Quel carroccio lanciato su una strada dissestata

La Lega in provincia di Frosinone si sta ritrovando isolata. FdI ha preferito fare l'alleanza con Forza Italia. Ed ha assunto il ruolo guida nelle trattative per il sindaco di Cassino. In più il ritardo di Ottaviani

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

La voglia di leaderismo della Lega in provincia di Frosinone sta isolando poco alla volta il Partito di Matteo Salvini. Lo dimostra una serie di episodi avvenuti negli ultimi giorni: come nodi politici arrivati ora al pettine.

Il primo nodo. Fratelli d’Italia, l’altro partito sovranista per eccellenza, nei giorni scorsi ha deciso di fare con Forza Italia e non con la Lega la lista per le prossime elezioni provinciali. Questa volta è stato il Carroccio ad essere escluso, a differenza di quanto accaduto su scala nazionale. Questo rende molto più difficile la formazione di una lista leghista da schierare alle elezioni Provinciali di aprile. Della quale non c’è ancora traccia.

Il secondo nodo è quello degli emarginati. Sono venuti allo scoperto sabato sera nel corso della conferenza stampa tenuta a Frosinone da Alessia Savo e Fabio Forte. Che hanno rivendicato di essere stati, rispettivamente, il candidato leghista più votato alle elezioni regionali del Lazio; il coordinatore che ha messo su l’intera organizzazione prendendo Noi con Salvini quando era alle 0,7% in provincia. (leggi qui Bombe leghiste sul Carroccio: iniziata la guerra di Savo e Forte). È il segnale di un disagio sempre più evidente, di una fronda interna sempre più consistente, di uno scollamento reale. Perché in sala c’erano una ventina di amministratori ed ex coordinatori. Che ora metteranno a ferro e fuoco la Lega: ma dall’interno, paradossalmente facendola crescere. Si impegneranno a farla crescere il più possibile per dimostrare chi è ad avere il consenso.

Il terzo nodo è l’accordo raggiunto a Veroli dal Centrodestra per le elezioni comunali. Il senatore leghista Gianfranco Rufa non ha toccato palla. E meno ancora l’ha toccata il coordinatore provinciale Carmelo Palombo.

Il quarto nodo è Cassino con la follia politica di una crisi aperta al buio, buttando giù un’amministrazione di centrodestra dopo avere lavorato mesi per riuscire a riottenere un ruolo di governo concreto, con un vicesindaco operativo e non di facciata, un assessorato pesantissimo come i Lavori Pubblici, la garanzia che il piano Sicurezza sarebbe stato realizzato. In una notte la Lega ha gettato tutto questo e determinato la caduta dell’amministrazione. Legittimo. Ma i golpe si preparano. Oggi la Lega doveva essere in campagna elettorale con un suo candidato al quale imporre a tutto il resto del centrodestra d’andare a rimorchio. Invece nulla.

Il fatto che il tavolo del centrodestra sia stato convocato per lunedì sera su iniziativa di Fratelli d’Italia e non della Lega è sintomatico di una situazione che giace nella confusione. E di un Partito che non esercita il ruolo politico di guida che invece rivendica.

L’ultimo elemento di riflessione è la frenata di Nicola Ottaviani. Fino a qualche settimana fa in via Bellerio davano per fatto il passaggio del sindaco di Frosinone alla Lega. I quadri intermedi Gianmarco Centinaio e Claudio Durigon sono pronti a fare gli spari a festa. Ma è il livello locale ad avere aperto il fuoco di sbarramento: troppo ingombrante un Ottaviani in squadra, troppi finirebbero nell’ombra di fronte ad uno spessore così elevato, fatto di molta sostanza e pochi selfie.

Basterebbe già questo per comprendere che sul Carroccio al momento manca quella quantità di territorio necessaria a stabilire una rotta coerente.

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