Renzi azzoppa il Copasir e lega le mani a Calenda

La manovra di Renzi, velenosa e massima. Peggio del Cavaliere Nero di Gigi Proietti. Al punto che pare sia stato proprio lui a citare in Senato la celebre barzelletta

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Succede sempre così, che qualcuno o qualcosa si metta sulla strada del “Cavaliere Nero” e che quello, fedele a ciò che Gigi Proietti diceva di lui, nella barzelletta famosa, non faccia prigionieri. Il paragone non è cercato, ma pare lo abbia suggerito ai giornalisti proprio il leader di Italia Viva nella sala Garibaldi del Transatlantico in modalità luccio dell’Arno. Amante come sempre delle impronte digitali latenti, il neo direttore de Il Riformista ha fatto come i bulli di discoteca a cui gli amici sfigati chiedono se abbia o meno fatto centro con la bellona di turno.

E che rispondono guardandosi distratti e sussiegosi le unghie: “Sono un signore, certe cose non si dicono”, e lasciando intendere esattamente quello su cui glissano per finta. Mettiamo ordine ché quando si muove Renzi secondo logiche renziane e per fini che solo Renzi sa è come quando nella giungla arriva Predator e le gente muore a mazzi senza sapere da dove arriva quel maledetto laser.

La chiave Calenda

Carlo Calenda (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Preambolo e chiave di volta è Carlo Calenda. Dice e che c’entra lui, non si erano già scannati dieci giorni fa fino a divorziare? Assolutamente no, perché se c’è una cosa che il segretario di Italia Viva sa bene a prescindere dalle sue pulsioni di sicario politico è che il suo Partito ha bisogno di voti, oltre che di un leader strutturato. Quello e che fra i suoi ci sono pontieri un filino indispettiti dalla mancata fusione in Partito unico.

Perciò nel solco di questa logica ineluttabile il magnete verso Azione non doveva smettere di funzionare ed attrarre. Perciò Renzi ha fatto una cosa che è apparsa come un morso al polpaccio del Pd. E che forse in parte lo era. Ma che risponde ad altri appetiti più basici. Si è arruolato Enrico Borghi, ha fatto diventare idrofobo mezzo Nazareno ed ha messo il pepe sulla ferita aperta di una diaspora Dem che fra movente e motivo mette in tacca di mira la segreteria di Elly Schlein.

Inciso: l’azione del senatore di Rignano ha fatto arrabbiare solo mezzo Pd, perché l’altra metà è stata radiosamente felice di vedere asseverata la tesi per cui la nuova segretaria ha skill emorragiche e propensione alle supercazzole.

Velenosità ottima e massima

Enrico Borghi e Matteo Renzi (Foto (Marco Ponzianelli © Imagoeconomica)

Si, ma Calenda? Tutto riporta a lui e con un disegno di velenosità ottima e massima: con Enrico Borghi transiente a Palazzo Madama nel gruppo di Italia Viva i senatori renziani diventano sei e, regolamento alla mano, hanno i numeri per costituire un gruppo unico.

Tutto queste mette gli uomini di Calenda e Calenda stesso nella scomodissima posizione della “minestra e della finestra”. Cioè? O Azione riprende il filo tranciato del Terzo Polo alle condizioni di Renzi e va a fare mucchio nel gruppone riesumato oppure in una delle Camera si estingue come soggetto politico identitario e i suoi se ne vanno profughi nel Gruppo misto.

Capito il Cavaliere Nero cosa ha fatto? Ha praticamente messo l’ex “gemello diverso” all’angolo e gli ha suggerito ghignante di che morte morire o quale vita vivere. Senza contare che la campagna arruolamenti di Renzi ha praticamente piallato il Copasir dall’intera componente dem, a contare che l’indignazione per Borghi ha scatenato dimissioni e che è rimasto il solo Lorenzo Guerini a presiederlo, che non è proprio un supporter della Schlein.

Grossi guai per il Pd

Caterina Chinnici (Foto: Giulia Palmigiani © Imagoeconomica)

Se a questo si aggiunge il fatto che dal Nazareno e sul fronte europeo anche Caterina Chinnici sta per appendere il tailleur nell’armadio di Forza Italia sarà facile capire due cose.

La prima è che il Partito Democratico ha guai tutti suoi che con Renzi non c’entrano nulla, la seconda è che anche se non si è causa di guai li si può surfare per dare un colpetto ai “vecchi amici-nemici”, e in questo Renzi sta a metà fra un coyote e George Patton, che però aveva meno ego del leader di Iv. La morale? Doppia: per dirla in politichese il solito petardo made in Rignano, per dirla con Proietti buonanima sua “ar Cavaliere nero nun je devi rompe er…”

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