Qui Magazine, benvenuto tra le puttane (di A. Porcu)

Nelle edicole è tornato Qui Magazine. nello stesso giorno in cui Repubblica riunisce al Brancaccio il convegno sulla libertà di Stampa. Il pretesto delle prostitute con la penna. Il vero scopo di chi ci assedia. E la verità che non esiste.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Il coraggio è andare incontro al buio delle proprie paure, sfidarle per batterle. Le province di Frosinone e Latina in questi anni hanno fatto molto poco per attraversare il buio: quello della crisi industriale, dei valori sempre più impalpabili, di una politica sempre meno capace di rappresentare una realtà in disperata attesa di soluzioni.

Ci siamo lasciati andare alla corrente, sperando che non ci trascinasse al largo. Affidandoci più alla nostra buona stella che ad una pianificata strategia con una rotta ed un porto di approdo. La fortuna ci è stata vicina ancora una volta: Fca ha investito su Cassino, i fondi stranieri hanno trovato conveniente investire nella rianimazione della nostra capacità industriale soprattutto nell’area di Anagni (oltre a quelli ripartiti, ci sono sette progetti sul tavolo del sindaco Natalia: 4 nuove fabbriche e 3 ampliamenti).

Culo. Non programmazione.

 

Allora ha il sapore dell’incoscienza la sfida che in mattinata ha visto nelle edicole un nuovo prodotto. Qui Magazine è lo storico mensile patinato che quel visionario a corrente alternata rispondente al nome di Massimo Pizzuti ha realizzato oltre dieci anni fa. Ne aveva sospeso le pubblicazioni per concentrarsi su un altro progetto nel quale solo un folle visionario poteva accettare di lanciarsi a corpo morto: il salvataggio del gruppo Ciociaria Oggi – Latina Oggi.

Raggiunto il traguardo di avere assicurato un presente alle due storiche testate locali, come tutti i folli, è tornato alla sua prima fissazione: il giornale a metà tra il glamour e l’informazione approfondita, al confine tra il gossip e l’analisi autorevole, incrocio tra il serioso ed il licenzioso. Se fosse nato prima ed avesse avuto i soldi, Pizzuti avrebbe anticipato Bob Guccione ed inventato Penthouse, la rivista londinese destinata all’alta borghesia, con analisi finanziarie e contenuti per la hig class, corredata da eccezionali foto di ragazze poco vestite ma mai volgari.

Per nostra fortuna Guccione è arrivato prima. Altrimenti il sud Lazio non avrebbe avuto nemmeno un mensile.

 

Qui Magazine arriva nelle edicole in un giorno simbolico. Quello in cui Repubblica riunisce al teatro Brancaccio il convegno nel quale denunciare il più serio tentativo di imbavagliare la stampa dopo quello attuato da Mussolini negli anni Trenta.

Siamo sotto attacco. L’errore sarebbe asserragliarsi in una specie di Fort Apache difendendoci fino all’ultima cartuccia nella speranza che arrivi il 7° Cavalleggeri a salvarci. Perché quando c’è una protesta c’è sempre qualcosa ad innescarla: va compreso e affrontato. Come le paure.

Il più grande errore sarebbe sprangare le porte e ignorare che gli indiani intorno al Forte qualche straccio di ragione dovevano pur averla.

Allora diciamolo che un bel po’ di puttane, tra le nostre file, le abbiamo lasciaste prosperare: gente che con la scusa del giornalismo si è lasciata corrompere ed ha intascato o soldi o aiuti o piaceri vari.

Ma in percentuale non sono più dei politici imputtaniti che hanno cercato di comprare così il consenso,  acquistare il silenzio su situazioni imbarazzanti, condizionare l’opinione.

Se c’è una puttana ci deve essere pur sempre qualcuno che la paga per la prestazione.

 

Gli indiani che oggi assediano Fort Apache sono anomali. Con la scusa delle puttane stanno attaccando con l’artiglieria pesante la parte sana della professione: quella che ha continuato a fare in maniera seria il proprio lavoro, a cercare le carte, leggerle, interpretarle. Scrivendo tutto. Compreso che l‘Ilva è stata una grande truffa, non verrà chiusa né ci sarà un parco al suo posto. Che il gasdotto si farà. E la Tav collegherà l’Italia alla Francia. Che in Europa ci faranno un culo così perché fino ad oggi ci siamo tenuti in piedi facendoci prestare i soldi, foraggiando con salatissimi interessi: ma chi ci sta prendendo per il collo vuole pure la garanzia che riusciamo a pagare. Cosa che adesso non siamo proprio in grado di fornire.

Meglio attaccare i giornalisti allora, ridurli al silenzio, rimproverandogli che nella corporazione c’è qualche puttana.

 

Sul concetto di prostituti/e con la penna va fatto un ragionamento. Nato da una delle tante mail che giungono a questa disgraziata redazione.

Aspetta quindi noi lettori siamo ignoranti e stupidi se i giornalisti sono corrotti che scrivono fake news . Questa è una cazzata perché voi giornalisti siete pagati per portare a noi cittadini la verità .è noi dobbiamo fidarci perché non si può sapere tutto di tutti in tutto il mondo .
È solo una precisazione non un attacco al tuo lavoro

 

C’è un presupposto di base che è sbagliato: la verità non esiste. Perché ciascuno di noi ha un punto di vista: dato dalla sua esperienza, dalla sua cultura, dalla somma delle delusioni e dei successi incontrati nella vita. Ciò che per uno è positivo per un altro è traumatico.

Esistono tante verità. I giornalisti raccontano un punto di vista. Che è cosa diversa dalla verità.

Proprio per questo esiste il ‘pluralismo’: più giornali con più punti di vista diversi. Errore grave è quello di pensare che siano gli altri a portarci la verità: giornalisti, politici, post su Fb…

La verità la dobbiamo scoprire noi, ragionando su ciò che ci viene detto. Da tante parti. Da più punti di vista. Che raccontino le diverse sensibilità. Perché il mondo intorno a noi non è uno solo.

 

Proprio per questo allora ben venga la coraggiosa operazione di Qui Magazine. Una dei rari tentativi di introdurre qualcosa di nuovo in un territorio che a tutti i livelli si lascia andare alla corrente. Dal suo editore ci separano punti di vista e interpretazioni fondamentali. Ci unisce la comune volontà di fare bene e seriamente il nostro lavoro interpretandolo come missione e non come mestiere.

Cosa che non può imputtanirsi. Né imputtanirci.

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