Quei soldi tanto necessari ma così difficili da incassare

Il Comune di Frosinone è tra i peggiori capoluoghi in Italia per multe da incassare. Eppure quei soldi sono indispensabili per contribuire al risanamento delle casse. Che da dieci anni incatena lo sviluppo del Capoluogo

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

Quando Nicola Ottaviani, nel lontano 2012, indossò per la prima volta la fascia tricolore da sindaco era visibilmente emozionato. Comprensibile. Aveva appena strappato la guida della città di Frosinone al centrosinistra che la governava da sempre. Nel tempo c’era stata un’unica eccezione: l’amministrazione del sindaco Paolo Fanelli a metà degli Anni 90 che proprio Ottaviani contribuì ad affondare.

L’emozione di quel giorno però non durò molto. Giusto il tempo di qualche foto. Perché dagli Uffici comunali lo informarono che c’erano debiti per circa 50 milioni di euro da ripianare con la Corte dei Conti.  

Il piano di rientro

Nicola Ottaviani

La vicenda è arcinota. Per anni i Comuni hanno ‘sistemato‘ i Bilanci in maniera molto creativa. Ad esempio, bastava prevedere una super entrata anche fantasiosa per pareggiare i conti; al momento del rendiconto si prendeva atto che i soldi non erano entrati e si parcheggiava la somma nei ‘residui attivi‘, una specie di conto delle favole che lievitava anno dopo anno.

Il gioco è andato avanti fino a quando non è entrata in campo la normativa Monti sull’Armonizzazione dei Bilanci. Ha introdotto regole europee in base alle quali le entrate e le uscite devono essere certe. Per molti Comuni è stato il collasso: sono andati in dissesto.

Nel 2012 il sindaco di Frosinone chiede una ricognizione precisa agli Uffici. Vuole l’ammontare esatto di tutti i debiti. La somma lievita ad oltre 50 milioni di euro. Così nel 2013 il Comune di Frosinone deve decidere se imboccare la strada del dissesto oppure concordare un piano di rientro che spalma il debito in dieci anni. È una scelta di quelle che fanno tremare i polsi: perché vincola le scelte del Comune per i dieci anni successivi, lo sottopone ad una verifica periodica della Corte dei Conti. Nicola Ottaviani ed il suo assessore alle Finanze Riccardo Mastrangeli per evitare il dissesto finanziario dell’ente scelgono di aderire al piano di rientro decennale. Si legano le mani dal 2013 al 2022.

Soffro ma non incasso

Riccardo Mastrangeli (Foto © Stefano Strani)

Un piano oneroso ed impegnativo per la città. Ha costretto il sindaco Nicola Ottaviani a centellinare e gestire con grande oculatezza; si dice in questi casi “con la diligenza del buon padre di famiglia“. Tutto. Ogni singolo centesimo in uscita dalla cassa. Dall’altro lato lo ha costretto ad adottare tutte le procedure amministrative ed organizzative necessarie ad incassare quanti più soldi possibile. Mettendo fine alla antica abitudine di non riscuotere i tributi dai cittadini: oneri concessori di urbanizzazione, multe ed ammende, in buona parte legate al Codice della strada.

E qui nasce un problema. Perché se è vero, come è vero, che un ente in difficoltà finanziaria fa di tutto per reperire risorse in entrata, deve essere poi, amministrativamente coerente. E procedere anche al relativo incasso. Quello vero però, non virtuale da portare in bilancio.

In questo, il Comune di Frosinone non risulta particolarmente virtuoso. Almeno non quanto lo è stato per l’intero percorso di risanamento. Ce lo dice Openpolis, che non è proprio l’ultima arrivata. Openpolis infatti è una fondazione indipendente senza scopo di lucro che promuove progetti per l’accesso alle informazioni pubbliche, la trasparenza e la partecipazione democratica. In pratica: prende i dati delle Pubbliche Amministrazioni e li sviluppa all’interno di un ragionamento. Come in questo caso.

Chi incassa e chi no

Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica

In questo caso Openpolis ha messo in fila i numeri con i quali analizza quali sono le città italiane che nel 2021 hanno incassato di più per multe e ammende. Ovvero, tutti quegli introiti derivati dal controllo e dalla repressione degli illeciti. 

C’è una voce tra le entrate del bilancio comunale, intitolata “Proventi derivanti dall’attività di controllo e repressione delle irregolarità e degli illeciti“, inclusa all’interno delle entrate extra-tributarie. Sono inclusi in questa sezione, gli incassi del Comune relativi a multe, ammende, sanzioni, somme per il risarcimento danni e oblazioni comminate a carico delle famiglie, delle imprese, delle altre amministrazioni pubbliche o di istituzioni sociali pubbliche o private, operanti all’interno del proprio territorio.

Ma quali sono i Comuni più virtuosi nel 2021?

È Firenze la grande città che riporta le entrate maggiori. Si parla di 128,01 euro pro capite. A seguire altri tre Comuni del nord: Bologna (109,75 euro), Padova (92,36 euro) e Milano (88,69 euro).

I valori minori si registrano invece a Trieste (28,98 euro pro capite), Catania (21,11 euro) e Messina (19,23)

E Frosinone? A fronte di entrate per controllo e repressione degli illeciti pari euro 786.876,94 l’entrata effettiva pro capite quindi rispetto ai 46.063 abitanti (fonte ultimo censimento Istat) è stata di euro 19.95 euro. Sono pochi, sono tanti?

Tanto o poco da incassare

Foto © Carlo Carino / Imagoeconomica

Se sia molto o poco lo si capisce facendo un benchmark, sempre tramite lo studio di Openpolis. Cioè un confronto con altri Comuni Capoluogo del Nord, Centro e Sud Italia.

La situazione, andando da Nord e Sud è questa: Asti riscuote 28.3 euro, Alessandria 40.4 euro, Cremona 27.68 euro, Ferrara riscuote 20.63 euro. Al Centro Italia va benissimo Grosseto che riscuote 51.78 euro procapite, Ascoli Piceno 29.83 euro. Al Sud invece Avellino riscuote 22.52 euro mentre Caserta 20.06 e Potenza 31.48 euro. Taranto è la peggiore con appena 16.17 euro riscossi pro capite, va molto meglio una città turistica come Siracusa con 35.01 euro riscossi pro capite.

Solo per informazione Roma, che comunque è sempre un caso a parte, ha raggiunto un dato pro capite di 42.35.

Da questo confronto emerge che il Comune di Frosinone non ha proprio brillato nell’attività di riscossione dei propri soldi, dovuti per le attività di controllo e repressione degli illeciti. Perché? Visto che all’amministrazione Capoluogo le risorse finanziarie servono veramente come il pane, considerato anche, ma non esclusivamente, il famoso piano di rientro?

La risposta che sempre si ascolta, in questi casi, dagli uffici del Comune è “abbiamo poco personale a disposizione“. Il che può anche essere vero. ma resta difficile da comprendere.

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