Quell’analisi rimossa dalla memoria del Pd

Le sconfitte del 2012 e del 2017 sono molto diverse tra loro: ma in nove anni nessun approfondimento. Sul tavolo non c’è soltanto la candidatura a sindaco, ma anche e soprattutto il tema della coalizione

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

La scelta del candidato sindaco sarà sicuramente importante, ma per il centrosinistra il tema delle prossime elezioni comunali di Frosinone è anche un altro. Perché la terza sconfitta consecutiva sarebbe impossibile da gestire sul piano politico. E va ricordato che fu proprio la prima vittoria di Nicola Ottaviani nel 2012 a dare inizio allo sgretolamento di una coalizione che mai più è tornata ai livelli precedenti. 

Ma quello che è mancato in nove anni è un’analisi vera di quei risultati. Molto diversi tra loro. Non soltanto sul piano numerico, ma perfino su quello politico.

Il caso 2012

Angelo Pizzutelli (Foto: Giornalisti Indipendenti / Ciociaria Oggi)

Nel 2012 il centrosinistra si presentò diviso. Con l’allora sindaco in carica Michele Marini che al primo turno arrivò al 24,18% (6.921 voti).

Mentre la coalizione che lo sosteneva, composta da 5 liste, ottenne il 23,07% (6.357 voti).

Il Partito Democratico al 10,46% (2.882 consensi).

Mentre Domenico Marzi si fermò al 22,85% (6.541 voti). Con la coalizione a sostegno (3 liste) che di preferenze ne contò 6.385 (23,17%). Il Psi mise in fila 2.596 voti, il 9,42%.

Al ballottaggio arrivò per un soffio Michele Marini. La somma delle due coalizioni fu però del 47,03%.

Nicola Ottaviani (centrodestra) al primo turno arrivò al 44,38% (12.706 voti). Poi diventò sindaco al secondo turno con il 53,12% (12.577 preferenze). Tornando al primo turno, il centrodestra (9 liste) ottenne 13.140 voti (47,69%). 

Al ballottaggio Michele Marini di voti ne prese 11.099, il 46,88%. Un recupero indubbiamente ci fu, ma le lacerazioni pesarono in maniera decisiva.

Il caso 2017

Fabrizio Cristofari (Foto: Andrea Sellari / A.S. Photo)

Completamente diverso lo scenario del 2017. Quando Nicola Ottaviani venne confermato sindaco al primo turno, con il 56,39% dei voti, che furono in totale 15.038. Mentre Fabrizio Cristofari, candidato sindaco del centrosinistra, ottenne il 27,26% (7.271 voti).

Ed è proprio la differenza tra il 2012 e il 2017 a dire come la frattura nel centrosinistra si è ulteriormente allargata in cinque anni. Quattro anni fa il Pd di voti ne prese 2.414 (9,30%). Mentre il Psi 1.367 (5,27%). E sono proprio i numeri, che hanno la testa dura, a certificare come la coalizione di centrosinistra sia indietreggiata.

Coalizione ed alleanze

Tra undici mesi il candidato sindaco metterà sicuramente in campo una coalizione fortemente civica. Ma non potrà bastare, considerando che comunque si dovrà partire da una base di voti di Partito. Bisognerà costituire liste all’altezza della situazione, competitive. Non sarà semplice.

Poi c’è la questione delle alleanze, che è rimasta sospesa da tempo. Inevitabilmente dovrà essere il Partito Democratico a prendere l’iniziativa. La recente presa di posizione del leader dei Socialisti Gian Franco Schietroma ha toccato un nervo scoperto. (Leggi qui Schietroma al Pd: «Volete scherzare o fare sul serio?»).

Poi c’è il tema di come scegliere il candidato sindaco. Nessuno parla più di primarie dopo che erano state ipotizzate nei mesi scorsi. Undici mesi non sono tanti per una coalizione da rifondare. 

Primarie o sintesi? Troppi silenzi 

Dopo Ottaviani non semplice In undici mesi può succedere di tutto 
Nicola Ottaviani (Foto: Stefano Strani)

Il tempo continua a diminuire. Adesso mancano undici mesi alle elezioni comunali di Frosinone. Inutile farsi troppe illusioni: prima di gennaio ci saranno soltanto schermaglie. Poi, quando il gioco si farà duro, i duri cominceranno a giocare. Ma il primo nodo da sciogliere nel centrodestra sarà rappresentato dal metodo. Detto in altri termini: come verrà scelto il candidato sindaco? Partendo dal presupposto, ovvio ma significativo, che Nicola Ottaviani non potrà candidarsi per il terzo mandato consecutivo.

Lo stesso Ottaviani non arretra di un millimetro dalla sua impostazione: le primarie. Ma bisognerà vedere quello che succederà al tavolo regionale del centrodestra. Perché undici mesi, di questi tempi, sono un periodo lunghissimo. E con gli scenari politici in continua evoluzione è davvero complicato immaginare quello che potrebbe succedere.

Non sono arrivate risposte ufficiali all’appello lanciato da Adriano Piacentini, presidente del consiglio comunale di Frosinone e subcommissario di Forza Italia. Il quale aveva detto: «A tempo debito di vedrà se il candidato sarà scelto con le primarie oppure con un altro metodo. L’importante però è che il centrodestra si muova con umiltà e lealtà. Nel capoluogo siamo maggioranza e dobbiamo averne consapevolezza. In secondo luogo tutti quelli che intendono avanzare la propria candidatura a sindaco, facciano dei passi avanti nel pieno della trasparenza. A quel punto ci confronteremo e, dopo che sarà stato definito il metodo per indicare il candidato, ognuno si giocherà le proprie carte».

Adriano Piacentini Foto: AG. IchnusaPapers

«Con il patto di ferro (meglio se scritto) che in ogni caso tutti sosterranno la coalizione e resteranno nel centrodestra. Non sarebbero accettabili giochetti di altro tipo. Faccio un esempio: se in questo momento uno dice di non essere interessato alla candidatura a sindaco, poi non può succedere che all’ultimo istante utile cambi idea. Magari presentandosi con un profilo civico per mettere in evidenza le presunte difficoltà dei Partiti».

«Intendiamoci: le liste civiche sono fondamentali. Il ragionamento è questo. Nel caso si facessero le primarie, tutti potrebbero partecipare. Chi sostenuto dai partiti, chi dalle liste civiche. Evitiamo però le furbate e i nascondini».

Il punto è dirimente. Intanto per capire chi farà parte del centrodestra. E poi perché, anche se si facessero le primarie, si porrebbe il tema del numero di partecipanti. Il rischio è quello dell’annacquamento in partenza del vincitore. 

*

Leggi tutto su