Quirinale, il buongiorno non si vede dal mattino

Senza ricevuta di Ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. Non abbiate fretta: Pertini fu eletto al 15mo tentativo, Cossiga invece al primo

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Anche la seconda votazione per l’elezione del Presidente della Repubblica ha registrato un’ondata di schede bianche. Sbaglia chi pensa che sia un segnale di impreparazione. E chi dice che i parlamentari hanno avuto ben 7 anni per prepararsi a questa settimana in cui scegliere il nuovo inquilino del Quirinale.

Per capirlo, basta un po’ di storia. Sandro Pertini venne eletto alla quindicesima votazione. Lo elessero quasi per sfinimento: non sapevano dove andare a parare. I maligni sostengono che alla fine, a convincere i parlamentari, fu la sua età: aveva 82 anni e confidavano nel fatto che non arrivasse alla fine del mandato.

Sandro Pertini

In più, non aveva grilli accademici per la testa. Si convinsero, per questo, che avrebbe fatto un settennato tra tagli dei nastri e bambini da baciare. Mai ci fu errore più clamoroso. Da quella 15ma votazione uscì il presidente più amato dagli italiani, un partigiano vero, rispettoso della democrazia e dei ruoli, insofferente verso le forme e l’esibizionismo.

Poco ci mancò che gli facessero fare il bis a furor di popolo nonostante le 90 primavere.

Per contro, Francesco Cossiga venne eletto al Quirinale al primo scrutino: mai era accaduto prima nella storia repubblicana.

Nonostante questo non fu un settennato tranquillo: Cossiga ad un certo punto dal gattosardo diventò il Picconatore; e le picconate iniziarono ad arrivare tanto a destra quanto a sinistra, tanto ai politici quanto ai magistrati: Cossiga mandò i carabinieri alla seduta del Csm. Finì con una messa in stato d’accusa e la decisione di togliere il disturbo.

Dopotutto, non è dal buongiorno che si vede il mattino.

Senza Ricevuta di Ritorno.

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