Quei ragazzi ai quali vorremmo imporre i nostri sogni

Senza Ricevuta di Ritorno. La ‘Raccomandata’ del direttore su un fatto del giorno. È arrivato il momento di capire che i figli devono inseguire i loro sogni: non devono realizzare i nostri che avevamo fatto per loro. Anche se decidono di essere gay.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

C’è poco da fare: è una questione di numeri. Buona parte dei centri decisionali sul territorio sono oggi nelle mani di 45enni – 50enni. Questione di anagrafe, di percorsi nelle carriere, di un Paese nel quale conta più l’età che la capacità. È un dato di fatto: non è questo il tema.

Chi oggi ha quell’età è nato a cavallo tra gli Anni ’60 e ’70 dello scorso secolo. Ed è stato concepito da genitori nati sul finire degli Anni ’40, vissuti ed educati in un ambiente – quello dei nostri nonni – fatto di persone degli Anni ’20.

Solo così riusciamo a capire perché in queste ore finisca al centro dell’attenzione una ragazza cacciata di casa perché ama un’altra donna; i genitori hanno avviato le pratiche di disconoscimento. Lei ha risposto: “Speriamo che si facciano curare”. (Leggi qui)

Purtroppo non è così semplice: non c’è cura contro l’ignoranza. Non c’è cura per chi non capisce che i figli hanno il diritto di vivere i loro sogni e non quelli nostri che avremmo voluto per loro.

È quell’ignoranza che ha consentito ad una persona, arrestata oggi dalla polizia di Latina, di adescare ragazzi su Internet e dopo qualche incontro di ricattarli minacciando di dire che sono gay ai loro genitori.

I sogni sono i loro, non i nostri

È difficile, per chi oggi ha 50 anni, figlio di gente nata negli Anni ’40, educata da gente nata negli Anni ’20, accettare una cosa del genere. Comprensibile.

Ma, pensateci bene: da quell’epoca abbiamo abolito le colonie, cancellato nobili e mezzadri, non c’è più nemmeno la catena di montaggio: sostituita dalla linea. Abbiamo il gas per scaldarci al posto del camino, l’acqua corrente in casa calda e fredda e c’è pure il miscelatore. 

Forse è arrivato il momento di non guardare sotto le lenzuola dei figli. Ma alla loro felicità. Gli risparmieremmo un mucchio di sofferenze inutili. Ne hanno già abbastanza da affrontare.

Senza Ricevuta di Ritorno