto di penna – cassato le Comunità Montane di tutto il Lazio.

La risposta che uscì dalle nobili labbra di Sua Eccellenza, risultarono incomprensibili agli storici, al punto che il suo addetto stampa non poté prontamente redigere un Comunicato con i primi pensieri della giornata. Chi c’era assicura che abbia detto qualcosa simile a ‘… chi gl’è mort’ e stramort’ sti str… (incomprendibile)… ‘

Gianluca Quadrini si affacciò al terrazzo panoramico del suo presidenziale alloggio. Ammirò soddisfatto tutto il lavoro che aveva fatto per ogni Comune lì intorno, a vista d’occhio. Erba tagliata, alberi potati, impollinatori di olivi istruiti e certificati, incendi domati, bovini vaccinati… Sapeva che la brezza del mattino era pulita perché lui aveva ben operato.

Ancora una volta si sentì chiamato ad un compito superiore. “Non pasaràn!” tuonò Dolores Ibárruri ai soldati comunisti al fronte, durante la guerra civile spagnola. “Non abrogheran“: tuonò Gianluca Quadrini così forte che echeggiò nell’intera valle. E promise a se stesso che nessuno gli avrebbe scippato il feudo dal quale stava silenziosamente costruendo la scalata a Forza Italia, realizzando la rielezione al Consiglio Provinciale, scavando il terreno sotto i piedi del potentissimo consigliere regionale Mario Abbruzzese.

Corse nella sua stanza. Consultò gli appunti, convocò i suoi infiltrati alla Pisana, analizzò i loro racconti, esaminò riga per riga il testo approvato in piena notte. Appurò che qualcosa avevano cambiato rispetto alle anticipazioni fatte come al solito da Alessioporcu.it. (leggi qui il precedente).

Lesse e rilesse lo stesso passaggio: “Le Comunità Montane vengono trasformate in Unioni dei Comuni”. «Ma che è sta Repubblica ora? Non potevano lasciare tutto com’era?» mugugnò l’eroico presidente (in conversione). Si assicurò che avessero lasciato la dicitura: “Le Unioni dei Comuni Montanti continueranno a svolgere i servizi ed esercitare le funzioni delle cessate Comunità montane”. «Bene, non cambiano n caz’» disse con tono sollevato. Poi il passaggio fondamentale: “I presidenti uscenti assumeranno, di norma, le funzioni di commissari”. «Che significa ‘di norma’ sò Commissario o no?»

I telefoni sulla linea Arce – Arpino – Roma divennero in breve tempo roventi. La linea rossa Mosca – Washington ai tempi della Guerra Fredda gli faceva un baffo. Ma fu da quelle telefonate che Gianluca Quadrini ebbe la rassicurazione che cercava: “Tutto è demandato ad un regolamento di attuazione”. «E io mi faccio il regolamento» stabilì l’eroico presidente (in conversione).

Trascorse allo scrittoio il giorno di Capodanno. Ma prima che il primo sole del 2017 fosse tramontato sulla terra della sua Comunità, il Presidente (in conversione) ebbe ultimato la fatica.

Diede di conseguenza i primi ordini. Convocò il sarto affinché cucisse la nuova fascia: «Commissariale anziché Presidenziale, in ogni caso la voglio sartoriale come l’altra». (leggi qui il precedente). Intimò che portassero l’Alfa 166 blu comprata suo malgrado (leggi qui) alla motorizzazione affinché venisse aggiornato il libretto di circolazione: «Da domani, il lampeggiante dovrà essere di colore verde e non più azzurro».

Nessuno dica che nulla è cambiato.

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