Quel Dio fatto al contrario

È un Dio strano. Ci dice di amare i nemici, di  porgere l'altra guancia se ti danno uno schiaffo, che i beati sono i poveri invece dei ricchi… Come è possibile avere un Dio così? La risposta c'è

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. (Gv 21,3)

C’è un  ritornello, una situazione che si ripete continuamente nei racconti della resurrezione di Gesù: i discepoli lo incontrano, risorto, ma  non lo riconoscono. eppure sono stati tre anni con lui, l’hanno ascoltato, hanno visto i suoi miracoli, gli hanno promesso fedeltà. Quel Gesù che li ha chiamati amici sembra irriconoscibile. Perché?

Chi legge si attenderebbe scene di gioia, acclamazioni: era morto, è risorto. Gliel’aveva anche preannunciato, ma non avevano capito niente. Perché i discepoli di Cristo,  sia quelli che l’hanno conosciuto in quegli anni del I secolo dell’era volgare, sia quelli di oggi, hanno sempre difficoltà nel riconoscere Gesù.

O meglio, capiamoci:  quel Gesù che si presenta loro non è quello che avrebbero voluto, non è il liberatore dai nemici, non è colui che libera da ogni malattia, non è colui che fa scomparire gli scocciatori, che ci fa vincere alla lotteria, che ci fa morire qualcuno di cui attendiamo l’eredità… o ancora peggio. Non è quel Dio che desidereremmo noi.

Quel Dio strano

(Foto: Bartosz Siedlik © Imagoeconomica)

È un Dio strano. Ci dice di amare i nemici, di  porgere l’altra guancia se ti danno uno schiaffo, che i beati sono i poveri invece dei ricchi… Come è possibile avere un Dio così?

Non avevano capito nulla, come anche noi non capiamo, vogliamo crearci un nostro Dio a nostra immagine e somiglianza piuttosto che cercare di essere noi l’immagine di Dio.

Proprio in questi giorni assistiamo allo scandalo di discepoli di Cristo che si fanno la guerra gli uni con gli altri che non cercano la pace. Che anzi predicano vendetta e sopraffazione. Lo scandalo peggiore dei cristiani è la cattiva testimonianza,  mostrare che si dice una cosa e se ne fa un’altra, nonostante la parola di Dio sia così chiara ed evidente.

Il modello nell’Esodo

Foto: Alexandra Koch

Il libro di Esodo ci mostra un modello, un paradigma, del rapporto tra Dio e noi: Dio li ha liberati dalla schiavitù d’Egitto eppure appena Mosè li lascia soli ecco che chiedono ad Aronne di costruire un Dio come dicono loro, un Dio che possano toccare, vedere, un Dio come quelli cui sono abituati, con cui possono fare contratti: se mi fai questo, ti sacrifico quest’animale…

Ma quel Gesù che appare ai discepoli, quel Gesù che vediamo ogni giorno incarnarsi nelle tante persone che dedicano la loro vita agli altri disinteressatamente è ben diverso, è un Dio che vuole essere imitato, seguito, non temuto e non vuole, soprattutto, essere strumentalizzato per i propri scopi.

(Leggi qui qui tutte le meditazioni di Pietro Alviti).