Regione Lazio, la strategia da Politburo di Leodori e Buschini

Il centrodestra attacca l’assenza di Nicola Zingaretti alla seduta sull’emergenza Covid-19, ma non riesce mai a mettere in difficoltà la maggioranza. Le oscillazioni dei Cinque Stelle e di Roberta Lombardi non si contano più. Il vicepresidente e il numero uno dell’aula fanno “sfogare” tutti e poi si limitano a comunicazioni di tipo burocratico. La forza della squadra di MaZinga.

Per capire bene la catena di comando che oggi guida la Regione Lazio è importante leggere le ultime righe del comunicato pubblicato proprio sulla pagina del consiglio regionale: “Dopo una breve sospensione, per dare modo alla capigruppo di riunirsi, ha riaperto la seduta il vicepresidente Devid Porrello (M5s) il quale ha dato la parola al vicepresidente della Regione Lazio, Daniele Leodori (Pd). Leodori ha riferito all’aula che nel pomeriggio è in programma una conferenza Stato – regioni e un Consiglio dei ministri nel corso del quale saranno stabilite nuove misure. Leodori ha dichiarato che i capigruppo in Consiglio saranno costantemente aggiornati sull’evolversi della situazione. A seguito delle comunicazioni di Leodori, Porrello ha sospeso la seduta straordinaria”.

Nicola Zingaretti e Daniele Leodori Foto: © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Questo avveniva ieri pomeriggio. Dopo che in consiglio l’assessore alla sanità Alessio D’Amato aveva relazionato sulla situazione e dopo che le opposizioni avevano criticato l’assenza di Nicola Zingaretti ai lavori dell’aula. Lo avevano fatto, in particolare, Chiara Colosimo (Fratelli d’Italia) e Giuseppe Simeone (Forza Italia). Ma soprattutto Roberta Lombardi (Cinque Stelle), che sembra colpita dalla sindrome di Penelope, disfacendo (di notte) la tela cucita di giorno.

Nicola Zingaretti alla Regione è blindato. Lo è da Mauro Buschini, che, dopo essere stato l’artefice del patto d’aula, in consiglio regionale fa letteralmente “sfogare” tutti. Soprattutto le opposizioni. Un lavoro ai fianchi che poi il vicepresidente Daniele Leodori completa con le sue comunicazioni “burocratico-staliniste”.

Una sorta di Politburo in salsa Democrat che dà l’illusione che un dibattito ci sia. In realtà non c’è.

Le opposizioni dovrebbero seriamente riflettere sul fatto che mai riescono a mettere in difficoltà Nicola Zingaretti, che peraltro spesso non è presente. Il ruolo di segretario nazionale del Pd lo occupa naturalmente, ma il punto non è questo. Il significato è politico: Zingaretti si fida di una “squadra” che da anni produce risultati. Politici e amministrativi. Il gruppo della Lega ha sparato a palle incatenate sull’assenza di Zingaretti, ma nel centrodestra non si vede una strategia unitaria. Ognuno va per proprio conto sperando di guadagnare un titolo sul giornale. Nulla di più.

Mauro Buschini e Nicola Zingaretti

Dei Cinque Stelle che dire? Spaccati in due. E Roberta Lombardi eterna indecisa sul da farsi. Il fatto è che Nicola Zingaretti ha esportato il modello Lazio al Governo nazionale. Pur non avendo gli stessi uomini. Lui preferirebbe Daniele Leodori al posto di Giuseppe Conte e Mauro Buschini in quello di Luigi Di Maio. Ma deve accontentarsi. Alla Regione Lazio però arrivano soltanto risultati positivi.

Daniele Leodori, Mauro Buschini e Alessio D’Amato hanno “assorbito” anche il fatto che Massimiliano Smeriglio non c’è più. Ormai lui è eurodeputato. Eppure alla Regione, da vicepresidente, ha contribuito enormemente alla scalata di Zingaretti.  Ma è la squadra che conta.

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