Ricatti al gruppo Ini del professor Faroni: 3 arresti. Accertamenti su Barillari (M5S)

Tre arresti dei carabinieri. Tentavano di ricattare il gruppo Ini del professor Faroni. Coinvolto anche un carabiniere. Verifiche sulle telefonate di Davide Barillari, componente della commissione Sanità della Regione Lazio. Parlava con il sindacalista che chiedeva ispezioni sulle cliniche dell'Ini. Al telefono: Davide, commissariamo il gruppo. Anche nomi dell'ultradestra per fare pressioni.

Una trappola. Con la quale arrivare al colosso della sanità privata Ini, il gruppo fondato dal professor Delfo Galileo Faroni. Famoso per la Citta Bianca di Veroli, l’Istituto Neurotrumatologico di Grottaferrata, il centro urologico di Canistro. Un assedio per mungere soldi dalla struttura. Mettendola sotto pressione con ispezioni, attacchi sindacali, false inchieste sulla stampa. Il figlio del fondatore, il dottor Cristopher Faroni aveva denunciato tutto ai carabinieri nel 2017. E ne aveva informato anche il prefetto di Frosinone. Sospettava che qualcuno stesse agendo per spingerlo a vendere il gruppo, ad un prezzo stracciato. Sono partite da lì le indagini che in serata hanno portato all’arresto di tre persone. (leggi qui Ini al prefetto: «Trappola al limite dell’estorsione per farci vendere il gruppo»)

Davide Barillari

Spunta anche il nome del Consigliere Regionale del Lazio M5S Davide Barillari nelle carte dell’inchiesta che ha portato ai tre arresti, eseguiti oggi dai carabinieri del Comando Provinciale di Roma. Il Consigliere grillino, esponente dell’ala dura e pura dei pentastellati, aveva partecipato ad una serie di ispezioni compiute nelle strutture del Gruppo.

I blitz in clinica

Veri e propri blitz effettuati con i poteri di controllo affidati ai consiglieri regionali. Sollecitati da una sigla sindacale, il SiCel rappresentato dal segretario Andrea Paliani. Uno di questi blitz, compiuto a Veroli, si era concluso con l’intervento dei carabinieri: chiamati dalla struttura sanitaria. Per ricordare agli improvvisati ispettori che quello è pur sempre un ospedale e ci sono regole precise da rispettare per l’accesso.

Le indagini hanno scansionato tutto. Ascoltato persone, verificato documenti. Soprattutto, intercettato telefonate. In una di queste il 28 febbraio scorso Andrea Paliani informa un suo socio e gli dice che incontrerà Davide Barillari, ”il quale avrebbe già pronta la richiesta di commissariamento del gruppo Ini, Spa” come si legge nell’ordinanza che ha portato ai tre arresti.

Dunque io me vedo venerdì sera con Davide Barillari – dice Paliani al telefono – Sto a cena con lui perché lui ha già preparato il commissariamento (…) quindi è tutto pronto per la partenza!”.

Il dottor Christopher Faroni con il sindaco di Veroli

In un’altra conversazione intercettata dai carabinieri, Paliani riferisce al consigliere regionale M5S Davide Barillaridi essere intenzionato a richiedere un’ispezione presso alcune cliniche del gruppo Ini Spa” che a suo dire risultano sprovviste di determinate certificazioni. A cosa serviva l’ispezione? Ipotizzano le indagini che servisse per poter poi procedere al commissariamento della società.

Nella circostanza – si legge nell’ordinanza – “pur non lasciandosi sfuggire commenti, Barillari approva il piano tracciato dal suo interlocutore”.

I giornali e la botta a Zingaretti

In un’altra intercettazione il sindacalista Andrea Paliani si rivolgeva al consigliere Davide Barillari dicendo: “Dai Davide, ce la facciamo sicuramente…questa è ‘na botta penso che Zingaretti se la ricorda finché campa …“.

E Barillari risponde: “Esatto…“.

Il dottor Christopher Faroni aveva già presentato altre segnalazioni ai carabinieri. Rilevando che nel periodo delle ispezioni fatte da sindacato ed esponenti del M5S c’erano state anche strane campagne di stampa. Tiravano fuori fatti ormai vecchi e definiti: come se ci fosse un piano per gettare ombre sulle società e sulle strutture sanitarie del Gruppo.

Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik

E non erano quelli gli unici elementi di pressione. Dalle indagini salta fuori anche il nome di Fabrizio Piscitelli, alias ‘diabolik‘, ucciso la scorsa estate. E quello dello storico esponente di estrema destra Maurizio Boccacci. Stando alle indagini, il sindacalista Andrea Paliani era ben conosciuto negli ambienti di destra con il soprannome di “Geppo”. Era in contatto con i due e li utilizzava “come elementi di minaccia” nelle pressioni nei confronti di Christopher Faroni.

Il carabiniere ed il consulente

A coordinare le indagini sono stati i sostituti procuratori Paolo Ielo e Luigia Spinelli. Sospettano che Geppo stesse puntando ai centri vitali del Gruppo. Piazzando in Amministrazione il consulente Alessandro Tricarico: un incarico da 250mila euro l’anno più una percentuale tra il 3% ed il 5% sui risparmi realizzati sui costi dell’azienda.

Un aiuto fondamentale, stando alle indagini è arrivato grazie al maresciallo dei carabinieri Giuseppe Costantino, in servizio presso il Nucleo Ispettorato del Lavoro di Roma. Il sottufficiale è impegnato in un altro accertamento su Faroni.

Il militare – ricostruiscono in Procura – aveva lasciato intendere al dottor Faroni che “anche attraverso la consapevole intermediazione di Andrea Paliani, vi era da parte sua la possibilità di redigere un’annotazione di polizia giudiziaria a lui favorevole”. In pratica, si potevano sistemare il fascicolo in modo da indurre il magistrato ad archiviare tutto. Ma in cambio bisognava assumere Tricarico a 250mila euro l’anno più le provvigioni.

Pressioni con la politica

Le ispezioni attraverso il Movimento 5 Stelle erano servite a Paliani per agganciare il dottor Faroni. Metterlo sotto pressione. Un risultato che in breve era stato raggiunto, come dimostra un documento con il quale il Gruppo informa i lavoratori che le incomprensioni con il SiCel erano frutto di “informazioni false e tendenziose, riferite ad arte alla proprietà ed alla “sana” dirigenza da persone che perseguivano esclusivamente il loro interesse“.

E mette nero su bianco che “nell’ultimo mese il Gruppo Ini ha proceduto ad un chiarimento su tutte le questioni sollevate dal sindacato SiCel e dal suo segretario confederale dottor Andrea Paliani, instaurando con quest’ultimo un rapporto di collaborazione basato sull’onestà, sul rispetto, sulla stima reciproca“.

Le indagini sospettano che per fare pressioni sull’Ini e su Faroni, Paliani abbia utilizzato le sue entrature nel Movimento 5 Stelle del Lazio. Aggancia l’ex candidato alla presidenza Davide Barillari, gli prospetta una serie gravi irregolarità nella gestione del personale e nella conduzione delle aziende. Lo convince ad andare a vedere personalmente. partono le ispezioni.

Paliani informa Barillari delle indagini condotte dal maresciallo Costantino. Gli fa intravedere la possibilità di creare forti imbarazzi al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. Tanto seri da poter “chiedere il commissariamento dell’Ini – dice Paliani a Barillari – Tra poco scoppia la bomba, penso che con questa Zingaretti… il Pd, mo distrugge pure il Pd”.

Paliani dice al consigliere pentastellato “di essere intenzionato a richiedere un’ispezione presso alcune cliniche del gruppo Ini Spa che non hanno determinate certificazioni. In maniera tale da poter poi procedere al commissariamento della società”.

Sempre a Barillari, in un’altra conversazione, Paliani dice: “Questa è ‘na botta penso che Zingaretti se la ricorda finché campa… Poi come nasconde l’amicizia coi Faroni?”.

Barillari, si limita a rispondere “esatto”. E poi aggiunge “Sì sì adesso prepariamo l’esposto”.

Paliani poi al telefono annuncia ad un interlocutore che Barillari “ha già preparato il commissariamento (…) quindi è tutto pronto per la partenza”.

Barillari, ho agito per i lavoratori

Cade dalle nuvole il consigliere regionale Davide Barillari. «Sto scoprendo questa cosa da voi» dice al telefono. «Non ho ricevuto alcun avviso di garanzia ed in ogni caso sono sereno e pronto a chiarire ogni cosa».

Davide Barillari Foto © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Le ispezioni con Paliani servivano a forzare la mano? «Io non so niente di queste cose. So solo che un sindacato ci aveva rappresentato alcune situazioni di gravi irregolarità sul lavoro ed avevamo deciso di andare a verificare, a tutela dei lavoratori, esattamente come facevamo con altre strutture della sanità pubblica e privata».

Ma stava per chiedere il commissariamento per il gruppo Ini? «Non vorrei ricordare male ma nelle strutture del Gruppo non andavamo più da tempo perché nulla era emerso di particolarmente grave».