Regionali: il Pd azzera le polemiche e lancia D’Amato

La Direzione Regionale Pd non concede spazio ad ombre o polemiche. Serra i ranghi su D'Amato. Nelle prossime ore il confronto con la coalizione. Le risposte al M5S. Il mandato ad allargare.

Senza polemiche, senza ombre. Soprattutto quelle di Carlo Calenda. La Direzione Regionale del Partito Democratico ha dato il via libera alla candidatura di Alessio D’Amato. Sarà lui a difendere il fortino della Regione Lazio lasciato dopo dieci anni da Nicola Zingaretti. Su 50 componenti un solo voto contrario.

Nelle prossime ore il Pd sottoporrà la sua decisione al tavolo della coalizione. C’è già il si di Azione e quello dei renziani di Italia Viva; perplessi Verdi e Sinistra. Mentre il confronto con il Movimento 5 Stelle va avanti a fari spenti: è evidente che nelle file pentastellate ci sia una forte spinta a riaprire il dialogo.

La partita a scacchi è in corso. Il Segretario Regionale Bruno Astorre non si stanca di mandare segnali: «la coalizione deve essere la più ampia e unitaria possibile perché così sarà vincente per la terza volta nel Lazio».

APERTURA E FERMEZZA

Il Movimento 5 Stelle fino a poche ore prima della Direzione Pd aveva fatto capire che i margini per riaprire una discussione ci fossero. L’assessore Roberta Lombardi rimproverava all'(ormai ex) alleato di non avere risposto ai punti programmatici indicati dal M5S per andare uniti alle urne. (Leggi qui: Regionali, il M5S riapre i giochi: Pd verso lo scontro interno).

Se è una risposta su quei punti programmatici ciò che vuole il Movimento, gliela fornisce il Segretario Bruno Astorre al termine della Direzione. «Nelle proposte programmatiche del Partito Democratico votate oggi dalla Direzione sono comprese sostanzialmente tutte le proposte che ha fatto Giuseppe Conte».

Quei punti, per Astorre sono la prosecuzione del lavoro impostato in questi anni da Nicola Zingaretti proprio con il M5S. «Dalla Mobilità sostenibile al Lavoro, dalla Sanità alla Transizione energetica, le proposte del Pd sono sostanzialmente identiche ai punti del presidente Conte».

Non cade nella trappola del termovalorizzatore di Roma che ha fatto cadere il Governo Draghi. Quello ormai non è più materia regionale: le competenze sono state trasferite dallo Stato al sindaco Roberto Gualtieri. Non è un modo per lavarsene le mani: esattamente come aveva fatto nei giorni scorsi Alessio D’Amato anche Bruno Astorre oggi chiosa che su quell’impianto «il Pd sostiene Roberto Gualtieri».

CONTE HA MANDATO TUTTO AL MACELLO

Marco Miccoli

I toni e le parole dicono che il tempo degli accordi con il M5S è arrivato ai supplementari e pure quelli stanno per finire. Quando Bruno Astorre arriva al nazareno per aprire la Direzione è netto: «Con quello che è accaduto soprattutto con Giuseppe Conte, che ha deliberatamente mandato al macello due anni di ottima amministrazione e se ne deve prendere tutte le responsabilità, se ci fossero le primarie auspico che il Pd vada con un’unica candidatura».

Chiaro: il Pd ormai ha deciso, il suo nome è Alessio D’Amato e non c’è margine per tornare indietro. E le aperture fatte nelle ore scorse da Roberta Lombardi? Sono segnali forti, tanto che Marco Miccoli chiede di congelare la decisione per un paio di settimane ed avviare i contatti. (Leggi qui: Regionali, il M5S riapre i giochi: Pd verso lo scontro interno).

Bruno Astorre chiude la porta ai facili entusiasmi: «A me i 5 Stelle hanno sempre spiegato che la decisione era nazionale. Roberta Lombardi ha espresso politicamente una posizione personale ma che non è quella del M5S».

Miccoli alla fine è l’unico a votare contro. «Ho proposto – spiega – di rinviare ogni scelta successivamente all’aver verificato le aperture relative alla possibilità di alleanza lanciate ieri da Roberta Lombardi del M5S. E solo dopo l’aver verificato le perplessità di Sinistra Italiana e Verdi riguardo all’alleanza esclusiva con Calenda e Renzi. La mia proposta è stata respinta. Ho quindi votato contro. Credo sia stato un errore che può pregiudicare le possibilità che si erano riaffacciate di mantenere viva l’alleanza che ha governato il Lazio in questi anni. La sola che può competere sul piano elettorale con la destra unita».

D’AMATO NON È UN’IMPOSIZIONE CALENDA

Alessio D’Amato

Nessuna zona d’ombra. Alessio D’Amato è il candidato del Pd. Di tutto il Pd. E per diventare il candidato governatore del Lazio dovrà essere condiviso dal resto della coalizione. «D’Amato non è assolutamente un’imposizione di Calenda, perché si è proposto come candidato già da maggio scorso. È proprio il Pd che propone la candidatura di D’Amato con l’obiettivo di allargare la coalizione» mette in chiaro Astorre.

Ma ci sono le perplessità di Sinistra-Verdi. Come si fa a non tenerne conto? Bruno Astorre non ci casca: «Sinistra e Verdi hanno qualche perplessità sulla vicenda dell’allargamento della coalizione al Terzo Polo, non tanto sul candidato».

Che non ci sia spazio per le polemiche lo fanno capire i big del Pd. La decisione è presa e ora si deve vincere. Lo mette in chiaro il deputato Claudio Mancini. «Il voto a larghissima maggioranza della direzione regionale del Partito Democratico a sostegno della candidatura di Alessio D’Amato dimostra unità e voglia di combattere. Adesso coalizione in tempi brevi e tutti in campagna elettorale. Come a Roma, lo scorso anno, vinciamo in rimonta».

Alle 20.30 del martedì sera arriva il tweet di Nicola Zingaretti: «Avanti con Alessio D’Amato su un programma condiviso, alleanza larga e mettiamocela tutta».

MANDATO PER ALLARGARE

Alessio D’Amato (Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

E se la coalizione dovesse chiedere le Primarie? Difficile che lo faccia: Calenda ha detto che a lui non servono. E nemmeno ad Italia Viva. Per loro se il candidato è D’Amato si va avanti ad occhi chiusi. Alessio D’amato è pronto a tutte le evenienze: «Non ci sottraiamo neanche se verranno chieste le primarie, è la nostra genesi, se questo serve a contribuire ad allargare il perimetro della coalizione».

L’allargamento al M5S è un mantra. Sul quale torna anche Vincenzo Boccia, responsabile nazionale Enti Locali. «Da domani Alessio D’Amato lavorerà ad allargare ancora il più possibile la coalizione. Nelle prossime ore ci sarà il tavolo del centrosinistra che potrà prendere qualsiasi decisione sulle modalità di allargamento».

La porta per Giuseppe Conte resta aperta. Anche Boccia gli ricorda che in questi anni M5S e Pd hanno governato insieme la Regione Lazio, contribuendo a raggiungere molti risultati. «Come ha ribadito più volte il segretario regionale – ha sottolineato Boccia- non è mai stato detto no a Conte sui temi che aveva posto. Anche perché quelli sono i temi su cui abbiamo lavorato molto bene con Nicola Zingaretti in Regione. Noi abbiamo governato, e governato bene, cambiando la storia della sanità del Lazio. Oggi chi si tira indietro rischia, dopo aver portato Meloni a Palazzo Chigi, di consegnare alla destra anche la Regione Lazio. Io penso che questo non accadrà, e non accadrà perché Alessio D’Amato è un ottimo candidato e ora ha il mandato per allargare la coalizione il più possibile».

IL VIA SUI TERRITORI

Sara Battisti e Mauro Buschini

Il vice Segretario regionale Sara Battisti ricorda che si è arrivati alla designazione di Alessio D’Amato «a seguito di un percorso che è iniziato diversi mesi fa: abbiamo costruito una carta d’intenti con la volontà di proseguire l’esperienza di governo salvaguardando la coalizione esistente e poi con la coalizione definire il miglior candidato e lo strumento per individuarlo. Giuseppe Conte ha deciso di interrompere l’esperienza comune al Governo della Regione e attaccare le importanti scelte del Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Oggi siamo in campo con una candidatura forte e autorevole, senza precluderci la possibilità di interloquire con gli alleati per valutare lo strumento delle primarie se e solo se queste rappresentano un valore aggiunto capace di favorire l’allargamento della coalizione».

Per Mauro Buschini, coordinatore della maggioranza uscente: «Ora tutti in campo con una coalizione ampia per vincere e continuare il cambiamento di questi anni».

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