Guardare al futuro significa soprattutto pianificare. E non pensare solo all'oggi. Ci troviamo di fronte ad una grave crisi di medici: c'è chi non ha pianificato. Nello stesso tempo c'è chi pensa ai Meccatronici: serviranno come il pane fra tre anni
Un politico guarda alle prossime elezioni; uno statista guarda alla prossima generazione. Un politico pensa al successo del suo Partito; lo statista a quello del suo Paese. L’hanno attribuita, sbagliando, ad Alcide De Gasperi: in realtà era il 1876 quando il teologo statunitense James Freeman Clarke affidava la sua riflessione al volume Wanted, a Statesman! in Old and New.
Poco rileva chi l’abbia detta per primo. Importa più chi l’applica per ultimo, una frase del genere. Questo è un Paese che deve decidere su cosa puntare: se continuare per mestiere a chiudere le stalle quando i buoi sono usciti, se scommettere sul futuro delle prossime generazioni.
L’avvertimento lanciato ormai tre anni fa da Maurizio Stirpe, vice presidente nazionale di Confindustria, non ha avuto molti discepoli. Governava Matteo Renzi, si presentavano Giulia e Stelvio nello stabilimento Fca Cassino Plant convertito ad Alfa Romeo. Nel giorno di festa, Stirpe fu l’unico a guardare alle prossima generazione: lo fece parlando di 4.0, definendola una rivoluzione già in atto e non come credevano tutti solo in arrivo; indicò i posti di lavoro che avrebbe cancellato, spiegò dove stavano quelli nuovi, sollecitò a realizzarli prima che lo facessero altri in diverse latitudini del mondo.
Pochi lo hanno ascoltato. Hanno preferito guardare alle prossime elezioni. Gli industriali lo hanno capito con largo anticipo e ancora una volta si sono mossi per tempo. Così l’altro giorno ha preso forma il primo Istituto Tecnico ad indirizzo Meccatronico: i ragazzi diplomati lì hanno già il lavoro in tasca. Gli imprenditori hanno presentato il progetto a febbraio (leggi qui L’avanguardia di Unindustria e il deserto della politica) ed a settembre si è operativi.
È lo stesso principio che ha portato l’unione industriale del Lazio Unindustria a promuovere l’alleanza delle università per sviluppare temi come Innovazione e Trasferimento Tecnologico. Un tema diventato ora decreto della Regione Lazio. (leggi qui Innovazione nel Lazio, via al Protocollo tra atenei e Regione).
Negli stessi giorni, l’assessore alla sanità del Lazio Alessio D’Amato deve allargare sconsolato le braccia nella Asl di Frosinone. E di fronte al dato che avverte come nel Lazio serviranno 15mila medici entro il 2025, può solo ricordare che la Regione ha fatto il possibile ma è il ministero a dover pianificare quei numeri. Tenendo conto delle esigenze negli ospedali, regolando così le ammissioni nelle Facoltà di Medicina. (leggi qui Asl, non si accorpa. E si va verso il Dea di II livello).
La conseguenza è che a Cassino non ci sono anestesisti per fare gli interventi, bisogna chiederli in prestito da Caserta e Roma.
Un politico guarda alle prossime elezioni; uno statista guarda alla prossima generazione. Fino ad oggi abbiamo avuto politici: non di elevato livello, stando ai risultati; di fronte abbiamo una scommessa. Nel giro di poco tempo sapremo se siamo ancora nelle mani di una politica che pensa al successo del suo Partito oppure ad una che pensa a quello del suo Paese (leggi qui Fatto il nuovo governo ora fate i nuovi italiani: Europei e senza odio).