Regionali: Buschini e l’appello per suocere, nuore e mariti dispettosi

La lettera aperta del Coordinatore della maggioranza in Regione Lazio. L'appello all'unità per le prossime elezioni. Che sui territori è già pronta. Ma i nazionali...

Parla a tutti ma in realtà il suo messaggio è per uno solo. È indirizzato a tutta la coalizione che in questi anni ha governato il Lazio. Ma il vero destinatario è Giuseppe Conte, leader nazionale del Movimento 5 Stelle: la formazione che più di ogni altra ha contribuito a realizzare il Modello Lazio intorno al progetto di Nicola Zingaretti. E che ora si prepara a sganciarsi, individuando un suo candidato. I numeri dicono che con questa mossa consegnerà la Regione al Centrodestra. (Leggi qui: Il siluro di Conte sul Campo Largo: M5S da solo nel Lazio)

Mauro Buschini, coordinatore della Maggioranza progressista nel Consiglio Regionale del Lazio ha scritto una lettera aperta. Con cui suonare la carica a tutta la coalizione, serrare i ranghi, fare autocritica per i risultati nazionali ma guardare con orgoglio ai risultati raggiunti nel Lazio.

La coalizione vincente

È da quei risultati che Mauro Buschini parte. Non dai numeri. Perché il Modello Lazio non è stata una coalizione con cui costruire una maggioranza ma è stata un’alleanza sui progetti. Perché Nicola Zingaretti cinque anni fa vinse le elezioni ma altrettanto non fecero i Partiti che l’avevano sostenuto.

«Le elezioni regionali le abbiamo già vinte. Per esempio nel 2013. E nel 2018, quando nello stesso giorno alle Politiche registravamo una durissima sconfitta. Anche le Provinciali abbiamo vinto, sempre». Com’è possibile? Come si fa a registrare nello stesso giorno un Pd in macerie tanto da obbligare il Segretario di allora Matteo Renzi alle dimissioni ma vincere alle Regionali del Lazio? Buschini indica una risposta: con «una classe dirigente radicata sul territorio, che amministra bene Comuni ed enti».

È il lavoro fatto in questi anni che rivendica il coordinatore della Maggioranza. «Dico questo perché l’autocritica è giusta, il catastrofismo no. Il Partito Democratico ha le carte in regola per confermarsi alla guida della Regione Lazio e della Provincia di Frosinone».

Il centrodestra ha vinto con merito. Ma…

Giorgia Meloni al giuramento del Governo

Il piano sul quale Buschini pone la questione è amministrativo. Non politico. Sul quale mette subito le cose in chiaro. Dicendo: «Il centrodestra ha vinto le elezioni Politiche e ha piena legittimazione a governare. Ma non è maggioranza nel Paese. Neppure in Parlamento a dire la verità, considerando come è andata la votazione sull’elezione di Ignazio La Russa presidente del Senato».

Fa notare una costante nella strategia adottata un po’ da tutti nella campagna elettorale delle Politiche di settembre. Quale? «Tutti, perfino i potenziali alleati, si sono preoccupati prioritariamente di attaccare noi, di togliere voti a noi. Di impedire al fronte Progressista di organizzarsi per vincere. Nonostante tutto questo siamo il secondo partito del Paese e senza i Democrat non esiste alcuna alternativa credibile alla Destra».

Poi il Coordinatore della Maggioranza sposta l’attenzione sulla Pisana. E sulle elezioni che a febbraio designeranno il nome del successore di Nicola Zingaretti. «Nel Lazio abbiamo governato bene ed è unanimemente riconosciuto». Cosa glielo fa dire? Buschini cita «la rivoluzione operata nella Sanità che Polverini aveva lasciato con le macroaree e Zingaretti ha organizzato con gli Hub di eccellenza in ogni provincia; la fine del commissariamento della Sanità; i tempi di pagamento delle fatture scesi da due anni a due settimane».

Dalle critiche si migliora

Leodori, Buschini, Zingaretti

Non si tira indietro. E sa che il clima generale è di delusione. Una parte del mondo Progressista rimprovera al Pd di avere governato con il Movimento 5 Stelle, una parte gli rimprovera d’avergli voltato le spalle. Una parte rimprovera d’avere cercato l’alleanza con i centristi di Renzi e Calenda, un’altra di non averla cercata realmente.

La realtà è che la società è cambiata. Che ci sono state cinque scissioni: quella di Renzi e quella di Calenda. Prima ancora c’erano state quelle di MdP e di Articolo 1, quella di Pippo Civati con Possibile.

E allora? La soluzione scelta da Buschini è «la più impegnativa ma più bella: il confronto diretto con i cittadini, con la gente. Comune per Comune, borgo per borgo, nei luoghi di lavoro, di studio e di aggregazione sociale. L’ho fatto consapevole che a volte sarò contestato. Ma proprio dalle critiche si capiscono gli errori e si migliora. Il Partito Democratico ha come “missione” quella di occuparsi delle fasce più deboli della popolazione, di ascoltare la gente e tradurre in provvedimenti amministrativi le richieste».

Sa delle critiche, sa che gli elettori hanno sempre ragione e lo hanno detto con i numeri. «È vero: negli ultimi anni abbiamo smarrito una parte di sentiero. Non è una giustificazione, ma ci siamo assunti l’onere di governare il Paese in un momento storico mai vissuto prima. Mi riferisco alla crisi economica, alla pandemia, alla guerra. Oggi il filo con il nostro popolo va riannodato. Punto».

Il messaggio agli alleati… e al Pd

Giuseppe Conte

Torna sulle strategie elettorali. Ha notato una cosa anche in quelle che si stanno vedendo nel Lazio. «La Destra attacca un giorno sì e l’altro pure l’ipotesi del Campo Largo. Lo fa perché sa che quel modello sarebbe maggioranza nel Paese. Alla Regione Lazio quel modello esiste già. L’alleanza tra Pd, Cinque Stelle, Azione e Italia Viva ha prodotto buon governo».

Lo ricorda in un momento particolare. «In queste ore stanno crescendo gli appelli da parte del nostro popolo a stare insieme, a non regalare la Regione Lazio alla destra non per mancanza di consenso, ma per un errore strategico e politico. Continuiamo sulla strada della condivisione, dei progetti e dei programmi come abbiamo fatto finora. Senza pregiudizi»

Da giorni un punto di equilibrio è stato individuato dai livelli Regionali. Il paziente lavoro del Segretario regionale Bruno Astorre ha prodotto una piattaforma nella quale sono pronti a partecipare il M5S ma anche renziani e calendiani, sinistra ed ambientalisti. Enrico Letta ha dato il semaforo verde: decida il Lazio. (Leggi qui: Il via libera di Letta. E l’altolà di Leodori al suicidio del centrosinistra).

I livelli nazionali degli alleati sanno che abbattendo il fortino del Lazio a pagare il prezzo più alto sarà il Partito Democratico. Dal quale, Mauro Buschini ora fa notare che sarebbe una mossa comprensibile: ma paragonabile a quella del marito che per fare un dispetto alla moglie… ci diede un taglio.