Renzi guida il Pd tra le macerie, Zingaretti deve abbandonare la diplomazia per vincere

Il presidente della Regione Lazio non può permettersi una campagna congressuale “buonista”, perché l’ex rottamatore teme la conta interna e farà di tutto per evitarla. Servono azioni coraggiose e perfino clamorose

Il Partito dei capi ha fallito, ora Renzi torni nella comunità del Partito Democratico perché c’è bisogno di combattere uniti”. È il messaggio di unità più forte che potesse lanciare Nicola Zingaretti, per ora unico candidato alla segreteria nazionale del Pd.

In realtà Matteo Renzi teme il congresso, perché sa che potrebbe perdere il controllo di un Partito che in questo momento continua a guidare. Sulle macerie però. Anzi, dentro le macerie.

La prova di forza della piazza di domenica scorsa è un segnale ma non può bastare.

 

Pietro Nenni, leader socialista, diceva: “Piazze semipiene, urne semivuote”. E viceversa. Perché alla fine in Italia è la maggioranza silenziosa a decidere gli esiti elettorali.

Il fatto è che il Pd sembra non rendersi conto di essere avviato ad un’irrilevanza inesorabile. Se Zingaretti vuole provare a scuotere il partito, allora dovrà mettere in campo iniziative clamorose. Di rottura e di attacco frontale nei confronti di una classe dirigente renziana che non mollerà di un centimetro.

Dimostrando però di non mettere al primo posto il rilancio del Partito.

 

Il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti ha spiegato che uomini come Silvio Berlusconi e Matteo Renzi non delegano mai. E che quindi anche per la segreteria nazionale dei Democrat Renzi in realtà non delegherà. O qualcuno accetta di essere telecomandato oppure sarà comunque l’ex rottamatore a controllare la situazione.

Nicola Zingaretti ha una visione di centrosinistra allargato ed inclusivo e ha dimostrato di saper penetrare perfino in alcuni settori dell’elettorato di centrodestra.

 

Rimane il rapporto con il Movimento Cinque Stelle. Renzi, nella perenne ricerca di un nemico, individua i pentastellati come causa delle sue batoste. In realtà non è così, semplicemente i Cinque Stelle si sono infilati nelle voragini che lui ha aperto. Con la sfiducia ad Ignazio Marino a Roma e con tutto il resto.

Zingaretti i Cinque Stelle li ha battuti. E comunque nei pentastellati ci sono posizioni diverse, come quella del presidente della Camera Roberto Fico.

 

Nicola Zingaretti non deve temere di osare, neppure sulle prospettive e sulle alleanze politiche. E’ l’unica speranza per rilanciare un Pd ormai da anni “prigioniero” del renzismo.

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