Quando a tavola la domenica bevevamo il citrato

Ci sono 'magie' che da bambini fanno sognare. ma che per puro caso possono segnare per il resto della vita. Come l'acqua 'che frie' quando nonna ci mette dentro dei cosetti bianchi. E quando credi di essere già grande, con le 100 Lire in mano, ti mandano a comprarla

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Questa manco è una storia, è una nostalgia. Un appunto… Un punto in una retta lunga che quel punto ha tralasciato, quasi dimenticato. Una ingenua nostalgia dei bimbi che fummo ed ora siamo vecchi che dimenticano se non  fanno il nodo al fazzoletto.

Ma ci fu un tempo… Mi sedevo sulla sedia, braccia a fermare la testa e attenzione a non perdermi niente del miracolo. Nonna prendeva il bicchiere, lo poggiava davanti al mio naso. Poi un cartoccio di carta paglia spessa spessa colore terra di Siena. Lo apriva e dentro c’erano “statue” di lombrichi bianchi dalla pelle ruvida. Con un cucchiaio ne “catturava” più di qualcuno. Quelli dal cucchiaio saltavano nel fondo del bicchiere. Nonna ad ogni passo controllava che il mio naso fosse a distanza giusta dal bicchiere. Forse così facevano mirabilia gli alchimisti, le streghe o solo l’amore per un bambino.

L’acqua che frie

Il bricco dell’acqua veniva sollevato e a cascata dal beccuccio l’acqua si tuffava tra i “lombrichi” che non volevano “bagnarsi” e saltavano, friggevano come navi alla tempesta e… Il naso era invaso da goccioline al limone, a lavarmi il muso di curiose geografie di polvere.

Frie nonna“, “nonna frie“…. Era il miracolo del citrato che faceva di un bicchiere d’acqua un miracolo da raccontare, un esperimento degno di Madame Curie, anche meglio al palato.

Posso dire, ora, che ho conosciuto l’alchimia che faceva di acqua tempesta… ma al limone.

Un giorno nonna decise che ero grande abbastanza da andare a “comperare” il miracolo dal droghiere sotto casa. Distava 30 passi, non uno di meno, non uno di più. Nonna mi dette la moneta giusta: va e chiedi 100 lire di frie

Chi immaginava che il mondo era una Babele e solo fuori la porta di casa le parole di fanno fatica e capirsi è il problema della vita.

Mi presentai dal droghiere, cento lire in vista e la richiesta netta “voglio 100 lire di frie“. Il droghiere sorride: “di che“. Io ribadisco “di frie“. Ridono le signore intorno. Ridono di me, delle mie cento lire. Ribadisco con voce mesta “100 lire di frie“. Poco da fare, nessuno capisce…

Mi cade il mondo, piango con 100 lire in mano. Le donne intorno cercano ora di capire, il droghiere mi mostra tutto il negozio per capire “sto frie“. Non c’è verso, consolazione, soluzione.

Chiamano nonna che giunge di corsa e davanti a questo scempio capisce e dice: vuole il citrato.

Si fanno in 4, me ne danno tanto ma ormai è fatto, fatto per sempre.

Anche ora che sono vecchio a ordinare ci penso tanto per non sbagliare, per dire la parola giusta perché le parole non sono mie ma servono a farsi capire. Anche ora che sono vecchio davanti alla gente ci penso al rischio di non trovare le parole.

E pensare che volevo solo sentire goccioline al profumo di limone sul naso.