Quelle mosse strategiche di Francesco che passano per don Domenico Pompili

Cosa c'è dietro alle recenti mosse di Papa Bergoglio. Che coinvolgono con discrezione il vescovo Pompili, già parroco ad Alatri ed allievo del Leoniano di Anagni. Come vanno lette le recenti decisioni sul presepe. E dove possono portare

La battaglia in difesa del presepe mossa da Papa Francesco passa da Greccio. Dunque, per necessità, passa dal vescovo Domenico Pompili. Ma non è un caso che il Santo Padre abbia scelto proprio quelle terre, e proprio quella diocesi, per iniziare a fare da scudo a chi – come ogni anno – polemizzerà per la presenza della rappresentazione presepiale nelle piazze e nelle scuole italiane.

Il Papa lo sa: la boutade del ministro Lorenzo Fioramonti sul crocifisso di qualche settimana fa basta e avanza come preambolo. E il presepe, per Jorge Mario Bergoglio, che è anzitutto un teologo del popolo da un punto di vista culturale, è importante. Anzi: è fondamentale. Per la tradizione, certo, ma anche perché il presepe raffigura bene il tipo di Chiesa che ha in mente il Santo Padre: semplice, ma diretta. È quella che nell’ambiente viene chiamata la “Chiesa in Uscita” promossa dall’ex arcivescovo di Buenos Aires.

Monsignor Domenico Pompili

E il messaggio del presepe è direttissimo. Così come è diretto il rapporto instaurato in questi anni con mons. Domenico Pompili, che è originario di Acuto e si è formato nel pontificio seminario Leoniano di Anagni. Dopo le alte cariche ricoperte in seno alla Cei, è stato spedito a Rieti. Lo stesso Bergoglio ha scelto quella zona per Pompili.

Se Bologna per monsignor Matteo Maria Zuppi è stata una palestra, lo stesso, con ogni probabilità, si potrà dire per Rieti e Pompili. Ma non è un fatto di dignità cardinalizia, no. Pompili, come Zuppi del resto, non va cercando la porpora. Quella semmai arriverà perché il Papa avrà apprezzato il lavoro svolto: Bergoglio è un meritocratico e non bada troppo al “dove”, altrimenti Milano, per dirne una, avrebbe il suo cardinale.

La sintonia naturale tra il pontefice argentino e l’ex parroco della chiesa di San Paolo in Alatri la abbiamo già raccontata in tempi non sospetti: è nata nel tempo, ma si sta consolidando. E le Comunità Laudato Sì di Pompili sembrano contribuire al rafforzamento di questo legame. (leggi qui Monsignor Pompili, il vescovo che si confronta con il Papa).

Se la visita del pontefice argentino a Greccio, poi, può essere dovuta al fatto che proprio lì, nel santuario francescano, San Francesco d’Assisi inaugurò il primo presepe della storia, non è altrettanto naturale che Jorge Mario Bergoglio, potendo scegliere tra una rosa di consacrati abbastanza composita, abbia scelto anche mons. Domenico Pompili per il Sinodo panamazzonico. (leggi qui Il Papa chiama Spreafico e Pompili al sinodo che può rivoluzionare la Chiesa).

Monsignor Ambrogio Spreafico a Cop25 di Madrid

Francesco è consapevole di come Don Domenico – come continua a farsi chiamare – stia declinando sul pratico l’enciclica Laudato Sì, che è stata citata al Cop 25 di Madrid da un altro vescovo che il Papa tiene molto in considerazione, ossia monsignor Ambrogio Spreafico. (leggi qui Cop 25 a Madrid, il mondo sta finendo. Spreafico: recepire la Laudato si’).

Spreafico è un altro ecclesiastico laziale che Bergoglio ha voluto in Vaticano per l’appuntamento sinodale di ottobre. Due indizi fanno una prova, ma pure la visita a sorpresa presso la Cittadella di Nuovi Orizzonti a Frosinone certifica come il Santo Padre si sia reso conto di quanti frutti stiano provenendo da Frosinone e limitrofi.

Pompili stesso, in qualche modo, è ancora riconducibile alle esperienze diocesane frusinati. E la pastorale di Bergoglio, nelle zone citate, non incontra troppe resistenze. Nonostante la scuola sovranista di Trisulti di Steve Bannon e Bejamin Harnwell potesse rappresentare una sorta di presidio in difesa del tradizionalismo, le gerarchie ecclesiastiche laziali sembrano aver tenuto botta. Quel caso, semmai lo fosse, riguarda per lo più monsignor Lorenzo Loppa: la diocesi di competenza è Anagni-Alatri. 

Intanto “Don Matteo da Trastevere“, cioè il cardinal Zuppi, ha incontrato Matteo Salvini. Il neo porporato non fa parte della Regione ecclesiastica laziale, ma è romano. E Roma, da sempre, è deputata agli affari politici.

Monsignor Matteo Maria Zuppi, Cardinale di Bologna © Imagoeconomica, Alessia Mastropietro

Nel corso di queste ore si è diffuso un retroscena relativo a quell’incontro: quando il cardinal Camillo Ruini ha dichiarato a Il Corriere della Sera che la Chiesa cattolica non avrebbe dovuto chiudere al dialogo con la Lega, qualcuno nella capitale ha pensato che Ruini avesse ragione o comunque che non andasse demonizzato. E questo qualcuno, magari residente nella Comunità di Sant’Edigio e già con esperienze di governo alle spalle, ha valutato con Zuppi di fare questo passo verso l’ex ministro dell’Interno.

Niente che produca ” vecchie collateralità” . come le chiama l’ex segretario della Cei Nunzio Galantino – ma una mossa in grado di tamponare il fatto che Salvini, che in caso di elezioni potrebbe oggettivamente divenire premier (bastano i sondaggi) – hanno fatto notare dalle parti dell’Isola Tiberina – avesse nel cardinal Camillo Ruini, che proprio “bergogliano” non sembra essere, l’unico interlocutore disponibile.

La Chiesa è abituata a ragionare in prospettiva. Chi, meglio della Ecclesia, è in grado di interpretare il da farsi prima che i fenomeni accadano davverp? Il summit  tra il cardinale Matteo Maria Zuppi e il leader leghista Matteo Salvini, da quel che ci risulta, va interpretato in questo senso: prevenire è meglio che curare.  

Monsignor Pompili con Papa Bergoglio

Matteo Maria Zuppi, Domenico Pompili, Ambrogio Spreafico: non è un triade, ma può essere un terzetto attorno cui può ruotare la successione del cardinal Gualtiero Bassetti alla presidenza della Cei. L’arcivescovo di Perugia, ad aprile prossimo, compirà 78 anni. Papa Francesco, spesso e volentieri, rinnova gli incarichi, in speice quelli cosi delicati.

Da quando il segretario della Cei è Stefano Russo, poi, la natura dialogante di Bassetti sta emergendo: il focolarino Russo parla molto meno di politica rispetto a Galantino. Ma il pastore umbro potrebbe volersi dedicare a quello che gli è sempre stato più congeniale: fare il pastore, appunto. E allora il Lazio potrebbe davvero recitare un ruolo da protagonista. A

Almeno quando e se Bergoglio deciderà di sfogliare la margherita dei papabili per il vertice dei vescovi italiani. Ma queste sono presunzioni prospettiche. Di davvero attuale c’è la battaglia del Papa e Don Domenico in favore del presepe. 

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