Quella richiesta di congresso che ha fatto cadere le braccia a Zingaretti

Andrea Orlando non esclude il possibile ingresso del segretario nel Governo Draghi. Oggi si riunisce la direzione del Partito Democratico, con il leader che sta valutando ogni tipo di scenario possibile. Ma proprio non è riuscito a digerire la richiesta di Base Riformista. E a Marcucci ha risposto: «Parlare di congresso, ora, è da marziani»

Quella di Andrea Orlando, numero due del Partito Democratico, non è stata la solita semplice battuta. No. Quando ieri sera Bruno Vespa ha piazzato la domanda secca (Nicola Zingaretti ministro nel governo Draghi?), Orlando ha risposto prontamente:  “Perché no? Assolutamente, ce lo vedo”. Questo non vuol dire che Zingaretti sarà sicuramente ministro (magari dell’Interno). Vuol dire però che c’è una discussione seria in tutti i partiti, per indicare nel Governo Draghi i più alti rappresentanti politici. A dimostrazione della delicatezza del momento.

Se c’è Salvini ci deve stare Zingaretti

Andrea Orlando

Andrea Orlando ha spiegato: “Noi abbiamo detto una cosa molta chiara a Draghi: valuti lei le persone che possano aiutarla meglio. Noi non daremo nomi secchi ma daremo la disponibilità del Pd a dare una mano. Io ero alle consultazioni e ho sentito come Draghi ha messo giù le cose, ha detto che è per un governo europeista, che spinga ulteriormente sul processo di integrazione e rivendichi anche scelte fin qui fatte dall’Europa”.

Aggiungendo: “Tutte cose che Matteo Salvini ha sempre messo in discussione. Non basta dire “Salvini ha cambiato idea e va bene così”. Io dico che servono attenzione e cautela su questa conversione… Noi a Draghi abbiamo detto che se si allarga di più il perimetro, non mettiamo veti ma vanno precisati meglio i punti e chiariti meglio gli obiettivi e cronoprogramma sulle cose che vogliamo fare. Sta a Draghi valutare la compatibilità delle posizioni politiche tra le forze che hanno recepito l’appello del capo dello Stato”. Se cioè nel Governo ci sono i leader, allora Nicola Zingaretti non potrà tirarsi indietro. Anche per “marcare” Salvini. Il ragionamento politico ci sta tutto.

Oggi la Direzione Pd

Oggi si riunisce la direzione nazionale del Pd. In linea di principio Nicola Zingaretti finora non è mai stato troppo propenso ad un’entrata nel Governo. Sia perché ha già due ruoli impegnativi (presidente della Regione Lazio e segretario nazionale del Pd), sia perché i profili di questi Governi non sono tali da poterci “investire” anche per il futuro. Cioè, restando segretario e non diventando ministro, Nicola Zingaretti avrà maggiori spazi di azione. Per “sparare tutte le cartucce” nella prossima campagna elettorale.

Foto Livio Anticoli / Imagoeconomica

Anche perché Nicola Zingaretti è di pessimo umore per le continue richieste di alcune aree interne del Pd di andare al congresso. Per metterlo in discussione ovviamente.

Il Corriere della Sera ha ricostruito uno scambio di battute tra Zingaretti e Grillo che dà il senso di quanto sta succedendo: “: Grillo: «Com’è andata?». Zingaretti: «La situazione si muove, si muove», replica un po’ vago il segretario del Pd, che comunque qualche pensiero ce l’ha pure lui (da ore gli arrivano i siluri interni della coppia Bonaccini & Gori, che con grande sensibilità politica pensano di assaltare la segreteria del partito mentre qui non c’è ancora nemmeno un governo; poi, ma questo Zingaretti non lo ammetterà mai, poi c’è che gli tocca venire a parlare con Draghi insieme ad Andrea Marcucci, il capogruppo al Senato legato da profonda amicizia a Matteo Renzi, il sorriso dolciastro, la richiesta di un congresso formulata mentre ancora il Paese viaggia alla media di 400 morti al giorno; Zingaretti gli ha dovuto rispondere duro: «Parlare di congresso, ora, è da marziani»)”.

Nicola Zingaretti non usa mai toni sopra le righe, Ma non questo non vuol dire che non s’incazza. Anzi.