Quel viaggio di notte che salvò Cassino dalla distruzione

Senza Ricevuta di Ritorno. La ‘Raccomandata’ del direttore su un fatto del giorno. Quel viaggio di notte fino a Torino per parlare con Gianni Agnelli e salvare lo stabilimento di Cassino

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

La decisione venne presa di sera. Tardi. Nemmeno c’erano più gli aerei. Allora ci si mise in macchina: da cassino sei ore d’autostrada. Per arrivare all’alba a Torino.

L’abate di Montecassino, dom Bernardo D’Onorio, venne ricevuto con molto calore da uno degli ex allievi del collegio: l’avvocato Franzo Grande Stevens, discendente di una storica famiglia siculo-napoletana che per il figlio scelse gli studi sul sacro colle e non in una delle tante, blasonate strutture partenopee.

L’avvocato Stevens ascoltò il dolore di don Bernardo. Gli parlava di migliaia di migranti tornati a Cassino: chi dalla Francia, chi dall’Inghilterra, chi dalla Scozia e chi dall’Argentina e dalla Germania. 

Gente che aveva trovato finalmente lavoro, ristrutturato la casa dei genitori, costruito la nuova ai figli. Mandandoli anche a scuola, ora che c’era pure un’università in casa. E che c’erano figli nati con la promozione a caposquadra, case tirate su con le due ore di straordinario al giorno.

L’avvocato Stevens, fece fare ancora un piccolo spostamento a padre abate. Lo introdusse in un’altra palazzina. Aprì la porta e si accomiatò.

Padre abate parlò, raccontò di tutto quello che ora rischiava di saltare: un ascensore sociale che aveva tirato su dal nulla un intero territorio, restituendogli la dignità che si ha solo con il lavoro.

Poi venne il suo momento di ascoltare. Ascoltò. Ora di fronte aveva un altro avvocato. Gli spiegò che la situazione era critica, per Cassino in modo particolare. Perché le condizioni economiche nel mondo stavano rendendo tutto dannatamente complesso. Prese un impegno. E disse che se si fosse arrivati alla chiusura degli impianti, Cassino sarebbe stato l’ultimo a chiudere. Così fu.

Il 12 marzo di un secolo fa nasceva Gianni Agnelli, l’ultimo sovrano d’Italia. Che un mattino, ricevendo un monaco che aveva viaggiato tutta la notte, salvo Cassino da una nuova distruzione.

Senza Ricevuta di Ritorno.