Divisi e perdenti: la relazione senza via d’uscita di Costanzo

Una relazione senza via di uscita. Un’analisi politica completa, intelligente, accurata, alla quale però manca la soluzione, l’indicazione di un percorso per portare il Pd provinciale fuori dalle secche una volta per tutte. Il segretario provinciale Simone Costanzo quella soluzione non può darla, perché verrebbe travolto da un sistema consolidato, che vede i due Francesco (De Angelis e Scalia) come gli azionisti di maggioranza che in ogni momento possono far saltare il banco.

 

Costanzo è andato dritto al punto. Scrivendo: «Frosinone è la nota dolente: non ci giro intorno, qui abbiamo perso e abbiamo perso male con un risultato che doveva e poteva essere migliore della coalizione e della lista del Pd. Innanzitutto desidero ringraziare Fabrizio Cristofari, e tutti i candidati anche coloro che con pochi o zero voti, essendo per lo più non di Frosinone, ci hanno consentito di chiudere la lista».

Ma come, si ringraziano candidati da zero voti solo perché hanno consentito di chiudere la lista? E’ questa l’ambizione del Pd?

 

Ancora Costanzo: «La divisione delle forze del centrosinistra di 5 anni fa non si è mai sanata bene e questo è uno dei fattori principali che ha causato un enorme freno all’espansione delle nostre forze, dando il senso di poca coesione e con una litigiosità che non ci ha consentito di lavorare nei quartieri, sulle questioni programmatiche e sul nostro potenziale umano, sprigionando le giuste energie per ribaltare la situazione».

«La discussione politica che dobbiamo tutti affrontare serenamente, dopo la sconfitta di Frosinone e di altri centri, medi e grandi negli anni scorsi, è per capire come possiamo fare meglio nell’organizzazione dei circoli, nell’utilizzo della nostra filiera di governo per veicolare consenso, nella nostra proposta politico- programmatica senza cercare capri espiatori inutili, ma sapendo che le eventuali colpe sono di tutti, che non significa di nessuno, ma dell’insieme del Partito».

Ma se in cinque anni nulla è stato fatto per ricucire quegli strappi, la responsabilità (non la colpa) è di qualcuno sì o no?

 

Più in là Costanzo non poteva spingersi, ma i nodi che hanno frenato il Pd in questi anni sono tutti sul tappeto. Il primo riguarda l’eterna diarchia Francesco De Angelis – Francesco Scalia: ex comunista il primo, ex democristiano il secondo.

Rappresentano “plasticamente” il fallimento del Pd di essere un Partito nuovo e non una formazione di ex. Scalia e De Angelis tengono perennemente diviso e fibrillante il Pd provinciale, si dividono su tutto, salvo poi raggiungere un’intesa sulle candidature che contano davvero: Parlamento, Regione, Europa.

 

Nessuna parola sul fatto che le cariche ricoperte nulla hanno portato come valore aggiunto alle elezioni comunali di Frosinone: non il fatto di esprimere tre parlamentari (anche se Maria Spilabotte si è candidata al consiglio comunale, prendendo molti volti ma non essendo eletta. Gli altri due sono Scalia e Nazzareno Pilozzi). Non il fatto di governare la Regione Lazio e di avere un assessore (Ambiente e Rifiuti) come Mauro Buschini.

Non il fatto di guidare il Consorzio Asi (Francesco De Angelis) o la Saf (Mauro Vicano). Niente. Questo vuol dire che l’azione degli eletti e dei presidenti degli enti intermedi non si avverte sul territorio. Un punto sul quale il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti deve soffermarsi molto. Anche perché la Sanità è il tema sul quale si decidono le campagne elettorali regionali. In provincia di Frosinone sul ponte della Asl sventola bandiera bianca.

 

Nessun riferimento a Michele Marini. L’ex sindaco in campagna elettorale si è disimpegnato. Lo si vuole recuperare o no? Perché, per esempio, Michele Marini fa parte della direzione regionale del Pd, che il 13 luglio effettuerà l’analisi del voto nel Lazio.

 

A Frosinone rimettere in piedi il partito non sarà facile, tra la delusione di Fabrizio Cristofari (che guarda al Campo progressista di Pisapia e a Mdp di D’Alema), l’amarezza di Norberto Venturi (che sta facendo la stessa cosa) e le ambizioni di Angelo Pizzutelli (che lavora per essere candidato a sindaco).

 

La conferenza programmatica dopo settembre passerà in terzo piano rispetto alle candidature a Camera, Senato e Regione. Nel Pd provinciale non succederà niente. Si andrà avanti così. Divisi e perdenti.

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