Regione, cosa succede se Nicola si candida

Le conseguenze in Regione Lazio se Nicola Zingaretti decidesse di candidarsi a sindaco di Roma. Obbligo di dimissioni? No. Ma Zingaretti lo farebbe lo stesso. Quando? E' fondamentale per stabilire la data delle Regionali. E lo Statuto non ha margini di interpretazione. Ecco tutte le date e le ipotesi.

Nicola Zingaretti schierato alle Primarie del centrosinistra per scegliere il candidato sindaco di Roma: nel Partito l’ipotesi viene data per certa se si concretizzeranno le condizioni politiche chieste dal Governatore. Ma quali sarebbero le conseguenze per la Regione Lazio. E quali sarebbero gli scenari legati alle eventuali dimissioni da Presidente? (leggi qui “Zingaretti si candiderà alle primarie se deciderà”).

Il caso Iannarilli ed il Tuel

Renata Polverini e Mario Abbruzzese (Foto: Daniele Scudieri / Imagoeconomica)

Due i punti di partenza, secondo una ricostruzione accreditata dall’agenzia Dire. Il primo riguarda la legge regionale del 2005: stabilisce in maniera precisa l’iter per tenere alle elezioni. Sia chiaro: tenere e non solo indire. Un dettaglio non di poco conto: nel 2012 la governatrice uscente Renata Polverini interpretò la norma ritenendo di dover semplicemente indire le elezioni entro 90 giorni dalla comunicazione delle dimissioni al Consiglio regionale.

Il secondo punto è relativo invece alla candidabilità di Zingaretti. Può candidarsi a sindaco di Roma senza dimettersi prima da Governatore del Lazio? Quando il presidente della Provincia di Frosinone Antonello Iannarilli si candidò alle Regionali non si dimise: era candidabile ma non compatibile; significa che poteva scendere in campo ma doveva dimettersi. Non lo fece. Fu allora il Consiglio Provinciale a riunirsi e dichiararlo decaduto. La differenza? Il Consiglio rimase in carica fino alla fine del mandato, retto dal vice presidente Giuseppe Patrizi. Se Iannarilli si fosse dimesso tutti sarebbero andati a casa l’indomani

Il famigerato TUEL – Testo Unico degli Enti Locali chiarisce in sostanza che non c’è una condizione di ineleggibilità ma di incompatibilità.Le cariche di Presidente Provinciale, nonché’ di sindaco e di assessore dei Comuni compresi nel territorio della Regione, sono incompatibili con la carica di consigliere regionale“, si legge nell’articolo 65. Tradotto e trasferito nel caso di specie: se Zingaretti si candidasse a Roma avrebbe l’obbligo di dimettersi solo se fosse eletto primo cittadino perché in quel momento sarebbe nello stesso tempo sindaco e consigliere regionale.

Ma è solo un caso scuola perché…

Foto: Benvegnu’ Guaitoli / Imagoeconomica

Paradossalmente, sempre limitandosi al caso di scuola, se Zingaretti non si dimettesse e non vincesse le elezioni, da semplice consigliere comunale di Roma Capitale potrebbe continuare a ricoprire anche l’incarico di presidente della Regione in quanto il Governatore è il 51esimo consigliere regionale.

Per completezza, il Tuel prevede (all’articolo 60) una causa di ineleggibilità a sindaco (ma anche presidente della Provincia, consigliere comunale, provinciale e municipale). Cioè: se ti trovi in una di queste condizioni non puoi essere eletto sindaco, pertanto ti devi prima dimettere dalla carica che ricopri. C’è ineleggibilità per “i titolari di organi individuali ed i componenti di organi collegiali che esercitano poteri di controllo istituzionale sul l’amministrazione del Comune“.

Allora riguarda pure la Regione Lazio. E se è così, Nicola Zingaretti deve dimettersi prima di candidarsi. Non è così. Perché? Una sentenza della Cassazione del gennaio del 2001 ha chiarito che questa disposizione “deve essere circoscritta agli organi esercenti un controllo in senso tecnico sul l’amministrazione, a ciò istituzionalmente preposti, ossia che abbiano tale funzione come esclusiva o prevalente“. Non è il caso della Regione.

Il tutto resta è comunque su un caso squisitamente tecnico. Perché quando deciderà eventualmente di candidarsi, Nicola Zingaretti si dimetterà all’istante: non affronterà la campagna elettorale con indosso i galloni da Governatore del Lazio ma lo farà da semplice cittadino. Per una questione di opportunità politica, per trasparenza, per chiarezza.

Allora quando si dovrebbe dimettere?

Nicola Zingaretti e Virginia Raggi (Foto: Benvegnu’ Guaitoli / Imagoeconomica)

Si arriva allora al quesito centrale: in caso di candidatura a sindaco quando scatterebbe l’obbligo delle dimissioni da Governatore del Lazio?

La prima ipotesi porta al 20 maggio, data entro la quale andranno presentate le candidature alle primarie del centrosinistra capitolino. In pratica un mese prima del voto interno previsto per il 20 giugno. (Leggi qui E nella notte il Pd delibera: primarie per Roma).

In questo caso cosa succederebbe alla Regione Lazio? In teoria si andrebbe al voto al massimo entro il 20 agosto, cioè i 90 giorni entro i quali si devono tenere (non basta indire) le elezioni Regionali.

Però tutti i precedenti appuntamenti elettorali sono stati rinviati a causa del Covid al 3 o 10 ottobre prossimi. Logica vuole che ci sia un accorpamento. Ed in questo caso si voterebbe nello stesso giorno per le Regionali e per le Comunali di Roma.

Evitare l’accorpamento? Si può

Ci sarebbe un modo per impedirlo? Si: basterebbe che Nicola Zingaretti non si dimettese all’atto di candidarsi alle Primarie. Ma si dimettesse solo dopo averle vinte, al momento di firmare l’accettazione della candidatura a sindaco e cioè a settembre. In questo caso, i 90 giorni indicati dallo Statuto regionale sposterebbero a dicembre gli orologi delle elezioni.

Ci sarebbe un’altra ipotesi: ma si tornerebbe al caso scuola. Per allungare ulteriormente i tempi, Zingaretti dovrebbe dimettersi solo una volta eletto sindaco perché a quel punto diventerebbe incompatibile con la carica regionale. In questo caso si andrebbe ad elezioni entro gennaio, salvo eventuali decreti del governo per accorpamenti con altre votazioni previste nell’anno

Ma è un caso solo teorico. Perché Nicola Zingaretti ha già ampiamente dimostrato che l’opportunità pesa più della legittimità.