Rapporti con amici dei camorristi: interdittiva alla Pigliacelli Spa

Interdittiva antimafia per la Pigliacelli Trasporti SpA. Gli uomini del prefetto Portelli: "Legami con famiglie chiacchierate per camorra". "I cui precedenti sono noti ai Pigliacelli". L'ex presidente della Camera di Commercio: "Per noi parla la nostra storia: chiariremo”

È la nostra storia a parlare per noi. Ne usciremo a testa alta chiarendo in ogni dettaglio questo equivoco”: Marcello Pigliacelli non ha il tono ardito che ha segnato i suoi anni alla guida della Camera di Commercio a Frosinone. E nemmeno quelli alla vice presidenza nazionale dell’Anita la potentissima associazione dei più grandi autotrasportatori dove guidò le trattative fino alla firma del Contratto di categoria. È prudente di fronte all’interdittiva antimafia firmata dal prefetto Ignazio Portelli a carico del colosso industriale di famiglia: la Pigliacelli Trasporti SpA. Capitale spociale da 2,7 milioni di euro, piazzali in mezza Italia ed in Nordafrica, interessi ramificati in vari settori.

L’interdittiva

IL PREFETTO IGNAZIO PORTELLI. FOTO © ROCCO PETTINI / IMAGOECONOMICA

A pesare sono le conclusioni alle quali sono giunti gli uomini del Gruppo Interforze Antimafia in servizio presso il Palazzo di Governo a Frosinone e guidato personalmente dal prefetto Portelli. Lo compongono Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza e Direzione Investigativa Antimafia: non devono scoprire reati ma a loro basta accertare che ci siano rapporti con persone poco raccomandabili. E scatta così l’interdittiva: il provvedimento che dice ‘cara ditta lei non può avere a che fare con appalti o affidamenti dello Stato, perché non ci piace chi frequenta”.

Nel caso della Pigliacelli Trasporti non ci sono solo frequentazioni sospette, sfogliando le pagine del provvedimento si ipotizza molto di più. Intrecciando i dati societari è emerso che la Pigliacelli Trasporti ha “cointeressenze dirette e indirette con numerose società gestite e/o partecipate dai gruppi familiari Di Nuzzo, Ventrone, Caturano, già destinatarie di specifiche informative interdittive antimafia“.

Quali rapporti? E con chi? Il nocciolo del provvedimento sta nella società Ca.Ve. Dolomitiche di Ailano in provincia di Caserta: agli investigatori risulta che sia partecipata dalla Pigliacelli e da società riconducibili alle famiglie Caturano e Ventrone. A luglio è stata visitata dai carabinieri del Noe. Quel giorno venne stilato un verbale per “deposito incontrollato di rifiuti speciali sul luogo di produzione”.

Relazioni inquietanti con Pigliacelli

Marcello Pigliacelli

Altre interessenze sono emerse nel consorzio “Truck Village Colleferro“, un’area di sosta realizzata a due passi dal casello A1 di Colleferro, con tutti i servizi con cui garantire la sosta agli autotrasportatori in viaggio dal Nord al Sud dell’Europa.

In questo caso, nell’assetto societario il Gia guidato da Ignazio Portelli ha registrato la presenza di “soggetti contigui al clan dei Casalesi e altri gravati da numerosi precedenti, a partire dagli illeciti nel settore dei rifiuti”.

Sta esattamente qui la differenza tra le indagini delle Procure e quelle dei Gia presso le prefetture. In pratica: non è un reato avere nel CdA una persona che tra i parenti ha qualcuno con problemi di mafia. Ma rappresenta un motivo sufficiente per tenerlo alla larga dalle cose nelle quali ha interessi lo Stato.

Qui però la questione appare molto più seria. Nell’interdittiva si legge che “le relazioni economiche e personali dei Pigliacelli costituiscono un insieme inquietante derivante dalla caratura delle persone coinvolte, i cui precedenti sono noti ai Pigliacelli“. Tradotto: avevano a che fare con persone di spessore criminale e sapevano benissimo chi erano.

I camorristi hanno contribuito

Il Palazzo di Governo di Frosinone. Foto © Emilia Trovini

Quelle relazioni erano superficiali? Oppure erano di sostanza? La risposta data dagli uomini del Gia al prefetto Portelli è chiara. Dice: “Alle attuali dimensioni della Autotrasporti Pigliacelli contribuiscono anche le attività in comune con i Ventrone, i Caturano e i Di Nuzzo“.

Quanto erano stretti quei legami? L’interiditiva parla di “un condizionamento mafioso in capo all’impresa“.

Occasionale? Gli elementi raccolti fanno “ritenere sussistente il pericolo della continuazione dei rapporti con la criminalità organizzata tendente a condizionarne le scelte e gli indirizzi“.

Nessun dubbio per il prefetto Ignazio Portelli sulla linea da seguire. (Leggi qui Ignazio Portelli, il prefetto del silenzio operoso).

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