I renziani si dividono, Minniti e Martina decidono dopo l’assemblea di sabato

I renziani si dividono. da Salsomaggiore non arriva l'appoggio corale alla candidatura di Marco Minniti. Che a questo punto deciderà sabato. Così come Martina. La mappa delle alleanze verso il congresso che eleggerà il nuovo Segretario Nazionale Pd

I devoti di Matteo Renzi non lo porteranno in processione: non sarà Marco Minniti il santo che venereranno in massa durante il prossimo Congresso Nazionale del Pd. L’appoggio unitario che tutti si attendevano dalla convention di Salsomaggiore non è arrivato: i renziani andranno in ordine sparso.

A questo punto, l’ex ministro dell’Interno dovrebbe sciogliere la  riserva dopo l’assemblea di sabato. Quasi nello stesso momento arriverà la decisione del segretario uscente Maurizio  Martina. Va definendosi così il quadro delle candidature al congresso e con lui la mappa degli schieramenti Dem.

 

Un dato è già evidente. Matteo Renzi non ha una componente: non è uomo di Partito, non ha apparto, è dotato di un indubbio talento ma gli manca la capacità di organizzazione. Forse anche per questo ha progressivamente smantellato ciò che era stata la forza del Pd: l’apparato.

La maggioranza che lo ha retto in questi anni gli ha revocato l’appoggio e si è frammentata in tre grandi blocchi. Il più forte è quello che si è schierato intorno al governatore del Lazio Nicola Zingaretti: con lui stanno l’ex premier Paolo Gentiloni, AreaDem dell’ex ministro Dario Franceschini e dell’ex sindaco di Torino Piero Fassino. Su di lui convergeranno tutti i voti dell’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando.

Marco Minniti può contare sull’appoggio di due cerchi dell’ex giglio magico: l’ex sottosegretario Luca Lotti, l’ex numero 2 del Partito Lorenzo Guerini ed Antonello Giacomelli.

Maurizio Martina viene appoggiato dal presidente del Pd Matteo Orfini e dall’ex ministro che ha riformato le Province Graziano Delrio. Per lui si stanno spendendo anche Gianni Cuperlo e la governatrice Debora Serracchiani

 

Matteo Renzi a  Salsomaggiore ha lasciato intendere un suo disimpegno. «Il mondo – ha detto – non inizia e non finisce con questo congresso.  Non mi interessa battere Zingaretti ma sconfiggere la barbarie di M5S  e Lega».

C’è il rischio che i renziani imbocchino un’altra strada. Lo hanno lasciato intendere l’ex capogruppo Ettore Rosato, Roberto GiachettiSandro Gozi.  Mentre Guerrini ha detto «Io nel Pd mi sento ancora a casa».

 

Restano tutti in campo tutti gli altri candidati:  da Francesco Boccia a Cesare Damiano, da Dario Corallo a Matteo Richetti. Il quale in mattinata su Il Foglio ha proposto di andare oltre l’attuale Pd per generare «un grande movimento, i Democratici, che parta dall’esperienza del Pd  e allarghi il proprio campo a Emma Bonino e a Rossella Muroni. Se  guidassi io il Pd, mi presenterei così alle prossime Europee, avendo  Carlo Calenda come frontman delle liste».