Regionali, il ‘modello Lazio’ si complica: M5S pensa di andare da solo

L'alleanza Pd - M5S messa in discussione nel Lazio stando ad alcune indiscrezioni d'agenzia. Il Pd attende le indicazioni della Direzione di giovedì. Che potrebbe sganciare il dibattito per Lazio e Lombardia da quello nazionale. Azione ribadisce la linea: "O noi o il M5S". Astorre continua a mediare: "Partiamo dalle cose che vogliamo fare”. Si da Sinistra Italiana e Verdi

Il ‘Modello Lazio‘ rischia di sparire insieme al suo inventore Nicola Zingaretti. L’alleanza che ha visto tutto il centrosinistra unito intorno ad un progetto di crescita potrebbe concludersi con l’uscita del Governatore per andare ad occupare un seggio a Montecitorio. Alle perplessità evidenziate nei giorni scorsi da Azione questa sera si aggiungono quelle del Movimento 5 Stelle.

Le possibilità di un’alleanza bis sono “ridotte al lumicino, per usare un eufemismo“. A riferire le indiscrezioni dal Quartier Generale pentastellato è stata l’agenzia di stampa Adnkronos. L’idea che prevale al momento è quella di elaborare una strategia unitaria, tenendo conto delle diverse realtà chiamate al voto Regionale: Lazio, Lombardia, Molise e Friuli Venezia Giulia.

Gli occhi sono puntati soprattutto sul Lazio: l’intesa tra Dem e pentastellati regge nonostante il progetto del termovalorizzatore a Roma abbia determinato la caduta del Governo Draghi ed il ritorno alle urne. Ma a sentire gli uomini più vicini a Conte, l’alleanza non si farà.

Niente alleanza

Giuseppe Conte

È venuta meno la fiducia, Giuseppe non si fida più…” sostengono le fonti dell’agenzia.

Dietro il niet, stando ad alcuni ragionamenti interni, potrebbe esserci anche il risultato elettorale messo a segno alle politiche, con il M5S che ha ‘cannibalizzato’ parte dell’elettorato Pd. A Roma poi c’è il pomo della discordia: il termovalorizzatore: tema del tutto divisivo che polarizzerebbe il voto. Anche per questo, la suggestione di una nuova traversata ‘in solitaria’ sembra prevalere.

In piena sintonia la leader regionale Roberta Lombardi e pure la Coordinatrice regionale Valentina Corrado. Che però hanno sempre lasciato aperto uno spiraglio: tutti d’accordo sul fatto che a Roma occorrano nuovi impianti per affrontare la questione Rifiuti; la divisione è sulle tecnologie. Può essere un elemento decisivo per tenere aperta la discussione o per chiuderla del tutto.

Le due esponenti pentastellate, inoltre, non faranno parte della prossima pattuglia del M5S in Regione Lazio. Per loro scatta la tagliola dei due mandati. Entrambe hanno già annunciato che on intendono chiedere deroghe deroghe. Tanto più che, dopo il risultato messo a segno il 25 settembre, le analisi dei flussi elettorali collegano un ritorno di entusiasmo degli elettori anche al fatto che è stata mantenuta la regola de doppio mandato.

Aspettando Letta

Enrico Letta (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Il segnale decisivo è atteso per giovedì 6 ottobre. Le diplomazie continuano a lavorare a fari spenti in attesa di quella data: nella mattinata si terrà la riunione della Direzione Nazionale del Partito Democratico. Lì verranno prese le decisioni chiave. Dalle quali dipende il futuro del Pd, le alleanze che stringerà in Parlamento, gli accordi che sottoscriverà per le Regionali.

Il tema lo ha sollevato nei giorni scorsi Beppe Sala, il sindaco di Milano. Ha ricordato al Partito che un Congresso, con i suoi tempi ed il suo dibattito, rischia di generare un pericoloso ingorgo con le prossime elezioni nelle due Regioni più importanti in Italia: Lombardia e Lazio. (Leggi qui: Regionali, il Congresso complica la partita del Pd).

Il segnale previsto da molti è per il via libera di Enrico Letta al Congresso con cui rigenerare il Pd e fare un Partito nuovo. E nello stesso tempo, sganciare dal dibattito le due elezioni Regionali, privilegiando le ‘specificità territoriali’ . Una mossa che metterebbe Lazio e Lombardia al riparo da manovre che passerebbero sulla loro testa. Infatti, un tavolo nazionale riunito con i nuovi alleati potrebbe vederle diventare pedine di scambio, sacrificate sull’altare di un’intesa su ampia scala. (Leggi qui: La strategia di Orfini: «Risolviamo qui la successione a Zingaretti»).

La mossa per un’Azione più elastica

Carlo Calenda

Assegnare il dibattito del Pd ad un livello Regionale lascerebbe maggiori margini di manovra ad Azione, la formazione più perplessa sull’ipotesi di un rinnovo della attuale maggioranza Zingaretti. Ci sarebbero maggiori margini perché verrebbe meno il veto nazionale già posto dal fondatore del Partito. È la stessa cosa accaduta al Comune di Frosinone: un assessore di Azione è nella stessa giunta in cui siedono gli esponenti di Fratelli d’Italia nonostante il veto nazionale.

La linea è stata ribadita da Calenda intervenendo ad Agorà su Rai. “Il nostro punto ha detto è sempre molto evidente, noi non facciamo alleanze con il M5s, quel modo di fare politica è molto lontano di quello che serve al Paese”.

Il nodo è sempre lo stesso: niente alleanze con i pentastellati. Ma oggi nel Lazio Azione ed M5S fanno parte della stessa coalizione. La capogruppo uscente Valentina Grippo nei giorni scorsi al Corriere della Sera ha spiegato “È stata una consiliatura particolare, irripetibile… L’emergenza Covid ci ha obbligati a trovare punti di convergenza così come è avvenuto per il governo Draghi”.

Azione anche in queste ore ha detto al Pd di scegliere: “o con Conte o con Calenda. Ma il punto è capire cosa è la sinistra riformista, noi siamo liberaldemocratici“.

Partire dalle cose fatte e quelle da fare

Bruno Astorre

Tra i pontieri che stanno cercando di costruire una linea di dialogo c’è il Segretario regionale del Partito Democratico Bruno Astorre. La sua linea è tracciata da mesi: “prima bisogna definire il programma, poi vedere la coalizione che è disposta a riunirsi intorno a quel progetto amministrativo. L’ambizione è quella di continuare il “modello Lazio” ”.

A Carlo Calenda che chiede ai Dem di scegliere o lui o Giuseppe Conte, Astorre ricorda i “risultati positivi” ottenuti dalla maggioranza in Regione che oggi vede insieme i centristi ed i Cinque Stelle. E ribadisce che è più utile per il confronto sganciarsi dal livello nazionale: “Se teniamo il confronto sul livello locale, se partiamo dalle cose da fare, diventa tutto più semplice“.

Per il senatore Astorre l’alleanza che ha governato il Lazio in questi anni non è stata costruita sui numeri ma sui progetti comuni a tutti gli alleati. “In questi anni, c’è stata una grande unità -da Azione ai 5 stelle- che ha portato a risultati molto positivi. Sono convinto che se parliamo delle cosa da fare, troviamo una quadra. Sono ottimista e fiducioso“.

Ma chi sarà il candidato che punterà a raccogliere l’eredità di Nicola Zingaretti? Sul punto, Bruno Astorre ha sempre detto che il candidato ideale è la persona capace di tenere insieme nel modo migliore l’alleanza riunita intorno al programma. Ma le primarie si faranno o no? “È la coalizione che decide. Una volta che ci sarà la coalizione, insieme si deciderà se il candidato presidente sarà scelto con le primarie“.

Sinistra e Verdi dicono si

Nicola Fratoianni, Eleonora Evi e Angelo Bonelli (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Un si alla ripetizione del Modello Lazio è arrivato oggi pomeriggio da Sinistra Italiana e Verdi. Una nota congiunta è stata diffusa dal co-portavoce nazionale di Europa Verde Angelo Bonelli e dal segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. A sottoscriverla sono stati anche tutti i deputati e gli esponenti dell’Alleanza Verdi e Sinistra. “L’Alleanza Verdi e Sinistra è pronta a correre compatta nelle Regioni che andranno al voto e a farsi promotrice del campo largo del centrosinistra“.

Al di là delle considerazioni politiche c’è un dato di ordine pratico: “I risultati delle elezioni politiche del 25 settembre ci dicono chiaramente che solo uniti si vince. Noi sentiamo sulle spalle il peso della responsabilità. È indispensabile evitare che anche le Regioni al voto finiscano nelle mani di una destra negazionista e nemica del clima, dell’ambiente e del futuro dei nostri figli e nipoti“.

Anche Bonelli e Mastroianni parlano di una discussione che deve svilupparsi tenendo conto delle specificità locali. “Voltata la pagina delle politiche – concludono – riteniamo doveroso mettersi subito al lavoro per costruire un programma di governo regionale insieme a quelle forze politiche e a tutte le reti civiche che oggi ritengono che la giustizia climatica e quella sociale siano la priorità urgente da affrontare“.

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