Quel digiuno che ci fa riconoscere tutti creati da Dio

Inizia il Ramadan, mese della meditazione nel corpo e nello spirito per i musulmani. Il vescovo Spreafico, e la sua lettera ai fratelli che così "esprimono la sottomissione al Dio misericordioso". La pandemia che ha colpito entrambe, senza distinzione di credo. Il dialogo come ponte per la convivenza e la pace

Trenta giorni per distaccarsi dai piaceri della tavola, assaporare la vittoria quotidiana della piccola rinuncia e nel frattempo meditare nel corpo e nello spirito. L’Islam, come il Cattolicesimo, è una religione ‘rivelata‘. Cioè è Dio spirituale che chiama l’uomo, gli parla, comunica con lui rivelando se stesso, facendosi conoscere. Oggi è il primo giorno nel quale le comunità musulmane commemorano la prima rivelazione del Corano a Maometto. È iniziato il Ramadan.

La Chiesa Cattolica italiana ha un uomo al suo interno incaricato di costruire ponti. Non con i mattoni: ma con la forza e la solidità del suo pensiero. Non per fare propaganda e proseliti: bensì per costruire il dialogo. Quell’uomo colto e capace di costruire dialoghi si chiama Ambrogio Spreafico ed oltre a presiedere la Commissione Cei per l’Ecumenismo ed il Dialogo è vescovo a Frosinone.

La preghiera della comunità islamica all’inizio del Ramadan © Imagoeconomica / Benvegnu’ e Guaitoli

In questa doppia veste ha scritto la sua lettera ai “fratelli e sorelle delle comunità musulmane” di Frosinone e di tutta l’Italia. Esprimendogli i suoi auguri e la sua vicinanza in questo mese, sacro alla fede islamica. Ricordando a tutti, islamici e cattolici, che In questo momento difficile, voi esprimete la sottomissione al Dio Onnipotente e Misericordioso attraverso questo tempo di digiuno e di preghiera”.

La pandemia di coronavirus ha toccato il popolo in preghiera. Senza distinzione di credo. La distanza fisica impedisce ai cattolici di frequentare le chiese ed assistere alla Messa, allo stesso modo impedisce ai musulmani di riunirsi nelle moschee e pregare. Ha costretto le comunità religiose a rivedere tradizioni e riti. Se era un disegno con cui svuotare i luoghi di culto – come qualche apocalittico sostiene – il risultato ottenuto è stato l’opposto: ora c’è una chiesa ed una moschea in ogni casa.

Per questo il vescovo Spreafico augura “Che questo Ramadan sia per le vostre comunità anche un segno di condivisione con chi soffre e non ha il necessario, perché la doverosa Zakaat al Fitr, a cui già le vostre comunità sono tenute, diventi davvero universale e quotidiana, come hanno dichiarato recentemente alcuni importanti esponenti del mondo islamico mondiale in relazione al coronavirus”.

Monsignor Ambrogio Spreafico

Il dialogo è ponte verso la conoscenza, lascia alle spalle la reciproca diffidenza, conduce alla Pace. “Vi auguro pertanto in questo mese sacro che le vostre comunità possano sempre manifestare nel nostro Paese il desiderio di pace e l’impegno per la convivenza, contrastando ogni genere di violenza e di divisione”.

Nel messaggio, monsignor Ambrogio Spreafico richiama anche il principio della fratellanza umana che lega in modo particolare tutti i seguaci delle diverse fedi.In una stagione in cui siamo tutti provati dal male che affligge il mondo a causa del Covid-19 e che ha travalicato ogni confine – si legge nel testo – le religioni, pur nella loro diversità innegabile, possono esprimere la necessità di ritrovare quell’armonia e quel seme di pace che ci uniscono, facendoci riconoscere tutti creati da Dio, tutti appartenenti all’unica famiglia umana”.

Il riferimento è al Documento firmato ad Abu Dhabi da Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb in cui si ribadisce che “l’unica via possibile per vivere in pace è il dialogo”.