Quel giusto tra gli orrori di Bakhmut

Senza ricevuta di ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. La tradizione vuole che Dio non distrugga il mondo perché ci sono sette Giusti. Uno di loro porta la divisa ed è a Bakhmut

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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C’è in Israele un giardino dedicato a loro nel comprensorio di Yad Vashem a Gerusalemme. È dedicato ai Giusti tra le nazioni ovvero ai non ebrei che durante l’Olocausto rischiarono le loro vite per soccorrere in qualsiasi modo gli ebrei perseguitati dai nazisti.

Lì ci sono centinaia di storie. Vengono da tutto il mondo. Perché la Scrittura vuole che il Signore fermò la sua indignazione quando Abramo (il papà degli Ebrei, dei Cristiani e dei Musulmani) gli fece notare che a Sodoma, nonostante la perdizione, c’erano comunque dei Giusti.

In quel giardino, nei tanti giardini in giro per il mondo, dedicati a questo tema ci sono infiniti nomi di uomini e donne normali. Che non pensavano di essere eroi: ma soltanto di fare quello che era giusto, mettendo in conto di potersi prendere una raffica di mitra nel caso in cui venissero scoperti.

Foto © Dmytro ‘Orest’ Kozatsky / Battaglione Azov

È per loro che il mondo ha ancora una speranza. Perché significa che c’è ancora un barlume di umanità in mezzo alla crudeltà: tra le macerie, il sangue, gli stupri, le torture, la polvere da sparo, c’è chi mette in gioco se stesso per aiutare gli altri. Il rischio del sacrificio: l’essenza del Cristianesimo.

E che vi piaccia o no, che siate cristiani, ebrei, musulmani, atei o agnostici: oggi Abramo, quello che poteva discutere con Dio, ha vinto un’altra volta: a Bakhmut, nell’inferno di Bakhmut, una famiglia è riuscita oggi a fuggire ai ceceni ed alla Wagner: raccontano “I russi volevano nostra figlia Sofia. Poi uno di loro ci ha fatto scappare”. Un giusto, con la divisa di Putin.

C’è ancora speranza per questo mondo.

Senza Ricevuta di Ritorno.