E Gianluca Quadrini finì a Montecitorio: «Prode presidente»

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Il giorno della gloria infine arrivò. Nell’aula del palazzo di Montecitorio, di fronte agli onorevoli Deputati riuniti, il suo nome risuonò con tutti gli onori. Il ramo del Parlamentò fu reso edotto delle gesta del «prode presidente Gianluca Quadrini».

A citarlo così, con l’epiteto «prode presidente», di fronte a tutti gli onorevoli colleghi riuniti nella seduta numero 710 della XIV legislatura, è stato il deputato Nazzareno Pilozzi da Acuto. Soltanto un uomo eletto con i voti di chi abita tra le montagne poteva permettersi di citare con tanta disinvoltura l’eroica guida dell’indomita Comunità Montana di Arce (pervicace alla liquidazione).

Lo ha fatto nel corso di un’interrogazione rivolta al presidente della Camera, Laura Boldrini.

Le immagini riferiscono ogni dettaglio, lo stenografico non lascia spazio a dubbi. L’introduzione ed il tono dell’onorevole Nazzareno Pilozzi sono gravi, come il caso richiede. «Signora Presidente. Intervengo per portare a conoscenza di tutta l’aula quanto sta accadendo di grave in questi giorni in tutti i comuni della provincia di Frosinone». L’aula si ferma. Già sembra di vedere Renato Brunetta sollevare lo sguardo da una copia de Il Giornale interrompendo la lettura d’un articolo di Vittorio Macioce. Il capogruppo Maurizio Lupi afferra il telefono per domandare cosa abbia combinato questa volta il suo amico ed ex deputato Antonello Iannarilli. Andrea Cecconi cerca subito con lo sguardo il deputato Luca Frusone che però alza le spalle e le mani a dire ‘Io non c’entro questa volta’.

Pilozzi prosegue. «Sono stati, infatti, affissi manifesti elettorali di propaganda per il voto contrario alla riforma costituzionale, che oltre a recare il simbolo di comitati e partiti politici – nella fattispecie Forza Italia – riportano in bella vista anche il logo dell’amministrazione provinciale della quindicesima comunità del Lazio, Valle del Liri, nonché del comune della città di Arpino».

Perbacco. La legge vieta in maniera rigorosa agli enti locali di fare propaganda elettorale. Cosa accidenti sta accadendo in Ciociaria? Il ministro Angelino Alfano chiede che gli passino la questura di Frosinone. I Servizi iniziano ad interrogarsi su questa nuova ribellione: vabbé il Principato di Filettino ed il suo sogno secessionista quando arrivò addirittura a battere moneta coniando il Fiorito, ma questa volta bisogna farsi trovare preparati.

A rivelare il nome è sempre l’onorevole Pilozzi. Alza il tono della voce. «E’ il prode presidente Gianluca Quadrini. Conosciuto nelle nostre zone per un uso allegro del lampeggiante cosiddetto ‘di servizio’. Cosiddetto perché non si capisce come un presidente della Comunità Montana possa avere il lampeggiante. Egli risulta essere presidente di quella comunità montana, consigliere provinciale di Frosinone e consigliere della città di Arpino.

«Me’ cojoni» commenta qualcuno dai banchi vicini, stando però bene attento che la presidente Boldrini non lo senta e poi gli metta la nota per avere fatto un commento sessita a senso unico e non bipartisan. Brunetta riprende la lettura, Lupi con espressione sollevata rimette a posto il telefono, Cecconi torna ai misteri pentastellati.

Nell’aula intanto si alza il grido di dolore dell’onorevole Pilozzi. «Questo uso disinvolto e arrogante dei simboli istituzionali avviene in spregio di tutti quei cittadini e di tutti quei militanti che, con passione e onestà intellettuale, anche in provincia di Frosinone, si stanno impegnando tanto. Sia per le ragioni del Sì
che per quelle del No»
. In provincia di Frosinone, udita la allocuzione che riconosce il loro merito, i militanti del Si e del No si riversano in strada festanti, abbracciandosi.

«Ovviamente proporrò un’interrogazione urgente al Ministro dell’interno. Avviserò il prefetto affinché il prima possibile questi manifesti, che sono un sintomo di cattiva politica, vengano rimossi. Purtroppo sono anche consapevole che anche qualora Atti Parlamentari avvenisse la rimozione, la ferita inferta alle nostre comunità, purtroppo, non verrà sanata.

Al Palazzo di Governo, il prefetto di Frosinone Emilia Zarrilli non gli dà nemmeno il tempo di presentarla, l’interrogazione. Solo il tempo di lasciar spegnere l’eco del deputato ferito. E subito parte il provvedimento con cui dispone l’immediata disaffissione dei manifesti.

E qui nasce il problema. In Provincia, il presidente Antonio Pompeo ne sapeva niente. Cade dalle nuvole pure il sindaco di Arpino Renato Rea. Completamente all’oscuro di tutto anche il coordinatore provinciale Pasquale Ciacciarelli: «Ha fatto tutto Quadrini, se c’è da pagare la multa portatela a lui».

Disaffissione? L’eroico presidente della Comunità Montana Gianluca Quadrini non ne vuole nemmeno sentire parlare. In serata ha dato disposizioni precise alle tipografie. Lui non disaffigge. Il presidente raddoppia. Ha ordinato delle pezzette da attaccare sopra ai tre loghi. E così i manifesti resteranno tutti lì. Dove li ha messi. Al posto degli emblemi di Provincia, Comune ed eroica Comunità Montana (pervicace alla liquidazione) l’indomito Quadrini farà mettere il suo monogramma. Lo stesso che ha fatto ricamare sulla fascia da presidente che si è fatto cucire su misura. «Dopotutto, Io, Presidente, rappresento tutti, o no?»

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