Fumata bianca: il candidato è Fabio Rampelli

Il tavolo del centrodestra in tarda serata decide di puntare sul capogruppo alla Camera di FdI Fabio Rampelli. Il dilemma politico e la scelta quasi obbligata.

Il vertice è finito intorno alle 23. A Palazzo Grazioli questa volta la fumata bianca c’è stata. Sarà il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei Deputati Fabio Rampelli il candidato del centrodestra alle prossime elezioni Regionali del Lazio.

Lo ha deciso il vertice che ha visto riuniti per tutta la serata Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini.

 

UNA SCELTA POLITICA

Sul tavolo di palazzo Grazioli erano rimasto due opzioni. Convergere sul sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, puntare su un candidato di bandiera e cioè Fabio Rampelli.  E il vice presidente del Senato Maurizio Gasparri, il primo nei sondaggi consegnati a Berlusconi dalla Euromedia Research? (leggi qui Gasparri in testa ai sondaggi, ma dietro a Zingaretti di 11 punti) Non disponibile: la sua disponibilità a scendere in campo era condizionata al fatto che Pirozzi si ritirasse e ci fosse un solo candidato unitario.

Invece lo Scarpone non si ritira. E i tempi sono ormai agli sgoccioli, con il rischio di compromettere il risultato.

Matteo Salvini al tavolo ha detto di essere pronto a sostenere Sergio Pirozzi, ma che si togliessero dalla testa d’intestargli quella candidatura. Cioè di fargli pagare un dazio, rinunciando a qualche seggio in cambio di quella candidatura.

Giorgia Meloni ha detto no. Sergio Pirozzi non è roba sua, non è Fratelli d’Italia a candidarlo.

 

IL DILEMMA

Il problema politico è proprio quello: chi rappresenta Sergio Pirozzi? Al tavolo, tutti hanno convenuto sul fatto che il sindaco di Amatrice sia espressione politica dei sovranisti  Francesco Storace e Gianni Alemanno.

Lo aveva messo in evidenza Antonio Tajani nei giorni scorsi. Mettere nelle mani del sindaco di Amatrice tutte le possibilità di vincere le elezioni nel Lazio avrebbe significato trasformare gli equilibri politici della Regione. Spostarli verso i sovranisti, allontanandoli dal blocco di centrodestra. Stesso ragionamento per l’eventuale candidatura di Maurizio Gasparri: troppo lontano dall’area azzurra del presidente del Parlamento Europeo. È per questo che fino alla fine Tajani ha proposto di schierare un candidato civico ma di area.

La scelta di puntare su Fabio rampelli, alla fine, è stata quasi obbligata.

 

IL LANCIO FINALE

Poco dopo le 23 Giorgia Meloni lascia Palazzo Grazioli. «Abbiamo firmato il programma». L’agenzia Vista riferisce che “La presidente di FdI, Giorgia Meloni, dopo il vertice a Palazzo Chigi per il centrodestra, sul tavolo la firma del programma, che dovrà essere presentato da domani al Viminale, e la candidatura alla Regione Lazio che, secondo quanto viene riferito, vedrà la coalizione appoggiare il candidato unico Fabio Rampelli”.

 

IL RESTO DEL TAVOLO

Silvio Berlusconi e Matteo Salvini continuano a litigare sulla leadership ma trovano l’accordo finale sul programma, con l’azzeramento della legge Fornero. Il tutto mentre i partiti della quarta Gamba salgono sulle barricate tenendo alta la questione dei collegi. (leggi qui Cesa ora sta stretto e minaccia di uscire: un seggio a Frosinone?)

La giornata del centrodestra ha il suo inizio con una dichiarazione del Cavaliere che, sia pur usando il condizionale, vede già approntata la squadra di governo con Matteo Salvini ministro dell’Interno. Usa il condizionale anche perchè a pesare sul suo futuro politico è la sentenza della corte dei diritti di Strasburgo che difficilmente arriverà prima delle elezioni.

Ma se così non fosse, il leader di Forza Italia ha già in mente a chi assegnare diversi posti chiave: scontata che la poltrona di palazzo Chigi sia ancora la sua, per Matteo Salvini il premio di consolazione sarebbe dunque il Viminale: «Lui – spiega l’ex premier a L’Aria che Tira – è un centroavanti di sfondamento potrebbe andar bene al Viminale». Uno schema che ovviamente il diretto interessato non è disposto ad accettare. Salvini che ha ufficializzato la candidatura di Giulia Bongiorno (ex finiana della prima ora) è convinto che il primato nel centrodestra andrà al suo partito e di conseguenza sarà lui il presidente del Consiglio: «da premier deciderò i miei ministri, anche quello dell’Interno», è la replica secca.

Che Berlusconi sappia perfettamente di non poter giocare ad armi pari nella corsa alla presidenza del Consiglio con i suoi due competitor interni (oltre al leader della Lega ad ambire a palazzo Chigi c’è anche Giorgia Meloni) è ormai chiaro, ma le sue parole tradiscono ancora una volta il progetto di Fi di arrivare primo partito della coalizione in modo da poter esprimere un nome. Un profilo moderato, ben lontano dal modus operandi del segretario della Lega, che Berlusconi lascia intendere di avere già in mente: «Ho un nome nel cassetto ma per ora non lo dico».