Quei 7 parlamentari che vivono su Marte e non a Frosinone

Salvini non molla Siri, Di Maio insiste. Conte pure. Si va verso lo strappo in consiglio dei ministri alla vigilia delle europee. Ma i parlamentari di questo territorio (sette in totale) sembrano su Marte. A dimostrazione che nei partiti la gerarchia è ferrea.

Se davvero la sorte politica del sottosegretario Armando Siri dovesse decidersi in consiglio dei ministri (dove il Movimento Cinque Stelle ha la maggioranza), allora le mosse di Matteo Salvini potrebbero essere soltanto due a poche settimane dalle Europee: disertare la seduta del Consiglio dei Ministri, oppure alzarsi ed uscire con l’intera delegazione della Lega prima dell’inizio della votazione.

In realtà il governo gialloverde è finito nel momento in cui il premier Giuseppe Conte ha annunciato in conferenza stampa che era sua intenzione procedere alla revoca di Siri qualora lo stesso non si fosse dimesso. Matteo Salvini è su tutte le furie. Ma ci sono le Europee, dove vuole staccare i Cinque Stelle e poi decidere il da farsi. Perché è convinto che la manovra sia elettorale, con i Cinque Stelle che provano a recuperare qualche punto di percentuale per evitare il sorpasso del Partito Democratico, che avrebbe un impatto psicologico fortissimo.

Il contratto di governo non ha funzionato. Nicola Zingaretti, segretario nazionale del Pd, ha un doppio fronte: accreditarsi come leader dell’unica coalizione che può fronteggiare, nel lungo periodo, il centrodestra a trazione Lega e cercare il sorpasso nei confronti dei pentastellati di Luigi Di Maio.

In tutto questo i livelli locali sono completamente assenti. Nessuno parla, nessuno prende posizione. Non i parlamentari leghisti Claudio DurigonFrancesco ZicchieriFrancesca Gerardi e Gianfranco Rufa. Non quelli dei Cinque Stelle Luca FrusoneIlaria Fontana ed Enrica Segneri. Come se in questa autoproclamatasi Quarta Repubblica non si avesse il diritto di esprimere un punto di vista politico.

In realtà però il silenzio rappresenta una conseguenza dello schema gerarchico che guida oggi i Partiti: nella Lega il capo è Matteo Salvini e basta. Nei Cinque Stelle Luigi Di Maio e non si discute. In Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e tutto il resto è noia. In Forza Italia esiste solo Silvio Berlusconi. Unica eccezione il Partito Democratico, dove Nicola Zingaretti da due mesi riesce nel miracolo di non far esplodere le tensioni tra le varie correnti.

Adesso però alle Europee deve fare qualcosa in più: convincere il Pd e il centrosinistra a una prova di unità. Per una spallata ai Cinque Stelle intanto. La Lega è ancora troppo lontana.

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