Quella volta che Frattini si interessò dello sviluppo di Frosinone

Il ricordo di Franco Frattini tracciato da Gabriele Picano. Che ne fu il coordinatore della componente sul territorio. I primi incontri a Roma. I convegni a Cassino. L'esordio con Martelli, la 'scoperta' con Berlusconi, l'invito a studiare sempre. Quando si interessò dell'aeroporto a Frosinone

«L’ultima volta che ci siamo sentiti è stato a gennaio: l’ho chiamato per fargli gli auguri. Era stato appena nominato Presidente del Consiglio di Stato dal governo Draghi: gli dissi che era l’uomo giusto per quell’incarico perché pochi come lui avevano una altrettanto solida preparazione, accompagnata da una lunghissima esperienza. Le due cose ne facevano una figura completa: tecnicamente e praticamente. Al che andava aggiunto il suo garbo, la sua gentilezza d’altri tempi, la sua correttezza che nel mondo politico non è comune. In quella telefonata gli dissi la mia certezza che le sue competenze professionali avrebbero contribuito a migliorare l’organizzazione del massimo organo della giustizia amministrativa». Si commuove Gabriele Picano nel ricordare il suo amico Franco Frattini.

Conoscenza antica

Gabriele Picano

Si conoscono dall’epoca in cui Frattini era ministro degli Esteri, Governo Berlusconi II. «Era il 2002 ed ero un giovane laureando in Giurisprudenza a Roma Tre. Avevo già la passione per la politica. Incontrandolo gli dissi che intendevo specializzarmi in Diritto Internazionale e lui mi incoraggiò a proseguire. Sia nell’attività politica che negli studi».

Si rivedono durante il Berlusconi IV, Franco Frattini viene chiamato di nuovo alla Farnesina. «In quel periodo sono stato il coordinatore del suo gruppo in Provincia di Frosinone. Due volte venne in provincia per partecipare a convegni organizzati dalla componente. La prima volta fu a Cassino il 9 dicembre 2012 un’altra a Frosinone. Rimase colpito dalle presenze: lui non era uomo da palchi e da piazze, fondamentalmente era un giurista prestato alla politica. E quel calore, quella partecipazione in provincia gli davano la dimensione di quanto fosse concreta e percepita la sua azione».

La sua carriera nasce all’ombra della politica. «È Berlusconi a pescarlo tra i collaboratori di Claudio Martelli: Franco era il consigliere giuridico dell’allora Numero 2 del partito Socialista e vicepresidente del Consiglio guidato da un immenso Giulio Andreotti. Fino a quel momento era un tecnico. È Berlusconi ad intuirne le immense potenzialità e decide di nominarlo Segretario Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri durante il suo primo Governo nel 1994».

Frattini ed il territorio

Franco Frattini (Foto: Alvaro Padilla © Imagoeconomica)

Quando passa la stagione politica anche per Franco Frattini non si interrompono i contatti. «A Natale era solito invitare gli amici stetti all’Hotel de le Minerva e non dimenticava mai di farmi chiamare». Non risparmiava consigli. In uno di quegli incontri romani per gli auguri di Natale «mi ricordò di migliorare sempre. Diceva che la politica passa ma la preparazione professionale resta ed è fondamentale. Intendeva dire che tranne pochi casi non ci sono uomini giusti per tutte le stagioni politiche ed è bene che ci sia un ricambio. Proprio per questo era importante crescere professionalmente e costruire la propria credibilità personale. Penso che proprio la sua competenza e la sua esperienza internazionale siano state un elemento che abbia dato più peso, più tono e più autorevolezza al Berlusconi IV».

A Franco Frattini si rivolge Gabriele Picano quando è presidente della società Aeroporti di Frosinone. Ed è tramite Franco Frattini che si interfaccia con l’allora presidente Enac Vito Riggio per portare avanti il progetto dell’aeroporto civile a Frosinone. «Mi diede una mano importante» ricorda Picano. (Leggi qui: Tutti assolti, l’aeroporto non era un sogno inutile).

Ha saputo della sua morte la vigilia di Natale da un flash di Alessioporcu.it «Sono rimasto molto colpito. Sapevo che stava male. Combatteva da tempo contro la malattia. Già una volta l’aveva superata. Sulla sua salute, come su tutte le altre cose personali, era molto riservato, non amava stare al centro dell’attenzione. E credo che sarebbe infastidito anche da queste poche parole. Voglio dire soltanto che il Paese perde un servitore dello Stato di rara competenza ed infinita signorilità. E forse erano proprio queste le cose per le quali avrebbe preferito essere ricordato».

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