Regionali, i segnali dalla Spagna e quelli da Rignano

Conte su El Pais dice no ad un'alleanza con il Pd. Ma i suoi assicurano che il tema Lazio è ancora aperto. I renziani favorevoli al bis del 'Modello Lazio'. I rischi di un Calenda alleato delle destre. Le Primarie di Barca ormai fuori tempo massimo

Gli sherpa assicurano «i segnali che arrivano dalla Spagna non riguardano il Lazio. Il percorso per un’alleanza sul dopo Zingaretti sta prendendo forma: occorre ancora un po’ di tempo per vederla maturare». Altri di quelli che stanno portando il peso del confronto, aggiungono «a Rignano la situazione del Lazio ora è chiara: sarà Matteo a confrontarsi con Calenda».

È sempre più delineato il percorso che porta alla riedizione del Modello Lazio, l’alleanza costruita da Nicola Zingaretti partendo dai programmi e non dai numeri. Ma è ancora ben lontano da essere un percorso stabile, spianato, percorribile ad occhi chiusi.

I segnali dalla Spagna

Giuseppe Conte

Una consapevolezza sta iniziando a definirsi. Il Lazio è un caso a parte. In questi anni ha dato vita ad un modello unico. L’alleanza sfociata nel governo Conte 2 è nata perché nel Lazio c’era la dimostrazione che Pd e M5S potessero coesistere: il Pd non era solo quello di Bibbiano ma era anche quello di Zingaretti.

Una convinzione diventata certezza quando Roberta Lombardi e Valentina Corrado, le due esponenti più radicali del MoVimento sono entrate in giunta. Lo hanno confermato in questi giorni al capo politico del M5S Giuseppe Conte. Che oggi al quotidiano spagnolo El Pais ha detto “Il M5S è assolutamente un Partito progressista ma è fuori luogo parlare di alleanze con il Pd”.

Assicura che il movimento “oggi si basa su principi e valori autenticamente democratici” i tempi del grillismo e dei Vaffa day appartengono al passato. Il nuovo manifesto pentastellato su alcuni punti sorpassa a sinistra il Pd. Ma la chiusura “non riguarda il Lazio, sulle prossime Regionali – spiegano gli sherpa – c’è una riflessione aperta. I dubbi non riguardano la ripetizione dell’alleanza. Ma chi ne sarà il garante dopo l’esperienza positiva fatta con Zingaretti”. La disponibilità resa esplicita dal Pd ad individuare insieme il candidato Governatore e l’assenza di precondizioni sono state fondamentali.

Il nodo che rischia di essere insormontabile è il mondo Pd romano e la sua decisione di realizzare il termovalorizzatore. L’apertura a discutere di una tecnologia differente trasformerebbe il sentiero in un’autostrada.

I segnali da Firenze

Matteo Renzi

L’altro alleato che deve confermare la sua adesione al Modello Lazio è il polo centrista creato da Calenda e Renzi.

I rumors romani parlano di una Italia Viva ormai determinata. L’esperienza di governo che si sta chiudendo è stata giudicata in maniera positiva. E per questo c’è la volontà di riproporla. A condizione che venga costruita sulle stesse basi: la collegialità garantita da Zingaretti, la forza dei progetti condivisi superiore a quella dei numeri.

C’è in agenda un incontro tra i due leader proprio sul tema Lazio. Carlo Calenda sembra più intenzionato a capire quale scenario si determinerà con la nascita del nuovo Governo. In caso di rottura a destra sarebbe disponibile a puntellare. E schierarsi ora contro il centrodestra nel Lazio gli pregiudicherebbe le linee di dialogo. Da Frosinone ha già mandato un segnale: una sua dirigente provinciale è in giunta con FdI nel capoluogo.

La strategia di Calenda non prende come insegnamento il successo indiscutibile di Fratelli d’Italia. Dove Giorgia Meloni ha spolpato Lega e Forza Italia ma stando all’interno dell’alleanza: in quasi tutte le Regioni a trazione centrodestra i tre Partiti sono presenti. Eppure ora i numeri sono tutti per Fdi. L’assalto ai voti leghisti e forzisti è avvenuto dall’interno sui territori e non dall’esterno.

Fuori tempo massimo

Fabrizio Barca. Foto © Alessia Mastropietro / Imagoeconomica

Dai microfoni di Radio Popolare ha parlato della situazione nel Lazio anche l’ex ministro Fabrizio Barca. ha sostenuto che “Le primarie sono sicuramente una strada percorribile, ma dipende sempre come vengono disegnate. Sono un elemento di apertura all’esterno se vengono dati tempi, mezzi e strumenti adeguati per poterle realizzare in maniera appropriata“.

Ha espresso il suo apprezzamento per la civica Marta Bonafoni. Che prima della crisi di Governo aveva dato la sua disponibilità a partecipare alle Primarie di coalizione. “Lei – ha detto Barca – sa suscitare entusiasmo in persone con opinioni politiche anche diverse, che improvvisamente scoprono di avere un patrimonio di idee e valori in comune“.

Il problema è che la parola Primarie rischia di arrivare fuori tempo massimo. L’orizzonte e gli scenari oggi sono del tutto diversi rispetto alla situazione pre crisi di Governo, quando la consultazione tra iscritti e simpatizzanti era ritenuta da mezzo Pd la via principale; l’altra metà voleva una sintesi politica.

Ora non c’è una coalizione pronta a scendere in campo: non ci sono i simboli che darebbero un senso alle Primarie. Soprattutto non c’è una consapevolezza: che nel Lazio il centrodestra unito è sempre stato una macchina formidabile e vincente. E per sostenere il confronto occorre una risposta altrettanto compatta. Qualsiasi prova di forza equivarrebbe a consegnare il Lazio alle destre.

in rl vanno sempre compatti