Regionali, al lavoro per Leodori unico candidato Pd alle Primarie di coalizione

Si lavora per fare in modo che alle prossime Primarie di coalizione per scegliere il candidato alla successione di Nicola Zingaretti ci sia solo un nome per il Pd. Quello di Daniele Leodori. Il tassello che manca. Le aspirazioni di D'Amato. Il ruolo di Gasbarra

L’unità prima di tutto. Perché spaccarsi di fronte ad elezioni a turno unico, sarebbe un suicidio doppio. Per questo, nel Pd che guarda al voto nel Lazio distante un anno esatto il concetto guida è quello del candidato unico. Seguendo per certi versi la traccia di quanto accadde la scorsa primavera con Roberto Gualtieri a Roma, quando l’ex ministro del Mef venne “incoronato” dalla Direzione romana del Partito. Lo indicò candidato unico dei Dem alle Primarie di coalizione del centrosinistra.

Allora a farne le spese fu Monica Cirinnà, indotta al passo indietro. Stavolta in nome dell’unità tutti si starebbero convincendo a sostenere Daniele Leodori.

Come il Campo di Zingaretti

Nicola Zingaretti e Daniele Leodori (Foto: Imagoeconomica, Stefano Carofei)

Il vicepresidente della Regione, già presidente dell’Assemblea della Pisana dal 2013 ai primi mesi del 2019, da tempo si sta muovendosi e tessendo la propria tela. Lo fa parlando con tutti: dai 5 Stelle ad Azione, grazie agli ottimi rapporti con Roberta Lombardi e Valentina Grippo, sconfinando anche negli ambienti più moderati del centrodestra. Perché sa bene che per vincere un’elezione a turno unico, com’è quella delle Regionali, è necessario intanto costruire il campo più largo possibile. (Leggi qui Il dopo Zingaretti si decide con le Primarie).

E magari rompere il fronte avversario. Come accadde cinque anni fa, quando la candidatura di Sergio Pirozzi (sommata a quella postuma di Stefano Parisi) di fatto precluse la vittoria al centrodestra.

 Il potenziale outsider interno di Leodori, l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato, continua a muoversi sotto traccia. Ma stando ai rumors, sarebbe restio a decidere definitivamente sulla sua partecipazione alle primarie senza avere ricevuto la “benedizione” di Nicola Zingaretti. Gesto che il presidente della Regione non sembrerebbe intenzionato a fare. Non a caso, il lavoro che si sta conducendo in queste ore è finalizzato al sostegno unitario alla candidatura del suo attuale vice a via Cristoforo Colombo.

Il tassello mancante al Pd

Andrea Casu (Foto: Andrea Giannetti © Imagoeconomica)

Per chiuderlo mancherebbe un tassello: il futuro Segretario del Pd Roma. Quello attuale, il neodeputato Andrea Casu, è scaduto da tempo ma la pandemia ha di fatto costretto al rinvio del Congresso. Che potrebbe svolgersi prima dell’estate, al massimo entro giugno.

Perché ciò accada, anche in questo caso, sarebbe necessario trovare un candidato che metta d’accordo tutti. Anche per provare a voltare pagina rispetto al racconto di un Partito perennemente dilaniato dalle correnti (tema che peraltro sta molto a cuore al segretario Enrico Letta).

Il nome più gettonato è quello di Enrico Gasbarra. In predicato di correre per un posto nel prossimo Parlamento (di cui ha fatto parte come deputato dal 2013 al 2014 prima di entrare nell’Europarlamento), il suo sembra essere il profilo più adatto a chiudere il cerchio. Da ex vicesindaco di Roma ed ex presidente della fu Provincia, oltre che da militante capitolino del Partito, conosce bene le dinamiche romane. Da ex Segretario del Pd Lazio (dal 2012 al 2014) sa cosa vuol dire guidare un Partito a livello territoriale. Ha ottimi rapporti con tutti, da Zingaretti (che lo ha nominato presidente della Asp ISMA nel 2019) a Gualtieri (di cui è stato consigliere politico al MEF), Goffredo Bettini, passando per l’attuale segretario regionale dem Bruno Astorre e lo stesso Daniele Leodori.

 Se la “quadra” non fosse raggiunta, il congresso romano slitterebbe probabilmente al 2023. Ma soprattutto ci sarebbe il rischio di rimettere in discussione tutto il resto.