Quello che i candidati non dicono

Ci sono temi che i candidati alla guida della Regione Lazio non toccano. Perché è meglio. Perché sono scomodi. Alcuni forse perché nemmeno li conoscono. Ma il futuro del Lazio passa da lì

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Evanescenti. I programmi messi a punto dai candidati Governatore del Lazio brillano per il buio che contengono su buona parte dei temi di sostanza. Restano senza una rotta argomenti strategici per lo sviluppo dei territori. E ciò che rende più allarmante la cosa è l’impressione che molti non abbiano il quadro aggiornato della situazione.

Il tessuto industriale

Il tessuto industriale del Lazio sta attraversando una fase di trasformazione epocale. Legata in buona parte al passaggio verso i motori elettrici e le auto di prossima generazione: l’Automotive è al tramonto e stiamo andando a larghi passi verso la Mobilità Sostenibile. Sono due mondi differenti: le aziende del Sud Lazio si sono già attrezzate. Al punto che buona parte di loro ha già brevetti propri e da tempo non produce solo per Stellantis. Ma in nessun intervento dei candidati alla successione di Nicola Zingaretti se ne sente traccia.

Una delle linee Stellantis

Soprattutto nessuno cita il primo Contratto di Filiera che è stato messo a punto proprio nel Lazio Sud. Un contratto che mette insieme l’indotto automobilistico, i poli di ricerca, i poli della formazione: talmente importante da sbloccare il Fondo Perduto europeo.

Il futuro passa per l’area industriale del Cassinate: lì c’è Power 4 Future, la joint venture di Fincantieri che costituisce la prima Gigafactory con annesso centro di ricerca e sviluppo. Alcuni tra i candidati in corsa per il Consiglio assicuravano fosse uno specchietto per le allodole che non sarebbe stato realizzato; semplicemente non sapevano nemmeno di cosa si stesse parlando.

La vera spina nel fianco è un piano industriale che privilegia il tessuto industriale francese a discapito della manifattura italiana. Tanto quanto lo sono le norme che scoraggiano gli investimenti nel Lazio: i 100 milioni cancellati da Catalent ad Anagni sono un’evidenza, le decine di milioni au quali ha rinunciato Sanofi Aventis sono un ulteriore segnale.

Nei discorsi dei candidati non c’è traccia di tutto questo. Nessuno che parli di un Lazio che deve essere protagonista al tavolo governativo sulla Mobilità Sostenibile. Nessuno che si faccia venire il dubbio sul futuro del distretto Chimico farmaceutico.

Tutti ambientalisti a parole

Marco Codognola AD Itelyum

All’industria è collegato il tema dell’ambiente. Nessuno ha colto il segnale lanciato nei mesi scorsi dal presidente di Unindustria Angelo Camilli e rilanciato dalla presidente territoriale di Frosinone Miriam Diurni. E cioè: c’è un clima antindustriale ingiustificato.

Oggi c’è chi indica l’industria come la principale responsabile dell’inquinamento. Una visione vecchia di almeno trent’anni. Oggi l’industria si occupa dell’esatto contrario. Soprattutto in provincia di Frosinone. Itelyum a Ceccano è ormai il principale player nazionale (e tra i principali in Europa) nella trasformazione degli inquinanti: recupera oltre il 90% degli olii industriali esausti, possiede una rete di aziende specializzate nel disinquinamento marino, recentemente ha acquisito il 61,98% di Ecowatt Vidardo con un’operazione strategica mirata ad integrare le attività della Divisione Ambiente con un impianto per la generazione di energia.

Per le aziende oggi è più conveniente non inquinare. Perché i loro scarichi sono nuova materia prima. Il Nord d’Italia resta il motore industriale del Paese perché ha l’energia elettrica a costi più bassi: ne produce in abbondanza dai rifiuti anziché interrarli. E la mette a disposizione delle imprese.

Foto Brufola / Imagoeconomica

Il Lazio ha procedure ambientali lentissime che finiscono per non far realizzare gli impianti e favorire così le aree del Nord. C’è da anni un progetto per produrre il gas naturale liquefatto che azzera le emissioni in atmosfera: dobbiamo continuare a portarlo da altre regioni perché qui non va avanti il progetto.

Nei discorsi degli aspiranti governatore si parla genericamente di andare incontro alle esigenze delle aziende rispettando l’ambiente. Significa niente. Perché il contrario sarebbe un reato. Si dice si al termovalorizzatore di Roma (tranne il Movimento 5 Stelle): altrettanto significa nulla perché l‘alternativa è diventare gli zimbelli d’Europa con l’immondizia sulle strade della Capitale d’Italia. Lasciando le ecomafie a portare avanti i loro vecchi business.

Il governo Zingaretti alla fine ha varato le Comunità energetiche. Lo ha fatto a ridosso delle elezioni: nemmeno c’è stato il tempo di capire cosa siano. La speranza è che non siano ispirate come la norma sulla qualità dell’aria: scritta a svantaggio della sola provincia di Frosinone in modo da favorire gli investimenti industriali nelle altre.

Formazione ed agricoltura sconosciuta

I cambiamenti del clima, la temperatura che sale, la popolazione che aumenta, la guerra in Ucraina: hanno messo a nudo un altro problema. Che il Governo di Giorgia Meloni ha compreso subito. Al punto di dare vita al Ministero dell’Agricoltura e per la Sovranità Alimentare. Significa che dobbiamo riprendere a farci le cose da mangiare se non vogliamo rischiare di finire alla fame.

Nel Lazio c’è una vocazione agricola quasi naturale. C’è un’industria della trasformazione ittica ed agricola che è strettamente legata ai poli del Freddo ed ai Mercati ortofrutticoli. Il principale Polo del freddo sta nascendo a Ferentino e lo sta costruendo una multinazionale olandese; i principali mercati ortofrutticoli stanno tra Fondi e Civitavecchia. Si intersecano con rotte navali e scali ferroviari di valore continentale. Nessuno ha toccato il tema fino ad oggi.

Stiamo resistendo alla grande sete solo grazie ai lavori avviati dai Consorzi di Bonifica insieme alla Regione. Con fondi che stavano per tornare all’Europa ed invece sono diventati opere idrauliche. Nessuno sa se ci sia intenzione di proseguire su questo solco. (leggi qui: La risposta alla siccità: c’è ma è ferma).

Tanto quanto è stato toccato appena di striscio il tema sul quale ha puntato con decisione il sindacato. La Cisl del Lazio quantomeno. Chiunque sarà il prossimo Governatore del Lazio dovrà affrontare la crisi legata alla fine per migliaia di posti: conseguenza della fine di decine di professioni che non serviranno più. Ma ne nasceranno altre: chi le impara prima si colloca sul mercato. C’è un intero mondo che sta prendendo forma nel Metaverso, ci sono scuole che nel Lazio fanno uso della realtà aumentata e del 5G.

Ma tutti questo, per i candidati alla guida del Lazio, sono temi evanescenti.