Regionali, il Campo largo prende forma: il Terzo Polo ci sta

Zingaretti lancia un segnale per l'unità. Che sblocca le posizioni nel Terzo Polo. Già ieri M5S, Verdi e Sinistra Italiana avevano mandato segnali di apertura al dialogo

Non è un sasso non è uno stagno. Ma è un macigno scagliato in un piccolo oceano: lo lancia il neo deputato Nicola Zingaretti nel pieno della discussione sull’alleanza da costruire per sostenere il suo successore ora che lui lascerà la Regione Lazio.

Il lancio avviene a margine della firma di un protocollo alla Prefettura di Roma per la prevenzione di infiltrazioni criminali nei bandi Pnrr.

Il sasso di Zingaretti

Nicola Zingaretti (Foto: Andrea Panegrossi © Imagoeconomica)

Un appello a Giuseppe Conte e Carlo Calenda? “Io faccio un appello a tutti. Come detto non sta a me entrare nel merito della discussione sul futuro candidato alla presidenza della Regione. Però rinnovo questo appello a tutti: non buttiamo a mare i dieci anni che abbiamo alle nostre spalle. Prevalgano il bene comune, lo spirito di confronto, l’unità, il dialogo”.

Non è un invito generico. C’è la sostanza politica: il sasso colpisce in pieno il Terzo Polo, Carlo Calenda e Matteo Renzi: cioè l’area che con la sua legittima scelta di non cercare una sintesi con il Pd ha reso di centrodestra decine di seggi che altrimenti erano contendibili. Perché dice Zingaretti «È inutile lamentarsi di Fontana presidente della Camera, di La Russa presidente del Senato o della futura premier Meloni se poi non si fa di tutto per evitare che la Regione Lazio vada alla destra. Le elezioni si possono perdere ma non è accettabile che si regalino».

Il ragionamento politico del Governatore uscente è chiaro: nel Lazio c’è una maggioranza ben delineata e che lavora da anni. La unisce una serie di progetti e non una serie di numeri. «Noi nel Lazio – ha specificato Zingaretti – abbiamo una maggioranza che governa bene da due anni. È una maggioranza che i cittadini del Lazio hanno premiato perché per la prima volta nella storia le forze del centrosinistra sono arrivate addirittura sopra il Centrodestra, con il 49,5% contro il contro 44 %. Io mi sento di dire che i cittadini di centrosinistra del Lazio vogliono unità. Quindi rinnovo con la testa e con il cuore il mio appello a tutti: voltiamo pagina e continuiamo questa bella storia comune».

Verso il Campo Largo

Matteo Renzi e Carlo Calenda (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Nelle ore scorse erano stati i Verdi e Sinistra Italiana a rispondere ai segnali lanciati dal Pd per voce del Segretario Regionale Bruno Astorre. Anche il Movimento 5 Stelle si era dimostrato possibilista. La svolta però è arrivata nel pomeriggio di oggi. (Leggi qui: Regionali: Pd e M5S ritrovano la sintonia sul tema Ambiente)

Una svolta che rende più largo il sottilissimo sentiero che conduce all’alleanza nel Lazio tra Pd, M5s, IV e Azione. Niente è scontato ma “al momento è escluso che si arrivi ad un candidato in solitaria e fuori dalla coalizione da parte del Terzo Polo“. È la posizione che sta prendendo corpo in queste ore. E l’appello agli alleati lanciato dal presidente Nicola Zingaretti a “non regalare la Regione alla destra e a non buttare 10 anni di buon governo” sono stati fondamentali per rompere gli argini negli esponenti regionali di Italia Viva e di Azione.

Nessuno vuole rilasciare dichiarazioni ufficiali: restano nero su bianco le parole pronunciate ieri da Roberta Lombardi del M5S che ha ribadito come il possibile accordo passerà per un’intesa “sulle cose da fare in merito alla transizione ecologica, il vero fattore dirimente. Ma dietro le quinte i ragionamenti sono in corso in tutte le forze in campo. Perché un’altra sconfitta clamorosa come quella delle politiche nel Campo Largo del centrosinistra non la vuole proprio nessuno. (Leggi qui: Regionali: Pd e M5S ritrovano la sintonia sul tema Ambiente).

I margini del sentiero

I riflettori sono puntati, in particolare, sul Terzo Polo. Due le chiavi per un eventuale accordo, che comunque sia in Azione che in Italia Vivanessuno esclude“. Si parte da “un candidato presidente che garantisca politicamente tutti” e si arriva al “possibile utilizzo di liste civiche“. Magari una del Presidente ed un’altra senza nomi e Partiti per evitare il rischio di imbarazzo nel trovare vicine, sulla scheda, forze politiche che fino al giorno prima erano contrapposte. Come Azione e M5S.

Il nodo è poi certamente anche programmatico. Nel Terzo Polo non c’è alcuna preclusione al dialogo”. Ma è anche vero che Azione e Italia Viva continuano a dire che “sarà difficile governare con chi, eventualmente, continuerà a dire no al termovalorizzatore a Roma, tanto per fare un esempio”. Ma sul termovalorizzatore nelle ore scorse sono stati delineati i margini di un percorso dentro al quale può svilupparsi il dialogo. È avvenuto durante la tavola rotonda organizzata da Legambiente e Cgil di Roma e Lazio. Presenti l’assessore grillino alla Transizione Roberta Lombardi e gli assessori all’Ambiente e Rifiuti di Roma Capitale e Regione Lazio.

Con chiarezza è emerso che non sarà il termovalorizzatore l’elemento di divisione. (Leggi qui: Regionali: Pd e M5S ritrovano la sintonia sul tema Ambiente).

Il nodo del candidato

Daniele Leodori, Bruno Astorre e Alessio D’Amato

C’è poi la questione dei possibili candidati. Nelle file di Azione e Italia Viva al momento viene “escluso un candidato del Terzo Polo“. Non è un mistero che le posizioni sui nomi attualmente in campo sono diverse: da mesi circola il nome del vicepresidente della Regione Lazio Daniele Leodori: che avrebbe il sostegno anche del Movimento 5 Stelle.

Sull’assessore alla Sanità Alessio D’Amato c’è stato nei mesi scorsi un endorsement di Carlo Calenda. Aveva detto di essere disposto a converge sul Pd a patto che il nome in campo fosse quello dell’assessore. Ma erano altri tempi: il Governo Draghi non era ancora caduto, Azione era convinta di mettere in ginocchio il Pd già alle Politiche e non di fermarsi al 7% sui territori al di fuori della Capitale.

La sensazione è che Daniele Leodori sia il nome di partenza ma che sia aperta la ricerca di un terzo nome: con un profilo differente. Leodori è l’amministratore garantito, l’uomo del dialogo, l’esponente che parla con i territori. Ora si valuta anche l’ipotesi di un nome dallo skill diverso: come quello di Andrea Riccardi, ex ministro e fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Che non ha mai amministrato un territorio né governato una realtà complessa come un ente con maggioranza ed opposizione: ma quelli del Sant’Egidio sono la diplomazia parallela del Vaticano ed hanno trovato una sintesi tra tutsi e hutu pacificando per un periodo non breve il Ruwanda. Una sintesi tra i Partiti dell’area Progressista non sarà più complicata.

Si parte la settimana entrante

Paolo Gentiloni e Andrea Riccardi. Foto © Stefano Carofei / Imagoeconomica

Dall’entourage arrivano le smentite. Sono di circostanza. Resta da appuntare sulle agende l’evento di venerdì 11 novembre, quando Andrea Riccardi sarà con Giuseppe Conte e Andrea Orlando alla presentazione del libro di Goffredo BettiniA sinistra – Da capo’. La sinistra Dem vuole un nome da portare al tavolo del confronto con Area Dem del ministro Dario Franceschini e del Segretario regionale Bruno Astorre.

Non sarà una sfida sul peso dell’autorevolezza né su quello della capacità. Sarà una scelta sul tipo di assetto che si vorrà dare al Lazio: se il piano dovrà essere quello amministrativo e politico l’ago della bilancia penderà verso Daniele Leodori, se il piano dovrà essere quello di un Lazio politico e diplomatico l’ago sarà verso Riccardi o un altro nome.

Il Pd metterà mano in maniera risolutiva al dossier Lazio dopo la presentazione del Governo Meloni. All’atto pratico, si parte da lunedì mattina. Con la strategia indicata fin dall’inizio: prima il programma capace di tenere tutti uniti, poi le bandiere di quelli che sono disposti ad allearsi nel nome di quel programma, infine il nome di chi potrà tenere tutto unito.

Non c’è molto tempo per decidere. Le evidenze dicono che si voterà a febbraio 2023 con un mese di anticipo sulla scadenza naturale: il 21 o il 28 sono le due date più probabili. “Già governiamo insieme ma sarebbe la prima volta che ci presentiamo insieme. Un vero inedito. Per questo bisogna correre e trovare un candidato davvero autorevole e di garanzia che permetta l’accordo” è la sintesi finale che filtra dal Terzo Polo. 

Durigon ed il profilo ideale

Claudio Durigon

Nelle file del centrodestra, la ripartizione delle candidature sul tavolo nazionale assegna il Lazio a Fratelli d’Italia. Perché la Lega ha il diritto di prelazione in Lombardia e Forza Italia ha espresso il candidato Governatore in Sicilia.

Nei giorni scorsi il coordinatore regionale di Forza Italia ha avanzato il suggerimento di affidare invece al suo Partito la possibilità di esprimere il nome del candidato. Per molti, quella di Claudio Fazzone è stata una mossa con la quale sollecitare invece un incarico di Governo per la sua area. (Leggi qui: Fazzone resta con Forza Italia. E rivendica il Lazio).

Un punto sul quale il coordinatore regionale della Lega Claudio Durigon ribadisce che “è importante ripartire subito, per puntare a vincere le elezioni e dare un futuro nuovo alla regione Lazio. Due mandati di Zingaretti hanno impresso una direzione drammatica al territorio, che non porta da nessuna parte”. C’è il tema del candidato governatore: “Sono certo che a breve verrà indicato il nome di un candidato presidente all’altezza del ruolo, competente e credibile” dice Claudio Durigon. Perché non è stato ancora schierato? “La formazione del nuovo Governo nazionale ha certamente dilatato questa fase, ma abbiamo tempo per identificare il profilo migliore. Perché è quella la chiave per amministrare bene: profili affidabili e politica competente“.