Renzi dichiara guerra al Pd. E adesso Zingaretti che fa?

Il leader di Italia Viva: “Vogliamo fare ai Dem quello che Macron ha fatto ai socialisti francesi: assorbirne il consenso per allagare al centro e alla destra moderata”. Adesso il segretario nazionale del Partito Democratico deve rispondere, perfino con le elezioni anticipate.

Matteo Renzi ha consegnato ufficialmente la dichiarazione di guerra al Partito Democratico, che pure ha guidato per due volte come segretario e con il quale è arrivato a Palazzo Chigi.

Ha detto Renzi: “Il nervosismo di alcuni ex colleghi è comprensibile. Noi vogliamo fare ai dem quello che Macron ha fatto ai socialisti. Vogliamo assorbirne il consenso per allargare al centro e alla destra moderata. Il disegno è dichiarato e io penso che nei prossimi tre anni si realizzerà”.

Matteo Renzi Foto: © Imagoeconomica, Paolo Lo Debole

Non c’è bisogno di aggiungere altro.

L’operazione politica che ha portato Macron all’Eliseo è avvenuta a spese della Destra gollista e del Partito Socialista francese. Matteo Renzi vuole fare la stessa cosa, ma ci sono delle differenze.

Intanto la Destra gollista francese in Italia non c’è. Lega e Fratelli d’Italia non concederanno neppure un consigliere circoscrizionale a Italia Viva. Resta Forza Italia e questo spiega il nervosismo di Silvio Berlusconi, specialmente nei confronti di quegli scenari, come quello relativo a Mara Carfagna, che possono indebolire gli “azzurri”.

A questo punto però è Nicola Zingaretti che deve reagire. Chiedendo al Partito Democratico se sono tutti disposti a remare dalla stessa parte. Ma non può farlo se non darà prima un’impostazione di condivisione e partecipazione totale nel Partito, anche nella direzione di quegli ex renziani che hanno deciso di restare. L’area di Luca Lotti e Lorenzo Guerini innanzitutto.

Nicola Zingaretti © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Soprattutto però Nicola Zingaretti deve decidere il da farsi sulle elezioni. Perché restare a logorarsi al Governo, ricevere porte in faccia dai Cinque Stelle, difendere un premier complicato da sostenere come Giuseppe Conte, perdere le regionali e tutto il resto rischia di essere controporducente. Tre anni in queste condizioni rischiano di essere più utili a Matteo Renzi a  far crescere il proprio Partito. I gruppi che stanno ora con Renzi sono quelli eletto nel Pd.

Nicola Zingaretti ora deve valutare le due ipotesi. Se avrebbe un respiro politico migliore lavorando su questo Governo e dandogli una personalità oppure se lo avesse staccando la spina, presentandosi alle elezioni, portando in Parlamento gruppi del suo Partito Democratico. E ridimensionando Matteo Renzi sul nascere. La partita vera è questa.